Dalle parole ai fatti, dagli annunci all’azione giudiziaria: la giunta comunale ha deliberato di agire nei confronti del Consorzio Terra Viva, di cui fa parte anche una società dell’assessore Manuela Cozzi, per il rilascio immediato dell’immobile di via Federico II e il recupero di oltre 68mila euro di affitti non pagati.
Troppo tempo atteso e troppi pagherò non onorati: dopo sei anni di locazione senza mai ricevere un centesimo di affitto, così, il Comune ha deciso di riprendersi l’immobile e possibilmente anche il credito vantato.
Così la giunta ha deliberato (assenti gli assessori Cozzi e Tirimacco) di dare mandato all’avvocato di palazzo San Francesco, Marina Fracassi, di agire nei confronti dei produttori a chilometro zero che, nonostante gli impegni presi a febbraio scorso, hanno finora versato alle casse comunali solo 5mila euro nel marzo scorso, a cui vanno aggiunti quasi 12mila euro già decurtati dall’importo dovuto a riconoscimento di alcuni lavori strutturali eseguiti sull’immobile.
Oltre a non pagare gli affitti, d’altronde, Terra Viva non ha pagato neanche luce e gas per circa 16mila euro, per cui “il pregiudizio economico sofferto dal Comune a causa della completa omissione del pagamento dei canoni mensili – si legge nella delibera -, preclude ipso facto, di intraprendere trattative volte ad una soluzione conciliativa della controversia”.
Si va in tribunale insomma, per una storia nata sotto l’entusiasmo di una sperimentazione che doveva avere anche una forte spinta turistica: l’idea di offrire a due passi dal mercato di piazza Garibaldi un rifugio di prodotti del territorio, in grado di essere vetrina e vendita delle eccellenze gastronomiche della Valle Peligna e di offrire, anche, eventi e servizi (compreso un bagno pubblico mai davvero entrato in funzione).
Dal canto suo il Consorzio Terra Viva reclama i danni subiti da un locale che da subito ha mostrato tutti i limiti della sua ristrutturazione, che hanno causato gravi infiltrazioni d’acqua nei locali tanto da pregiudicarne la funzionalità e persino la merce.
I locali di Terra Viva vennero concessi al Consorzio nel giugno del 2013, con l’accordo di versare un canone di affitto mensile di 810 euro (9.720 euro l’anno): somme mai incassate dal Comune che, ora, il Comune, pressato anche dalla Corte dei Conti, ha deciso di recuperare in un modo o nell’altro.
Si ma a priori si conosce che sono attività strampalate intraprese con perniciosa illusione da gente fallita ognuna dieci volte.Percio’ più che economiche la Corte dei Conti dovrebbe rilevare che queste attività rientrano in senso ampio nel novero della assistenza sociale ,per tenere a bada gli emarginati bisognosi dì aiuto . Più o meno come per i tartufi che vengono sottobanco acquisrati dallo stato con fondi sociali come forma occulta di sostegno sociale del settore agricolo.
bene,i capitani senza capitali,gli imprenditori del zero rischi con solo ed esclusivo contributo pubblico,meglio i soliti noti “prenditori privati” amici del popolo,che nulla possono,incapaci,inconcludenti,inefficienti,inclusi i loro “padrini” politici,tutti cialtroni prezzolati,tutti a carico dei Contribuenti…per meglio comprendere i limiti di tutti questi nani e ballerine,basta dare un’occhiata ai vari reports produzioni/esportazioni ortofrutta…dimezzate le nostre esportazioni,addirittura dopo Grecia,Cina.. Olanda e Paesi Bassi insegnano,leader mondiali “ortaggi”,produzione,qualita’,efficienza,in tutta la filiera,
il valore assoluto…allarme lanciato da anni,inascoltato,(mancano infrastrutture,tecnologie,
capitali,capitani,ecc,ecc,si preferiscono terre incolte) le distanze non c’entrano nulla,Cile,Peru’,Costa Rica,Messico,ecc,vere Terre Vive,o no?
Aggiornamenti?
Per la redazione, ci sono news?