Fridays for Future, letteralmente i venerdì per il futuro. È il nome dell’ondata di mobilitazioni che sta colpendo l’intero pianeta e che domani arriverà per la prima volta anche in Italia in 182 piazze. Parliamo di un movimento globale di studenti che scioperano per il clima, su iniziativa della 16enne svedese Greta Thunberg che dal 20 agosto dello scorso anno ogni venerdì si ritrova davanti al parlamento svedese per protestare contro l’inettitudine della politica verso il cambiamento climatico.
“C’è chi dice che la crisi del clima l’abbiamo provocata tutti quanti. Ma è solo una comoda bugia. Perché quando tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole. Invece di colpevoli ce ne sono eccome” dice battagliera la piccola Thunberg, diventata la paladina mondiale della difesa dell’ambiente, tanto che qualcuno – in un eccesso di entusiasmo – si è fatto prendere un po’ la mano ed ora la vorrebbe candidata al Nobel per la Pace. Non che quello che sta facendo non sia importante, ma è solo la punta di un iceberg che sta sabotando il transatlantico chiamato “Mondo Occidentale” che viaggia spedito verso l’apocalisse. Sì perché l’esempio di Thunberg è stato raccolto in settantaquattro nazioni, dove gli studenti hanno cominciato a manifestare anche loro ogni venerdì, per chiedere ai propri politici di prendere misure concrete contro il cambiamento climatico, sperando di essere ancora in tempo.
A Katowice durante l’assemblea plenaria di Cop 24, la Conferenza delle Parti sul Clima nella quale si discuteva delle soluzioni concrete da adottare, Thunberg è intervenuta con un discorso lapidario in cui ha dichiarato: “Nel 2078 festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi”.
La questione del cambiamento climatico è di una attualità sconfortante, i fenomeni meteorologici estremi che sempre più spesso colpiscono il pianeta, potrebbero essere la normalità in un futuro prossimo. Le manifestazioni di Fridays for future sono certo una buona cosa, ma da sole non bastano. Quello che bisogna modificare, non sono solo le politiche pubbliche, ma è l’intero modello economico, produttivo e di sviluppo del Mondo Occidentale. Non si può continuare a vivere oltre le proprie possibilità, bisogna rivedere le abitudini di utilizzo di automobili, condizionatori e acqua, bisogna iniziare a consumare meno carne e pesce ed abbandonare gli imballaggi di plastica ed infine è necessario rivedere il modello di produzione dell’energia, con l’abbandono definitivo delle fonti fossili – gas, carbone e petrolio. Su questo punto è stato chiarissimo l’Ipcc dell’Onu, ovvero l’organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici che ha detto chiaramente che bisogna abbandonare tutte le fonti fossili entro 12 anni se si vuole scongiurare il disastro.
In merito, nell’osservare il dibattito pubblico italiano lo sconforto pare inevitabile perché si sente parlare di: traforare montagne come se fosse una cosa normale, anzi necessaria e dovuta, come nel caso del Tav; trivellare il mare per estrarre gas e petrolio; sventrare centinaia di chilometri di Appennino e le coste del Salento per far passare gasdotti che non servono alla domanda interna di gas, visto che i consumi in Italia sono in netto declino dal 2005. In parlamento nessuno si oppone con fermezza a tutte queste opere adducendo chiaramente alle questioni ambientali. Si parla talvolta di costi e benefici economici, come se fosse solo un problema di bilancio dello Stato e non di sopravvivenza del pianeta. Nessuno chiede con chiarezza e decisione lo stop a questo modello di sviluppo a favore di un’economia che sia veramente sostenibile o sarebbe ancora meglio dire: ecologica.
Adesso irrompe prepotentemente nel dibattito pubblico Fridays for future, un movimento internazionale fatto soprattutto di studenti, che reclamano il loro futuro e il loro diritto a vivere su una Terra abitabile e con questo movimento nei prossimi mesi la politica, un po’ da ogni parte del mondo sviluppato, dovrà fare i conti. Anche in Valle Peligna gli studenti e le studentesse si sono organizzati per lo sciopero globale e si vedranno alle ore 9.00 davanti il liceo Scientifico per marciare fino a piazza XX Settembre. Il pragmatismo degli studenti li ha portati ad individuare anche dei nemici del clima concreti presenti sul territorio, come il progetto di centrale e metanodotto Snam, che la multinazionale del gas vuole costruire in Valle Peligna. Studenti e studentesse domani manifesteranno anche per chiedere il ripensamento completo di quest’opera.
Non c’è tempo da perdere, lottare per la difesa dell’ambiente e per fermare il cambiamento climatico vuole dire innanzitutto lottare per il diritto alla sopravvivenza. In un mondo che bada soltanto al profitto, c’è un movimento di ragazzi e ragazze che vuole ad ogni costo riappropriarsi del proprio futuro. Come ha detto Greta Thunberg: “Questo è il nostro futuro e questa è la nostra scelta, se loro non faranno nulla, allora lo dovremo fare noi e state certi che lo faremo!”
Savino Monterisi
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