E’ un comunicato che va letto con attenzione quello diramato in tarda serata dal sindaco di Sulmona Annamaria Casini. Letto e analizzato periodo per periodo, perché nella montagna di insinuazioni e imprecisioni che riporta, viene coinvolta, anche se mai citata, questa testata. Ci scuseranno i lettori, dunque, se questo articolo non avrà la fluidità e la struttura di un articolo giornalistico e di sintesi, ma, d’altronde, l’argomento è tanto delicato e spinoso che non può essere risolto in una semplice polemica, perché è un articolo che parla di giornalismo, di politica e di mafia. Anzi di ‘ndrangheta.
“Stigmatizzo chi sta tentando in tutti i modi di colpire, in maniera vile, offensiva e denigratoria, l’operato di questa Amministrazione, condotto in maniera trasparente e leale, sempre nella legalità, e di ledere l’immagine di questa città, tacciandola come luogo mafioso – esordisce il primo cittadino -. E’ falso asserire che a Palazzo San Francesco occupi un posto di lavoro o svolga un compito importante una persona che sta scontando una pena ammessa alla misura alternativa alla detenzione”.
Nessuno ci sembra abbia etichettato Sulmona come “luogo mafioso”, né abbia messo in dubbio, né giornalisticamente, né politicamente, la legittimità degli atti e dell’affidamento alla cooperativa di cui si tratta. Vero è invece che sia stato messo in evidenza come, seppur nella legittimità, un ex detenuto che sconta una pena alternativa ricopra un incarico importante all’interno della cooperativa che si è aggiudicato l’appalto di guardiania e vigilanza, tanto da essere il coordinatore del servizio e tanto da aver partecipato in modo attivo e proficuo alla trattativa di passaggio di consegne. A meno che, il sindaco, non consideri “compiti importanti” solo quelli svolti dai vice presidenti in su. Qualifica che pure ci è sembrato di intravedere in una bozza di verbale.
“E’ falso far credere che il dipendente della cooperativa Creaservice (con un contratto di 4 mesi) vincitrice di un regolare bando di gara rivolto alle cooperative sociali di tipo b (il cui 30% dei lavoratori è riservato a soggetti svantaggiati), svolga il servizio di vigilanza o di servizi sociali o abbia addirittura le chiavi del Comune, come qualche testata giornalistica ha voluto raccontare pretestuosamente, tirando fuori, inoltre, la parola mafia”.
Nessuno su questo giornale ha scritto e sostenuto che l’ex detenuto (ex appartenente alla ‘ndrangheta e non alla mafia, ma questo lo hanno detto le sentenze) “svolga il servizio di vigilanza”, tantomeno “di servizi sociali”: ci siamo limitati a riportare la sua qualifica di coordinatore, inserito come da legge in una cooperativa di tipo B, oltretutto sottolineando l’efficienza dei percorsi di reinserimento sociale. Le chiavi del Comune, ma questo ci auguriamo il sindaco lo sappia, sono materialmente e regolarmente nelle mani di detta cooperativa, come lo erano prima per la Satic. Sono gli addetti, per contratto, ad aprire e chiudere gli uffici del palazzo e quindi a detenerne le chiavi.
“Si continua a gettare fango su questa Amministrazione, continuando a sollevare polveroni che, come fumo negli occhi, hanno il mero scopo di mettere in cattiva luce e far credere altro diverso dalla realtà, senza mai cercare le vere informazioni e senza mai domandare ai diretti interessati, al fine di verificare i fatti prima di sbraitare con post sui social network o con comunicati stampa, ledendo anche l’immagine di una città perbene, con la scusa di dover rendere noto alla cittadinanza chissà quali orrori o con una boria da scoop illudendosi di essere paladini di chissà quali verità da smascherare. Illusi e disinformati. Si prosegue nel solco di una campagna denigratoria e pretestuosa, la quale lascia intendere che gli scopi siano ben altri dal contribuire allo sviluppo e al benessere di questa città”.
