Nato a Castellaneta ma da sempre vissuto a Sulmona. Classe 1953, laureato in giurisprudenza, imprenditore, docente, ma soprattutto dirigente sportivo e presidente della Lega Pro: Gabriele Gravina è in corsa per la carica di presidente della Figc, Federazione Italiana Giuoco Calcio, posto lasciato lo scorso 20 novembre, non senza polemiche, da Carlo Tavecchio.
Tra poche ore si terrà l’attesissima riunione all’Hilton di Fiumicino, i 275 delegati delle Leghe A, B, Pro, Dilettanti e i componenti, ossia calciatori, tecnici e arbitri, saranno chiamati ad esprimere le proprie preferenze per eleggere il nuovo presidente. Tre i candidati: Gabriele Gravina, Cosimo Sibilia e Damiano Tommasi, tutti e tre convinti di andare al voto, respingendo così la richiesta di rinvio di Malagò presidente del Coni che teme, come riportato da Repubblica, “un consiglio federale fragile”, dalle pagine del quotidiano si ricorda anche la possibilità, attualmente un vero e proprio punto interrogativo, del ritiro della candidatura di Tommasi, se l’ex calciatore della Roma dovesse fare un passo indietro i voti andrebbero molto probabilmente a convergere su Gravina e il neo presidente sarebbe eletto con il 57% delle preferenze.
Uomo sobrio ed elegante, Gravina è da sempre un sostenitore del fair play e della correttezza dentro e fuori dal campo. Molti, specialmente in zona Alto Sangro, lo ricordano come l’uomo del miracolo per la straordinaria impresa calcistica negli anni ’90 alla guida del Castello, (Castel di Sangro), conquistando ben 5 promozioni nel giro di 10 anni e arrivando fino in serie B, impresa che portò attorno alla squadra del piccolo comune abruzzese le simpatie dei tifosi di tutta l’Italia.
Un palmares degno di nota, ruoli di prestigio, per due anni è membro della commissione Uefa è stato capo delegazione della Nazionale Under 21 nel 2004, 2007 e 2009 portando gli azzurrini agli Europei ai giochi di Atene e a Pechino 2008. Dal 2015 è presidente della Lega Pro, Lega italiana calcio professionistico, riconfermato nel 2016 con un record straordinario di preferenze in suo favore, ben 55 contro le 3 dell’altro concorrente. In occasione di un incontro organizzato dal Panathlon Sulmona, Gravina annunciava la necessità di una rivoluzione culturale, la chiave da trovare nella trasparenza, nella correttezza e soprattutto nelle carte in regola, rispetto delle regole scritte e non scritte. Il calcio per Gravina è passione, identità, lucidità, lealtà e tanto cuore.
Un calcio fatto di programmazione, determinazione e lungimiranza, in cui le parole d’ordine siano responsabilità e competenza, un’organizzazione che non può prescindere dall’apporto valoriale delle norme comportamentali, lontano da opportunismi. Ma soprattutto un calcio sostenibile, come riferisce in un’intervista rilasciata all’Ansa: “Un calcio che offra ai nostri giovani la possibilità di trovare le occasioni che meritano: per formarsi, perfezionarsi e competere – e aggiunge- che offra ai nostri tifosi la possibilità di ritrovarsi sotto le loro bandiere in stadi moderni e tecnologici”. Insomma un calcio che ci faccia sentire protagonisti, quello che nasce dai valori, “da quelli scritti nel nostro Dna di cultori delle regole, del fair-play, della lealtà, del rispetto. Da quelli che ogni generazione di calciatori, dirigenti, allenatori e arbitri tramanda ai più giovani, in una catena senza fine. I valori vincono sempre. Il calcio che vorrei è identità. Esso ci unisce e ci accomuna, ci avvicina e ci fonde rispetto a un gruppo sociale, un territorio, una nazione. Esso ci fa lavorare per il bene comune”.
Anna Spinosa
Commenta per primo! "Gravina sul podio del calcio italiano, oggi la corsa alla presidenza"