Le immagini che raccontano un amore moderno sono selfie dati in pasto al mondo, oppure blindati nel telefono, da poter rivedere in ogni momento, quando l’occhio vuole la sua parte e il cuore ha bisogno di sorridere.
Sono fotografie nitide, colorate e opportunamente migliorate con filtri e applicazioni specifiche. La luce è più luminosa, il celeste è più celeste e i sorrisi sono sempre più smaglianti rispetto alla realtà.
Gli amori datati, invece, tengono le foto più belle esposte in casa dentro cornici d’argento, oppure incollate in album dalle copertine raffinate, da sfogliare con le dita emozionate, che ogni tanto sfiorano quei volti giovani e sorridenti, come a fare una carezza rassicurante: andrà tutto bene. Il lieto fine si compirà.
Sono immagini spesso sgranate, a causa di una pellicola mediocre o perché il tempo le ha rovinate.
Parlano non solo di un legame ufficiale, ma di un sentimento indissolubile, che tutti si augurano, tanti sognano e qualcuno si vanta di possedere.
Sintonie di cui sarebbe bello conoscere il segreto.
Amori che sono cresciuti ed evoluti nel tempo, come i corpi che li hanno vissuti, ma senza cambiare nell’essenza: l’amore non è diventato affetto e la vera bellezza non è svanita.
La prima passeggiata, il primo bacio e la prima promessa fatta non sono solo un vago ricordo sommerso, su cui soffiare ogni tanto per liberarlo dalla polvere, ma si trovano in superficie, incastrati fra le pieghe dei visi, che non hanno mai smesso di cercarsi e trovarsi tra la folla, anche quando c’è stato poco da ridere e tanto da sperare.
Quelle fotografie sono il racconto di una vita lunga e condivisa, che è stata ancora più bella, perché in due si sono divisi sforzi e dolori e per due gioie e soddisfazioni sono state moltiplicate. In due si è riso o pianto per la stessa notizia.
In due, finché morte non abbia deciso o deciderà di dividere.
Ma a volte è la vita a separare. Qualche volta la vita spezza, allontana, sposta e le foto dentro gli album raffinati non perdono certo valore, ma sicuramente lo cambiano. Diventano il ricordo di qualcosa che è stato, ma che un giorno ha smesso di esserci.
L’amore ritratto è andato perso e quelle immagini stampate sono ormai anacronistiche, appartengono a un altro tempo.
Un tempo che niente e nessuno potrà mai cancellare, che è giusto raccontare ai posteri e che trova posto nel fondo di un baule, tra altre cose che non si usano più, ma che comunque si conservano per quella memoria e quel rispetto che si devono a tutto ciò che è stato importante e non sarebbe giusto dimenticare.
È il peso del passato, che ci condiziona, ci frena e ci fa soffrire, ma che ci ha resi così come oggi siamo, permettendoci di dare il giusto valore al presente.
Poi, un giorno, ci siamo accorti che la vita non era finita, che il mondo non aveva smesso di girare e il sole continuava a sorgere anche le mattine in cui noi non avevamo voglia di aprire gli occhi.
Una folata di vento ha girato quella che sembrava l’ultima pagina e nuove parole hanno cominciato a raccontare la nostra storia.
Non lo avremmo mai sperato, invece è successo.
Ci siamo ancora. Siamo sul mondo che, girando, permette al sole di sorgere ogni mattina. Siamo sotto agli arcobaleni e ai temporali, siamo sulle spine e sui prati, siamo nel silenzio e nel traffico, siamo in mezzo al mare e al fango.
Siamo in selfie in cui abbiamo smesso di venire bene, perché il tempo che è passato, non è passato invano.
Siamo in un presente vivo, in cui non c’è spazio per compromessi e finzioni. Neanche per un singolo sorriso forzato su una foto che immortala un momento, che altrimenti verrebbe dimenticato.
La felicità, a questa età e dopo tutto questo, è una pretesa. E’ qualcosa che dobbiamo a quello che saremo nel futuro, quando, guardando quelli che siamo oggi, dentro una fotografia chiusa nel telefono, ci perdoneremo gli errori commessi, ci ringrazieremo per il coraggio avuto e finalmente ci diremo “Grazie”.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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