É impastato con farina di grano tenero della varietà locale Solina, lasciato lievitare una notte intera e al mattino seguente rimpastato per farne tante piccole pagnotte. È il pane sacro di Sant’Agata che per centenaria tradizione a Castelvecchio Subequo viene benedetto ogni anno in ricordo della martire siciliana morta il 5 febbraio del 251.
Un rito risalente a tempi immemorabili e che domenica 4 febbraio alle ore 15 si rinnova con la benedizione e la consegna dei pani presso la chiesa di Sant’Agata di Castelvecchio. Quella stessa chiesa dove un tempo venivano portate le pagnotte per essere benedette e bagnate nell’acqua della vicina sorgente, un’acqua miracolosa legata al culto della Santa. Come testimoniato anche da Antonio De Nino che nel suo Usi, Costumi e Tradizioni racconta di donne incinte e puerpere che un tempo si recavano all’antica fonte per fare abluzioni pregando Sant’Agata affinché non facesse mancare loro il latte.
Una tradizione che domenica prossima rivivrà con la consegna delle pagnotte a forma di seni femminili bagnati con l’acqua di quella sorgente adiacente la piccola chiesa risalente al 1114 nella quale ancora oggi un affresco cinquecentesco ricorda la Santa con i simboli del suo martirio. A ricordare la Santa martirizzata con l’amputazione delle mammelle dal console di Catania che respinto dalla giovane da lui voluta come sposa, non accettò il rifiuto della donna votata alla castità e la fece torturare.
Una storia millenaria che dalla Sicilia è giunta fino a Castelvecchio Subequo, in quel luogo oggi riqualificato grazie all’intervento di un gruppo spontaneo di volontari cittadini che il sindaco Marisa Valeri espressamente ringrazia per aver realizzato una nuova staccionata riportando alla luce l’antico acciottolato. Un esempio, come lo definisce la stessa Valeri, di “presenza motivata e dedita alla nostra comunità”.
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