Il laboratorio mobile dell’Arta potrebbe arrivare già la prossima settimana, comunque prima della data di luglio che era stata annunciata lunedì scorso. La comunicazione è arrivata ieri al sindaco Gianfranco Di Piero dopo che lo stesso primo cittadino, a seguito del fumo sprigionatosi nell’impianto TMB martedì scorso, aveva chiesto un monitoraggio immediato dell’area. L’altro ieri, così, i tecnici dell’Agenzia regionale per la tutela ambientale hanno eseguito un sopralluogo per trovare la location più adatta per il laboratorio: una sorta di base operativa dalla quale sarà possibile controllare le matrici di acqua e aria, monitorare in continuum le concentrazioni di inquinanti derivanti da incendi, emissioni odorigene e sversamenti e, grazie alla dotazione di droni con termocamere, di rilevare eventuali fuoriuscite di gas o di sostanze inquinanti dal terreno. Anche se, stando agli ultimi accadimenti, che non sono neanche i primi, le emissioni gassose – ovvero fumo da autocombustione – sono spesso visibili ad occhio nudo.
Al laboratorio di monitoraggio ambientale seguirà, ma questo non sembra possa essere anticipato, quello sanitario della Asl che metterà in campo un mezzo, da far girare per le frazioni, per fare uno screening esteso alla popolazione residente intorno alla discarica, per il momento.
Il sindaco in realtà ha chiesto di estendere i controlli sanitari anche al resto della popolazione, perché comunque il nesso di causalità tra l’eccesso di ricoveri per patologie oncologiche (e non solo) e la discarica-impianto, seppur principali indiziati, non è certo.
Al di là dei risultati sanitari, però, il dato delle emissioni odorigene e il conseguente fastidio che provocano è stato già accertato proprio dall’Arta che, per questo, ha imposto al Cogesa delle prescrizioni (non ancora adempiute) nella gestione del ciclo dei rifiuti.
Di fronte a questo, appare surreale la decisione presa dall’assemblea del Cogesa e dalla sua governance di cancellare in un sol colpo i ristori ambientali per i Comuni di Sulmona e Pacentro che ospitano l’impianto. Una mancetta in realtà di poco più di 250mila euro in tutto, che neanche quando c’era ripagava il disagio e il rischio che l’impianto produce e ha prodotto sulla popolazione residente. E con la quale, certo, non si può certo pagare la salute dei cittadini.
Benvenuti A sulmona …..città del turismo e della natura!
Levateci pure questo punto di forza e vanto e’ poi veramente qua ci rimangano 4 gatti