“Ci sono esistenze di uomini e donne che pure in situazioni inumane, ci hanno lasciato e lasciano testimonianze straordinarie per come sono riuscite a salvare ‘la sorgente buona nell’umano’, senza lasciarsi schiacciare totalmente da ciò che la realtà esterna distrugge”. La cooperativa Fantacadabra teatro e il Tsa Teatro Stabile d’Abruzzo, domenica 27 Gennaio alle ore 18 presso il teatro di via Quatrario a Sulmona presenteranno lo spettacolo “Etty Hillesum”, elogio dell’amore per la Giornata della Memoria con Laura Tiberi e Santo Cicco, regia di Mario Fracassi.
Etty Hillesum (1914-1943) era giovane, ebrea, olandese e desiderava fare la scrittrice, ma a soli 29 anni è morta nel campo di Auschwitz. “Vogliamo proporre uno spettacolo che non sia solo rievocazione- spiegano gli organizzatori-, ma occasione per confrontarci oggi con una vicenda umana che ha molto da dirci. L’ intelligente e disarmante partecipazione di Etty agli eventi del proprio tempo, la sua ricerca interiore, la straordinaria capacità
di raccontarsi nella scrittura, i suoi interrogativi sulla differenza tra donne e uomini. Lo spettacolo vuole essere un’ode al suo altruismo radicale, alla sua incontenibile ironia, al suo impetuoso spirito. Etty Hillesum, giovane ebrea, prima deportata nel campo di smistamento di Westerbork, poi trasferita ad Auschwitz dove trova la fine chiedendo di essere «un balsamo per molte ferite», raccontando la Shoah diviene fonte per molte domande e riflessioni su un mondo in cui infinite persecuzioni e violenze ci impongono la necessità di ‘fare memoria’. Nello spettacolo
è Etty che parla cercando di indicarci la strada della bellezza contribuendo a renderci capaci di indagare sull’oggi, sulla nostra storia e le nostre chiusure, sui nostri campi e le nostre deportazioni”.
Chi è Etty Hillesum? Intensa e passionale, legge Rilke, Dostoevskij, Jung. Ebrea, non osservante, affascinata dai temi religiosi di cui parla. Arriva la persecuzione, “il cerchio si stringe”, ma Etty riesce a conservare e “acquistare una straordinaria forza dell’anima”. “Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il «destino di massa» della morte amministrata dalle autorità tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta, persino in quel «pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato», la sua capacità di essere un «cuore pensante»”. La fine si avvicina, diventa “più limpida e sicura”, “riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale». La disposizione che ha Etty ad amare è
invincibile. Sul diario aveva annotato: «“Temprato”: distinguerlo da “indurito”». E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza”.
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