E’ costato caro, quattromila euro in tutto, lo “sfizio” che Stefano Di Donato, fratello del sindaco di Roccaraso, si prese nel luglio del 2013 “rubando” l’identità ad una collaboratrice della testata Zac7, postando con il suo account commenti che criticavano alcune notizie della testata per la quale Loretta Montenero lavorava. Cosa che le causò anche un richiamo dal direttore della testata.
Di Donato è stato infatti condannato dalla Corte d’Appello dell’Aquila a risarcire la giornalista con mille euro e a pagare le spese di patrocinio dei due gradi di giudizio con altre tremila euro. La sentenza è stata emessa l’altro giorno dopo una lunga battaglia giudiziaria iniziata con la contestazione alla prima richiesta di archiviazione fatta dalla procura perché il maresciallo a cui era stato chiesto di svolgere l’indagine aveva detto di non essere in grado di risalire all’Ip dell’autore.
Dopo l’opposizione davanti al Gip l’avvocato di parte civile Gaetana Di Ianni aveva finalmente ottenuto, grazie ad un’indagine della polizia postale, la citazione a giudizio dell’hacker per il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico che, tuttavia, si era conclusa in primo grado a Sulmona con un’assoluzione per mancanza di prove.
La questione, però, era diventata di principio e, nonostante la procura non avesse appellato la sentenza di primo grado, la parte civile aveva insistito per ottenere giustizia. Così l’altro giorno è arrivata la sentenza che, civilmente, ha visto riconosciute le ragioni della giornalista e la condanna di Stefano Di Donato per essersi sostituito a “serpente” (questo il nickname di Montenero) in più di un’occasione.
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