Sono sopravvissuti all’inverno senza mamma Amarena, e dopo tre mesi i due cuccioli si sono fatti grandi, spuntando per la prima volta dopo la stagione dell’ibernazione. Gli orsi, figli della plantigrada ammazzata a fucilate a San Benedetto dei Marsi, sono stati avvistati dai responsabili del Parco Nazionale d’Abruzzo, che hanno appurato per la prima volta il sesso maschile di entrambi. Una conferma arriva dalle analisi genetiche svolte dall’ISPRA sui campioni raccolti lo scorso autunno.
Dal 10 gennaio, di loro, si era persa traccia nonostante l’infaticabile lavoro dei guardiaparco del PNALM. Il monitoraggio dei vari settori Parco e dell’Area Contigua ha dato i suoi frutti alcuni giorni fa, quando le videocamere hanno immortalato il passaggio dei due fratelli. Inseparabili, ma ancora per poco. Tra circa un mese potrebbero separarsi, fanno sapere dal Parco, come avviene per gli altri giovani orsi che vengono smammati a primavera dalle loro mamme, o restare insieme il tempo giusto per darsi ancora sostegno e rimandare a quanto sono ancora più grandi la separazione.
Da qui a poco tempo, dunque, non sarà affatto facile individuarli, non saranno diversi da tutti gli altri orsi della stessa età che si sono separati dalle loro madri. Sarà possibile essere sicuri della loro identità unicamente attraverso la genetica.
Impossibile pronosticare il futuro dei due orsi, rimasti orfani in modo traumatico della propria madre. Sono in grado di orientarsi da soli, ma soprattutto non hanno ereditato il vizio del loro “fratellone”, Juan Carrito, di cercare il cibo in luoghi antropizzati. Alla fine la natura ha fatto il suo corso. Un esame, quello della sopravvivenza nel primo anno di età senza le cure materne, brillantemente superato dai due plantigradi.
“Oggi siamo felici della scelta di averli lasciati liberi in natura – recita un post sul profilo Facebook del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise -, una scelta per nulla facile né scontata, ma l’unica opportuna per dargli la possibilità di essere due orsi marsicani selvatici, entrambi vivi al termine del primo inverno, anche senza la mamma”.
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