Da una settimana si è trasferito in via del Cavallaro, che non è proprio il centro storico, ma una strada secondaria oltre ponte San Panfilo. L’ufficio tributi del Comune di Sulmona, e con esso l’ufficio affissioni, ha lasciato il Comune: palazzo San Francesco il primo, l’ex caserma Pace il secondo. Via, ancora uno svuotamento di servizi dentro le mura.
“Era nel contratto di appalto” dicono dal Comune, quello vinto dalla Soget, che doveva provvedere a trovare un’altra sede, che dentro palazzo San Francesco non andava bene, “troppo andirivieni”, dicono sempre dal Comune. Solo che nessuno aveva detto di dover uscire dal centro storico, che di quell’andirivieni ha più che mai bisogno.
Sì, perché al di là dell’area pedonale, delle mezzore strappate dopo infinite contrattazioni, degli scontri tra fazioni, il male principale che ha portato all’agonia il centro storico, è il suo sostanziale svuotamento di funzioni: residenze, uffici, scuole, servizi; e con essi il degrado conseguente.
Il problema è noto, evidenziato chiaramente già due anni e mezzo fa nel corso della protesta che mobilitò 250 commercianti. Noto il problema e noti gli impegni non mantenuti.
La caserma De Amicis, ad esempio, due anni fa, proprio in risposta a quella protesta, venne annunciata come sede degli uffici della partecipate (Saca e Cogesa), con tanto di Museo dell’Acqua e Centro studi ambientali annessi. Dopo la passerella e il sopralluogo, però, più nulla: il Cogesa, anzi, un anno dopo ha comprato la sede di Sviluppo Italia nella zona industriale, mentre la Saca è rimasta lì, nel capannone dell’ex Finmek. Sempre nel nucleo industriale.
Nel frattempo se n’è andata anche la guardia di finanza dalla sede di piazza Garibaldi: doveva essere un trasferimento temporaneo, ma sono passati più di due anni e altri due almeno ne passeranno, visto che proprio qualche mese fa è stata rinnovata la convenzione con il Comune nelle case Ater.
Poi c’è il capitolo amarissimo della ricostruzione, con la sindaca che annuncia “niente meno” che l’arrivo di 1 milione di euro di tre anni fa. Le briciole considerando che sono passati undici anni dal sisma e da allora il centro ha perso migliaia di residenti.
Undici anni, come quelli trascorsi dalla chiusura di un altro cuore della città antica: il liceo classico Ovidio a piazza XX settembre. Il mese di tempo per avere il progetto annunciato il 12 giugno dall’assessore Zavarella, è passato da un po’: del progetto cantierabile non si ha però traccia e quelle lasciate dicono che il liceo in centro non tornerà probabilmente mai più.
E ancora Spazio Ovidio, nell’ex convento di Santa Caterina, rimasto uno spazio vuoto, mai aperto. In attesa del trimillenario.
E Casa Italia, quella che doveva essere la grande occasione: persa nei meandri del nulla.
O ancora, per passare a cose più “terrene”, il progetto di trasformare le edicole in info-point: e chi ne ha saputo più niente.
E’ vero, la sindaca Casini è stata coraggiosa, salvo poi dover tornare parzialmente indietro nella sua scelta, nel realizzare l’area pedonale, che a dirla tutta è una cosa civile e necessaria. Se tutto il resto esistesse, però. Se il centro fosse ancora un centro.
Non vedo serrate o blocchi di attività per questi grandi problemi..come volevasi dimostrare l’im Era far ripassare le auto..per tutto il resto c’è MasterCard parafrasando una pubblicità..ciarlatani 🖕
A breve banche, posta e uffici comunali.
Sai cosa importa della rivitalizzazione del centro!!