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“Gay nei forni”: tre parole affilate come lame apparse sui muri del Dipartimento di Scienze umane dell’Università degli studi dell’Aquila. La scoperta è avvenuta ieri, con la denuncia da parte della responsabile dell’Unione giovani di sinistra Abruzzo, Giuliana Ciccarella. Un insulto omofobo, tra i più beceri e violenti, che l’Univaq ha subito condannato. Tant’è che l’Ateneo ha sporto denuncia contro ignoti per quella frase sulle pareti del quarto piano del Dipartimento di scienze umane, lungo viale Nizza.
A far luce sull’identità dell’autore sarà la polizia del capoluogo abruzzese. Le Forze dell’Ordine hanno avviato le indagini, raccogliendo le testimonianze e dando inizio ai rilievi di rito. Verranno vagliate, con molta probabilità, anche le riprese delle videocamere di sorveglianza nei pressi dell’ateneo. La scritta, intanto, è stata cancellata. Resta la cicatrice di sdegno nella comunità universitaria e non solo.
Sulla vicenda è intervenuta anche la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini. “Le scritte omofobe comparse all’Università dell’Aquila rappresentano un vero e proprio sfregio per la città e per l’intera comunità accademica aquilana – spiega -. Si tratta di un atto inaccettabile che va contro i principi fondamentali di inclusione, tolleranza e rispetto, valori che da sempre contraddistinguono l’Aquila e il suo ateneo. Un gesto che non solo ferisce chi ne è direttamente colpito, ma offende l’intera collettività. È fondamentale che tutta la comunità universitaria si unisca per respingere gesti simili e difendere con fermezza i diritti di ogni individuo promuovendo la cultura del rispetto reciproco”.
Duro anche il commento del rettore dell’Univaq, Edoardo Alesse. “Le scritte omofobe comparse all’Università dell’Aquila rappresentano un’offesa inaccettabile per la città e per tutta la comunità accademica. Un gesto vile, che va contro i valori di inclusione, rispetto e tolleranza che contraddistinguono il nostro ateneo e il nostro territorio. Non solo colpisce direttamente chi ne è bersaglio, ma ferisce l’intera collettività. È essenziale che l’università si unisca con fermezza per respingere ogni forma di discriminazione e promuovere una cultura basata sul rispetto reciproco”.
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