“Giustizia per il Morrone”, lettera del comitato a Mattarella

Una lettera alla più alta carica dello Stato. Un appello, un grido di aiuto, quello invocato dal Comitato “Giustizia per il Morrone” che si rivolge al Presidente Sergio Mattarella affinché le autorità intervengano e sappiano operare a tutela dell’ambiente e delle risorse naturali del centro Abruzzo.

Un territorio colpito a tradimento dall’incendio che ha devastato il Monte Morrone dal 19 agosto scorso in poi, la stessa montagna, luogo caro a Celestino V, che in occasione del Bimillenario il presidente della Repubblica ha potuto ammirare. Una valle che appare ora ferita da una mano colpevole, mano che, nel timore dei più, potrebbe rispondere al nome di criminalità organizzata.

L’avvocato Teresa Nannarone portavoce del comitato, pone l’accento su quel 19 agosto e sulla macchina dei soccorsi  sottolineando “forse un intervento scrupoloso, tempestivo, tecnicamente valido, avrebbe consentito, nelle prime ore dell’incendio di salvare migliaia di ettari di bosco, di macchia e tanti animali” ricordando i lupi scesi nelle strade e i tassi venuti a morire, per un triste gioco del destino, proprio in via Morrone.

Il Comitato non gira attorno ad una vicenda che ha un più fasi da decifrare, un “prima della devastazione” ossia prima che gli inneschi, confermati dal Procuratore della Repubblica, venissero collocati “senza che nessuno pattugliasse quella risorsa straordinaria; prima che le fiamme raggiungessero la cima senza che i mezzi di contrasto fossero attivati per tempo; prima che le fiamme viaggiassero in linea orizzontale da Pacentro a Roccacasale senza che nessuno intraprendesse il taglio del bosco per realizzare le linee-tagliafuoco, cui si è posto mano solo negli ultimi giorni e solo quando il fuoco ha raggiunto il territorio di Pratola Peligna”.

Nel post incendio poi l’accento, spiegano, si è spostato sul rimboschimento e la bonifica, solo a poche ore dalle prime fiamme, la Regione Abruzzo si impegnava a chiedere una deroga alla normativa che impedisce questo tipo di intervento prima di cinque anni dall’incendio.

Il territorio però, ribadiscono, ha detto no, esprimendo il suo dissenso, la Nannarone sottolinea “Sentiamo oggi parlare di tavoli tecnici, di bonifiche non meglio definite nei modi e nei costi. Per raccogliere le aspettative degli abitanti della Valle Peligna e non far cadere l’oblio su quanto accaduto, ci siamo costituiti nel comitato civico che abbiamo denominato “Giustizia per il Morrone” e che oggi conta oltre 1.200 iscritti”.

Il Comitato specifica nella lettera a Mattarella le intenzioni di far luce sulla vicenda e chiarezza sul post inferno del Morrone “Noi intendiamo muovere tutti i passi necessari affinché le norme di legge siano applicate e non derogate; affinché le indagini siano approfondite come richiede l’accertamento delle responsabilità per un disastro ambientale senza precedenti in Abruzzo; affinché gli interventi successivi a tale disastro non costituiscano il presupposto di violazioni di legge che fungano da battistrada per aggregazioni di potere delinquenziale, volte a sfruttare l’emergenza per impadronirsi di questa zona dell’Abruzzo finora esente da fenomeni di criminalità organizzata”.

I 1.200 cittadini chiedono, attraverso le parole dell’avvocato sulmonese, che ci sia quella giustizia per il Morrone e per un territorio, invitando il Presidente a tornare nei luoghi che sei mesi fa lo hanno accolto in una cornice rigogliosa, in scorci verdi di una Valle Peligna ora ancora alle prese con le sue ferite, destabilizzata, “annientata da un disastro che è stato opera delittuosa, organizzata con accurata strategia, e che potrebbe perpetuarsi nel tempo aggredendo il tessuto sociale e travolgendo le Istituzioni” sottolineano. “Torni, dunque: per far sentire la presenza dello Stato; per chiedere a ciascun rappresentante delle Istituzioni quale è il suo contributo a conservare l’Italia come ci è stata consegnata; sotto altro aspetto, per sorreggere l’opera di ciascuna persona di buona volontà perché non si senta mai sola nell’adempiere al proprio dovere”.

A.S.

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