Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sulmona, Giuseppe Ferruccio, non ha convalidato l’arresto di Stefano Casasanta, il quarantaseienne di Pettorano sul Gizio che sabato scorso ha ucciso, piombandogli addosso con la sua auto, Francesco e Antonio Sciullo. All’esito dell’interrogatorio di garanzia e dell’udienza di convalida tenutasi ieri, infatti, questa mattina il magistrato ha sciolto la riserva evidenziando una serie di lacune negli atti della polizia stradale di Castel di Sangro che lo hanno portato a rigettare l’arresto. In particolare, spiega il giudice, non è sussistente la flagranza di reato, perché la notifica dell’arresto è stata fatta solo il giorno successivo all’incidente, così come le analisi ematiche che hanno evidenziato un alto tasso alcolemico (2,4) sono state depositate in ritardo. E ancora nel verbale di arresto non si fa menzione dei verbali, contestati solo in un secondo momento, nei quali si evidenziano le violazioni al codice della strada.
A Stefano Casasanta, difeso dall’avvocato Alessandro Margiotta, è stata comunque applicata dal giudice la misura degli arresti domiciliari (e non in carcere come richiesto dal pubblico ministero), in virtù della sua pericolosità e della possibilità di reiterazione del reato. Pur non convalidando l’arresto, infatti, il Gip ha evidenziato la pericolosità della condotta dell’indagato che oltre ad essersi messo alla guida ubriaco, viaggiava su un’auto con i pneumatici anteriori completamente lisci, violando tra l’altro il limite di velocità e la prudenza richiesta su quella strada in orari notturni.
Lo stesso Casasanta, poi, ha ammesso ieri di aver bevuto quella sera non meno di tre birre e un bicchiere di vino e di essere solito bere il sabato sera. E poco ha convinto il giudice la giustificazione data di aver invaso l’altra corsia per evitare un cinghiale e perché spaventato per un rumore avvertito nel retro dell’auto.
Il quarantaseienne dovrà quindi restare in ospedale prima e nella clinica San Raffaele per l’eventuale riabilitazione dopo, senza poter vedere o telefonare a nessuno, che non siano i suoi familiari o i medici.
con tutto quello che ha/aveva bevuto oltre ai rumori,cinghiali,lupi,fantasmi,extraterrestri,ecc cosa poteva “immaginare”?….l’ubriacone dovrebbe stare zitto,chiedere perdono,ed in attesa della giusta punizione nascondersi…altro che cercare di dare a credere,i fatti,le evidenze,le prove dicono di alcool,pneumatici,velocita’ ecc…purtroppo non esistono piu’ le regole,ognuno e’ libero di farsi una propria legge e un proprio diritto,vergogna.
so che è retorica ma ….degli avvocati che si attaccano a tutto ne vogliamo parlare? poi se succede a loro si attaccassero al…cinghiale….
Andrà a finire a tarallucci è vino,già, vino. Le solite acrobazie burocratiche, molto più importanti dei fatti accaduti: “il verbale carente”,”la notifica dell’arresto” etc. Sta di fatto che questo incosciente ha fatto fuori padre e figlio, del tutto incolpevoli, che hanno trovato sulla loro strada questo qua. Cosa hanno da difendere gli avvocati e da giudicare i giudici? Ma che leggi abbiamo in Italia, una accozzaglia di articoli e riforme fatte a cxzzx di cane. Plurimae leges, corruptissima respublica. Che strazio per la famiglia dei deceduti.