È fin troppo facile parlare degli altri, credendo di sapere, in base a parametri casuali, chi sono, cosa fanno e con chi. Basta dar credito alle voci che circolano, che ci prendono in giro e pretendono di esser date per certe.
È un gioco divertente, se non riguarda noi, e mai innocuo, anche se a questo non pensiamo mai. Lo stesso gioco che facciamo con i personaggi dello spettacolo quando, stuzzicati dal loro comportamento civettuolo e posticcio, ci divertiamo a ficcare il naso nei fatti loro, fingendo di scandalizzarci, mentre bramiamo un’altra notizia di gossip o uno scandalo che catturi tutta la nostra attenzione.
È un passatempo sciocco con cui costringiamo la nostra mente a divagare, ubriacandoci di amenità e distraendoci da tutto il resto.
Ci occupiamo dei fatti degli altri, perché di quelli nostri non ne possiamo più.
La vita è piena di battaglie, che ci tocca combattere per lavorare, per far quadrare i conti, per sopravvivere alla burocrazia e per essere felici.
Una battaglia continua che rischia di sfinirci, togliendoci energia, pazienza, forza e buonumore. Siamo così esausti che, qualche volta, confondiamo casa con la trincea e, nonostante la lotta quotidiana sia finita, continuiamo a imbracciare le armi anche quando siamo in pigiama, con i piedi in un sogno, la testa sul cuscino, ma i pensieri ancora in ufficio.
Ci sentiamo soli, ma non del tutto: gastrite, emicrania e insonnia non ci abbandonano mai.
Ecco perché guardiamo le persone intorno e ci distraiamo con loro, invidiandone i sorrisi, le risate che riescono a farsi e quel modo che hanno di far sembrare tutto semplice. Accogliamo con sollievo un pettegolezzo che li riguarda, auspicando che sia vero e sperando, malignamente e umanamente, che la vita sia difficile per tutti, non solo per noi.
Osserviamo gli altri e ci sembrano tanto spensierati, fortunati e soprattutto immeritevoli di tanta beatitudine. In realtà quest’ultimo è un pensiero che facciamo solo per assolvere e salvare noi stessi, da qualcosa che ci darebbe il colpo di grazia.
Perché anche noi abbiamo fatto tutto bene, con impegno e dedizione, siamo stati solo tanto sfortunati.
Siamo bravi esattamente come quelle persone che vediamo passeggiare felici. Siamo corretti, siamo leali, siamo giusti e simpatici.
Se non riusciamo ad essere sereni come loro, è per colpa di questo mondo così storto, che sembra non aver posto per noi e ci toglie il sorriso. Ce lo toglie con le tasse, con i debitori che non pagano, con i creditori che non aspettano, il lavoro che non c’è, i prezzi che aumentano e le multinazionali che distruggono il mercato.
C’è davvero poco da stare allegri. Chi ci riesce è matto, ubriaco, oppure ha vinto al “gratta e vinci” e ora fa il “Turista per sempre”, altro che turnista per sempre.
Non si può provare gioia solo per un gelato in una giornata di sole, una chiacchierata con un amico o la passeggiata per digerire il pasto domenicale, se il pensiero è offuscato dall’incertezza del domani.
Non ne possiamo più di pacche sulle spalle, consigli sterili e inviti a essere fiduciosi in un imminente cambiamento. Non abbiamo più voglia di ascoltare frottole: ora vogliamo solo parlare, ma non di noi.
Parliamo delle persone che ci passano accanto, credendo davvero di sapere chi e come siano, in base a come vestono, a quanto sono alte, basse, bionde o more, a cosa fanno il sabato sera o la domenica mattina.
Parliamo di tutti, pensiamo a tutti, ragioniamo sui fatti di tutti.
Intanto trascuriamo i fatti nostri, non organizziamo niente di bello per questo fine settimana, che ci oltrepasserà come tutti gli altri e non ci accorgiamo che la pianta in sala ha messo un fiore. Chissà quando è successo. Eppure l’abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni.
Ci sono cose che succedono in silenzio, senza pubblicità, solleciti minatori o scadenze improrogabili da segnare sul calendario.
Si tratta dei fatti nostri, quelli da curare con attenzione e non dare mai per scontati, perché se è vero che “Tutto scorre”, è vero pure che “Tutto corre” e rischiamo di perderci certe magnifiche fioriture che non torneranno più, se continuiamo a farci distrarre perennemente da tutto il resto e da una coperta che pare sempre troppo corta, per riuscire a riscaldarci davvero.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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