E’ l’ora di fare i conti a palazzo San Francesco, di “passare il badge” allo sportello della giustizia: quella penale, contabile e disciplinare. E nessuno questa volta potrà far finta di timbrare.
Con la notifica di 24 avvisi di garanzia da parte della procura ai furbetti del cartellino, si apre infatti un percorso delicato e difficile per il Comune di Sulmona che, da qui a qualche mese, al massimo entro ottobre, dovrebbe concludersi almeno per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari, che però non coinvolgeranno solo i 24 avvisati dalla procura, ma tutti e 43 (5 sono delle cooperative) indagati nell’inchiesta. Molti dei quali potrebbero risolversi con il licenziamento, tanto che l’incaricata alla prevenzione e risoluzione delle patologie dei rapporti di lavoro, Sylvia Kranz, ha fatto specifica richiesta al Dipartimento del ministero per derogare, nel caso di Sulmona, al blocco del turnover.
“Si rischia altrimenti di bloccare l’attività di un’intera città – spiega – che tra l’altro è rientrata nel progetto di Casa Italia. Opererò in fretta, perché si chiariscano le responsabilità e si possa tornare a lavorare serenamente”. La Kranz sembra preoccupata dell’inefficienza della macchina comunale più di quanto lo siano gli amministratori, i quali, evidentemente, non hanno ancora ben compreso qual è la portata della scure che si sta abbattendo sul palazzo e in tempi brevi. Centoventi giorni dalla notifica di richiesta di rinvio a giudizio: a conti fatti, appunto, entro ottobre (ma anche prima assicura la Kranz).
Le misure potranno andare dal semplice richiamo verbale al licenziamento senza preavviso: “Dipende da diversi fattori – continua la ‘tagliatrice di teste’ – non necessariamente legati alle ore di assenza, quanto alle modalità truffaldine”.
E se la politica ha fatto a gara di garantismo facendo scudo intorno ai dipendenti tutti compresi, anche quelli infedeli e truffaldini, la Kranz al contrario ritiene che proprio l’isolare le responsabilità sia d’incoraggiamento agli onesti e strumento di efficientamento della macchina amministrativa.
Questione di stile e visioni: una cosa giusta, senza preordinarlo, l’amministrazione Casini, forse, l’ha fatta proprio dando l’incarico dei procedimenti disciplinari ad un esterno.
Una “tedesca” di nome e di fatto.
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