Per ora non se ne parla e probabilmente non se ne parlerà più, almeno dal punto di vista giuridico: “Heidi” deve tornare tra i monti, perchè in città, beh non proprio città, le pecore non possono stare. Il tribunale amministrativo regionale, infatti, ha respinto l’altro ieri la richiesta di sospensiva che Francesco Tulliani, pastore di Prezza, aveva avanzato per annullare l’ordinanza di sgombero fattagli dal sindaco Marianna Scoccia nel novembre dello scorso anno. Un provvedimento che imponeva al pastore di togliere le pecore dalla sua storica stalla, perchè, sostiene l’amministrazione di Prezza, emette cattivi odori, è antigienica e soprattutto fuori dai canoni della legge regionale che impone una distanza di 300 metri dal centro abitato per gli allevamenti non industriali.
Ed è proprio sulla base di questa normativa che i giudici amministrativi hanno dato ragione alla difesa del Comune affidata all’avvocato Armando Valeri: “Considerato che l’art. 72, punto e), L.R. 12/04/1983, n. 18, il quale impone che gli allevamenti di animali a carattere non industriale devono essere collocati a distanza non inferiore a metri 300 dagli insediamenti abitativi esistenti è in vigore sin 1983 – si legge nel dispositivo – e pertanto era applicabile sin dalla data di avvio dell’attività (che il ricorrente stesso afferma essere avviata da circa un trentennio, dapprima dal padre del ricorrente e poi proseguita da quest’ultimo)”.
Insomma l’azienda Tulliani la ha aperta dopo il 1983, anche se prima forse aveva l’attività pastorizia, e quindi sin da allora quella stalla, lì, in Rione del Colle, non poteva e non può stare. “Tant’è – spiega il sindaco Scoccia – che questa è una storia che hanno dovuto affrontare tutti i sindaci da venti anni a questa parte, senza che si sia mai giunti ad una soluzione finale”. E neanche ora, a dire il vero, perchè Tulliani continua a restare con le sue pecore dove è sempre stato: “Non ho intenzione di fare un’azione di forza – continua il sindaco di Prezza – ma voglio, come ho sempre voluto, trovare una soluzione alternativa per queste persone. Mi ero impegnata anche in passato per questo e anzi eravamo arrivati ad un passo dalla soluzione, con la disponibilità di alcune terre e stalle in zona Menarde, ma poi, nonostante fosse stata già firmata una liberatoria da parte dei proprietari per l’uso gratuito, non se ne è fatto più niente”.
Si tornerà dunque intorno ad un tavolo ora, con la consapevolezza, però, che la via legale difficilmente darà alla fine ragione al pastore. Meglio cominciare a pensare alla migrazione, anche se non è settembre, né il tempo migliore.
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