E’ una storia orrenda, consumata in un appartamento popolare di due stanze di un paese del Centro Abruzzo, finita, per il momento, con l’arresto, qualche giorno fa, di un 43enne siciliano, compagno della madre della piccola di appena undici anni (non ancora compiuti) che sarebbe stata abusata sessualmente dall’orco per un anno.
“Una violenza che poteva essere evitata – denunciano ora i familiari del padre biologico della piccola, che per anni hanno accudito e cresciuto la bambina – perché da quando la mamma si è trasferita qui con il compagno, nell’agosto dello scorso anno, abbiamo segnalato decine di volte agli assistenti sociali le condizioni in cui viveva: malnutrita, sempre mezza nuda in giro e costretta in un ambiente familiare del tutto inadeguato”.
La storia parte da lontano, quando il padre biologico della bambina conosce la madre su Facebook. S’innamora, lascia la sua famiglia e decide di andare a vivere con lei e farci una figlia. “Durante la gravidanza – racconta la famiglia – lei, già privata della patria potestà di un’altra figlia che aveva, non ha mai smesso di bere e fumare, provocando probabilmente a nostra nipote un piccolo ritardo cognitivo da cui è affetta”.
Poi nel giugno di due anni fa la mamma si presenta con le valige in mano e annuncia al padre biologico della piccola di essersi innamorata di un altro uomo: parte così per la Sicilia, dove il 43enne era agli arresti domiciliari, lasciando la piccola nel paese abruzzese con il padre.
Per gli assistenti sociali, però, la madre non aveva abbandonato la figlia, perché di tanto in tanto le telefonava. Così quando ad agosto dello scorso anno decide di tornare in Abruzzo con il nuovo compagno (sempre agli arresti domiciliari) i giudici del tribunale dei Minori non oppongono alcuna resistenza perché la bambina vada a vivere con la mamma e il suo compagno.
“Una legge assurda, la 54, sulla bigenitorialità – continua la famiglia – impone ai bambini di frequentare anche il genitore violento o assente per anni”.
Tra segnalazioni inascoltate ai servizi sociali e richieste di intervento ai carabinieri, la convivenza va avanti per un anno, fin quando cioè ai primi di settembre la bambina racconta ad un’amica dei “giochetti” che il compagno della madre faceva con lei. L’amica spinge la bambina a raccontare tutto al padre che va subito a fare la denuncia ai carabinieri. I militari piazzano delle telecamere nascoste nell’appartamento e la settimana scorsa intervengono cogliendo in flagranza di reato il 43enne: suonano alla porta, la madre va ad aprire, lui esce dalla camera tirandosi su i pantaloni della tuta, sul letto la bambina solo con gli slip addosso. Scattano le manette e il trasferimento in carcere per lui, che davanti al Gip si dichiara innocente, mostrando anche una certa strafottenza e aggredendo i carabinieri intervenuti. Per la mamma, invece, la denuncia a piede libero e niente più.
“La cosa incredibile – continua la famiglia del padre biologico – è che la bambina è stata lasciata in quella casa, con la madre che ha comunque delle responsabilità in questa storia. Vogliamo che torni qui da noi, o vada a casa della zia che abita fuori e che si è detta disponibile ad accoglierla. Non riusciamo a farci capaci di come sia stato possibile che si sia consumato questo orrore”.
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