La boria da scoop, francamente, la lasciamo ad altri, a chi ha bisogno di visibilità. A chi il fumo lo produce e lo vende come fosse arrosto. Agli annunci che restano tali e ai mille e uno problemi che documentiamo ogni giorno nella gestione della città. Il nostro è un lavoro quotidiano, che se racconta orrori è perché orrori vede: un lavoro scrupolosamente informato, surrogato da carte e riscontri che, finora, non ci risulta abbia mai avuto bisogno di smentite e rettifiche eclatanti. Nel caso specifico, poi, ma questo il sindaco forse non lo sa, abbiamo verificato la notizia direttamente alla fonte (a meno che anche in questo caso il sindaco non si consideri la fonte diretta), essendo stati contattati telefonicamente, ancor prima che gli articoli uscissero, prima dal presidente della Creaservice e poi dal suo coordinatore di servizio. Illusi, certo, un po’ lo siamo: convinti che a palazzo San Francesco ci fosse un’amministrazione in grado di dare risposte alla città e non un sindaco che, dalle parole e dai toni di questo comunicato, sembra aver smarrito definitivamente ogni lucidità.
“La cooperativa sociale Creaservice si è aggiudicata l’appalto del servizio di guardiania attraverso una regolare gara, riassorbendo 5 lavoratori della Cooperativa Satic, concludendo favorevolmente una questione complessa, che aveva visto per settimane proteste e manifestazioni a Palazzo San Francesco, per cui questa Amministrazione era stata accusata dai soliti noti di non avere riguardo dell’inclusione sociale e dei lavoratori. Con forza e determinazione rispedisco al mittente affermazioni di quanti stanno tentando di offendere la dignità della nostra città accostando la parola mafia a questa Amministrazione. Ritengo siano solo attacchi strumentali e ignobili”.
Non è difficile per i lettori, ma evidentemente lo è per il sindaco, risalire alla puntuale informazione fatta da questa testata in merito al problema delle cooperative che, giustamente, reclamavano insieme ai sindacati (altro “che soliti noti”) la cosiddetta clausola di salvaguardia. Confondere la cronaca o anche la critica giornalistica con “attacchi ignobili e strumentali”, dicendo il falso (nello specifico che si sia accostata l’amministrazione alla parola mafia), non è solo indegno per un rappresentante istituzionale, ma è anche la misura della sua confusione.
“Rispedisco al mittente anche quelle accuse che provengono da chi, dopo aver sgomitato pur di restare aggrappata con tutte due le mani alla poltrona in Consiglio comunale, non riesce a produrre nemmeno una proposta decente, se non comunicati stampa denigratori, atti ad avere un posto in prima fila o a far vedere che qualcosa si è pure capaci a fare: chiacchiere”.
Siamo sicuri che il consigliere Elisabetta Bianchi a cui fa riferimento quest’ultimo passaggio, saprà difendersi da questo attacco, che noi non qualifichiamo, perché si qualifica da solo.
Prima di congedarci da questo anomalo articolo, per farlo seguire da un comunicato arrivato nel frattempo a firma dei consiglieri di maggioranza (che nella sostanza fanno da eco alle parole del sindaco, anche loro cadendo in una montagna di imprecisioni facilmente riscontrabili), ci teniamo però a ricordare ai lettori gli articoli qui pubblicati che hanno parlato della vicenda di cui si tratta, così che possano giudicare direttamente su questa montagna di falsità. Ovvero: “Un ex detenuto a guardia del Comune”, “La commedia horror” e, sulla scorta del comunicato della consigliera Bianchi, “Ex detenuto in Comune, la Bianchi: ‘Maggioranza trincerata’”.
Infine due domande al sindaco, così avara come molti dei suoi assessori a risponderci al telefono:
1) Se sapeva che al tavolo delle trattative con la Creaservice fosse seduto con lei un ex detenuto della ‘ndrangheta
2) Se è vero, come riportano di seguito i suoi consiglieri, che abbia chiesto spiegazioni alla stessa cooperativa? E se così è, perché giudica gli articoli pubblicati e il comunicato della Bianchi, tesi i primi a raccontare e il secondo a chiedere lumi, così offensivi e denigratori?
