La costituzione del gruppo Pd al consiglio comunale è sospesa, al momento. Secondo un copione degno di un film tra il giallo e la commedia che si è consumato oggi nella riunione di presidenza dove, appunto, doveva essere definita la creazione del gruppo consiliare (di opposizione) sotto la bandiera del Pd e al quale dovrebbero aderire Antonio Di Rienzo (in qualità di capogruppo), Bruno Di Masci e Fabio Ranalli.
Era tutto pronto fino a quando l’altra Dem, quella che sta in maggioranza, Roberta Salvati, non ha chiesto che i tre venissero autorizzati dai vertici. Che insomma quel simbolo, che un po’ è anche suo, fosse ufficialmente riconosciuto dai vertici provinciali e regionali.
Detto fatto, i dimasciani hanno chiamato i segretari Piacente e Rapino, chiedendo di formalizzare quanto gli era stato già assicurato verbalmente. La comunicazione arriva per iscritto in tarda mattinata, ma mancando un componente del gruppo, l’ufficio di presidenza decide di rinviare la formalizzazione al pomeriggio.
E qui, tra frutta e caffè, qualcosa succede nella digestione politica del direttivo regionale che, subito dopo pranzo, fa arrivare una comunicazione a firma di Andrea Catena (il consigliere di D’Alfonso), nella quale si dichiara sospesa l’autorizzazione che avevano firmato poco prima i segretari provinciale e regionale del Partito.
Un intervento a gamba tesa, si direbbe in gergo calcistico, da parte di un dirigente come Catena (ex segretario cittadino) che nei giorni scorsi ha avuto un aspro confronto con la base sulmonese e non sull’esclusione dai mondiali della nazionale, ma sulla posizione politica del circolo sulmonese, in aperto contrasto con l’amministrazione Casini e contro alcune scelte regionali (bretella ferroviaria e sanità, principalmente) che penalizzano Sulmona e le aree interne.
Tanto è bastato, però, per far fare abiura ai vertici regionali, con il segretario Marco Rapino che in viva voce davanti all’ufficio di presidenza, si è rimangiato quello che aveva sottoscritto poco prima insieme a Piacente, sostenendo che la sua era stata una valutazione personale e non del partito.
I dalfonsiani, insomma, hanno tirato le briglie, secondo uno schema che vede il Partito ingabbiato negli indirizzi e le alleanze con Gerosolimo, a prescindere da quello che decide la base che, quella linea politica, l’ha votata all’unanimità.
Il dilemma non è ancora sciolto a poche ore dal consiglio che dovrebbe sancire la nascita del gruppo, con l’appuntamento aggiornato a domattina prima dell’assise.
Anche se regolamento comunale alla mano, per la costituzione del gruppo non ci sarebbe bisogno di alcuna autorizzazione da parte né di Rapino, né di Catena.
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