
A quest’ora la produzione avrebbe dovuto essere già avviata, così avevano detto e ripetuto gli investitori australiani che da due anni, ormai, lavorano per insediare il più grande impianto di produzione di idrogeno verde in Italia a Corfinio. Il progetto del Distretto Italico, però, ha subito pesanti ritardi e, ad oggi, non è stato ancora neanche perfezionato l’acquisto del capannone dell’ex CocaCola dove la Ige (Infinity green energy), che conta tra i suoi partner colossi come Axpo, era ed è ancora oggi intenzionata ad insediarsi.
“Il progetto – assicura Rocco La Rovere, responsabile di Ige Italia – non è stato abbandonato. Tuttavia la poca chiarezza normativa ci ha costretti a rimodulare gli insediamenti per l’approvvigionamento dell’energia da fonti rinnovabili e ora, dopo l’approvazione della legge regionale, dobbiamo rivalutare le aree che avevamo opzionato per gli insediamenti del fotovoltaico”.
La legge sulle aree idonee e non idonee, approvata venerdì scorso all’Emiciclo, è destinata infatti a cambiare le carte in tavola: una parte dei terreni che Ige aveva individuato tra Corfinio, Raiano, Goriano e Prezza per produrre 40 MW di fotovoltaico, sono sottoposti infatti a vincoli, specie per quanto riguarda le cosiddette aree irrigue. Il calcolo dettagliato deve essere ancora fatto, ma da una prima valutazione, già quando uscì il decreto ministeriale, oggi recepito dalla Regione Abruzzo, si era calcolato una variazione del 30-40% della disponibilità. “Questo vuol dire che dobbiamo rimodulare le aree di insediamento del fotovoltaico – spiega La Rovere – ma il progetto resta in piedi nonostante tutto”. E dietro quel nonostante c’è anche una certa freddezza mostrata dalla Regione Abruzzo, che certo non ha ostacolato l’investimento da circa 200 milioni di euro (e oltre 100 posti di lavoro), ma, a dirla tutta, non lo ha neanche incoraggiato.
La faccia e la firma, invece, ce l’hanno messa i sindaci, con lettere d’intenti e protocolli di collaborazione sottoscritti a favore di flash: quelli di Corfinio, di Prezza e di Raiano dove al progetto della valle dell’idrogeno era legato anche l’insediamento della Texol per la produzione di pannolini sostenibili, progetto battezzato dal presidente Marsilio a giugno del 2023.
Lo stimolo principale all’insediamento di Ige, è e resta, però, il committente più importante, quello cioè che dovrebbe utilizzare l’80% dell’energia verde prodotta: anche la Etex di Corfinio (ex Fargessi), dopo il memorandum d’intenti firmato lo scorso anno, attende però che l’idrogeno verde diventi qualcosa di più concreto prima di firmare la commessa.
La verità è che, però, il progetto dell’idrogeno come fonte di energia sostenibile e alternativa, si è raffreddato globalmente: gli investimenti annunciati sul trasporto e la mobilità, ad esempio, sembrano essere scemati, a partire dal progetto dei treni ad idrogeno che Trenitalia e l’Abruzzo si sono fatti passare davanti, nonostante i cospicui fondi del Pnrr che erano stati stanziati per la linea Sulmona-Terni.
40MW significa trovare 40 ettari di terreni idonei. Per idonei intendo con una linea in media tensione abbastanza vicina e che soprattutto abbia capienza per supportare questo aumento di energia.
Il problema di questi impianti è che spesso vengono fatti passare per idrogeno totalmente verde ma in realtà non lo sono.
Una parte dell’idrogeno viene infatti prodotta utilizzando pannelli fotovoltaici e/o un parco eolico per chiamarlo “verde” mentre tutto il resto viene prodotto da fonti fossili ed in particolare dal metano usando la centrale di queste grosse fabbriche chiuse.
Si tratta di un banale trucco con cui si realizza in realtà una produzione “ibrida” non del tutto verde.
Occorrono infatti 10.000mq di pannelli solari con funzionamento medio giornaliero di 5h, per produrre circa 200kg di H2.
Rimane tuttavia l’indiscusso beneficio di avere un mezzo pesante (bus, treno, nave, ecc…) che non inquina in particolare se usato nelle grandi città metropolitane per le quali ci si dovrebbe orami orientare verso un obbligo totale di eliminazione dello smog attraverso l’uso di mezzi totalmente verdi.
Ben vengano dunque questi impianti di produzione di idrogeno anche se “IBRIDI”.
L’idrogeno verde non esiste. Gli amministratori locali aprano gli occhi e facciano in modo di evitare l’ennesimo scempio di territorio nonché sperpero di denaro pubblico.