(Di seguito il comunicato integrale dei consiglieri di maggioranza)
Abbiamo appreso da notizie di stampa che la consigliera di forza italia, Elisabetta Bianchi, ha ritenuto opportuno intervenire sulla vicenda cooperative. Alla consigliera forzista rispondiamo innanzitutto che il sindaco e la maggioranza non sono assolutamente silenti, anzi il giorno 29 settembre 2017 è stato fatto un esposto alla Procura della Repubblica, in merito alle tante frasi allusive postate sui social network che facevano riferimento alla mafia, chiedendo di fare chiarezza in ragione delle gravi affermazioni che venivano fatte. Successivamente il 9 ottobre 2017 abbiamo chiesto delucidazioni alla cooperativa Crea Service riguardo l’incontro del 28 settembre scorso, al quale ha partecipato un dipendente della stessa cooperativa che risultava, in seguito, essere un ex ergastolano affidato ai servizi sociali con finalità educative e di reinserimento. La stessa Coop che si è aggiudicata la gara, perché è stato deciso di seguire le corrette procedure di evidenza pubblica (ma su questo alcuni giornali hanno preferito soprassedere), ha risposto con nota del 13/10 riportando che le cooperative sociali sono enti deputati al recupero di persone che versano in una condizione di svantaggio sociale, così come disciplinato dalla legge 391 del 1991 articolo 4 e che il dipendente in questione non svolge funzioni operative dirette con l’Ente né tantomeno è in possesso delle chiavi (come paventato dai soliti giornali in modo allusivo). Dunque la città non è stata consegnata nelle mani di un ex esponente della Ndrangheta, ma semplicemente le cooperative sociali possono o meglio devono all’interno dell’organico rispettare la quota del 30% con soggetti che versano in questo status. La legge è chiara e semplice, tuttavia si preferisce oscurarla facendo passare una procedura trasparente e pienamente legittima come una procedura oscura , avviando una campagna discriminatoria. Riteniamo questo attacco un attacco vile, che esula totalmente dalla dialettica politica perché mina, profondamente, la credibilità, la rispettabilità politica e soprattutto personale di tutti noi. Non tolleriamo, nella maniera più assoluta, che la consigliera Bianchi si permetta di insinuare un’affinità presunta tra la nostra amministrazione e la “famiglia” ndrangheta. Già in passato la Bianchi ha dato dimostrazione di non essere pienamente cosciente del ruolo che riveste, anteponendo, sempre e comunque, la spasmodica ambizione personale ai problemi della Città. Proprio l’ambizione personale della maestrina forzista spesso è la causa dei suoi continui deragliamenti. Proviamo un senso di disgusto dinanzi alle invettive, intrise di odio, da parte della consigliera e ovviamente le rispediamo al mittente. La maggioranza non si trincera dietro ad un bel nulla e non è protagonista di un “imbarazzante scivolone”, poiché ha rispettato pienamente le procedure di legge sulla trasparenza. Invece di riempirsi la bocca elargendo massime morali, invitiamo la consigliera Bianchi a studiare, a leggere le carte e poi eventualmente a parlare. La consapevolezza sappiamo che è difficile da raggiungere, tuttavia dovrebbe essere quantomeno perseguita e per questo motivo la Bianchi dovrebbe avere contezza della gravità di certe sue insinuazioni. Qualora la Bianchi non rinsavisca dallo stato di shock in cui versa, le consigliamo vivamente, visto che ne è così convinta, di portare le carte nelle sedi di competenza e di denunciare il fatto, come per altro abbiamo già fatto noi e torneremo a fare. Se a Sulmona c’è la Mafia saremo noi i primi a combatterla ed a denunciarla ma se a Sulmona non c’è Mafia chi ha inteso alzare il livello dello scontro e utilizzando questi squallidi mezzi se ne assumerà tutte le responsabilità. È certamente più agevole insinuare piuttosto che dimostrare. Solo che questa volta non possiamo soprassedere ad un’accusa Tanto infangante. Con il sospetto si delegittimano le istituzioni e si genera esclusivamente un clima sociale di odio. Chi ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro la Mafia sa bene che “la cultura del sospetto non è l’anticamera della verità ma è l’anticamera del khomeinismo”.
I consiglieri comunali di maggioranza
Alessandro Pantaleo
Andrea Ramunno
Angelo Amori
Deborah D’Amico
Fabio Pingue
Franco Di Rocco
Luigi Santilli
Mauro Tirabassi
Roberta Salvati
bene,su tutte,per Legge,chiunque riceve contributi pubblici,anche privati cittadini hanno l’obbligo della tracciabilita’,aziende,societa’ecc,ecc sui siti di riferimento la massima trasparenz:bilanci,cariche sociali,contributi/finanziamenti ricevuti,scopi,certificazioni ,ecc,ecc….la coop in parola non rende pubblici i bilanci,non ha un sito di riferimento,
non rende pubbliche la cariche sociali,attivita’,scopi,ecc,ecc..
Gli obblighi,doveri delle disposizioni di Legge?…..nel feudo non esistono,sospetti inclusi.