Quel cappellaccio scuro a falde larghe, da bandito della legalità. Il pizzo nero e fitto, bolscevico, su una faccia antistalinista. Nemica di Benito Mussolini. Quietamente insurrezionale. Naturalmente dinamitardo pacifista. Migrante d’intelletto, patriota senza terra. Artista del tumulto. Un Martello scomodo per tutti, freddato a New York dal piombo mafioso, dove la quindicesima e la quinta strada s’incrociano. L’undicesimo giorno del 1943.
Ottant’anni più tardi, lunedì 23 gennaio alle ore 17.30, Angelo Figorilli e Francesco Paolucci, con Maurizio Maggiani, ci consegnano nella sala Pacifico il montaggio della passione. Della memoria. Il cipiglio, il tratto insolente di un eroe non abbastanza ricordato. Mai dimenticato. Libertario assassinato da sicari tornati a piede libero. Mandanti non trovati, mai cercati. Baruffe e lotte sopra le righe di un sulmonese fuggiasco ormai leggenda: Carlo Tresca.
Altro che documentario. È un potente incastro d’autore, di amore, collage di un visionario giornalista raccontastorie di razza e di un raffinato filmmaker che d’istinto sa dov’è l’orizzonte. Le psichedeliche animazioni minimaliste a matita, rossonere e vagamente pauliste, di Nespy5euro. Note lievi e struggenti, pianoforte e violino di Giancarlo Tiboni. Lo studio profondo di Concettina Falcone Salvini, le emozioni di Giuseppe Evangelista, Italia Gualtieri, Edoardo Puglielli. Le certezze di Mario Pizzola.
La tragedia di un professionista della protesta che scivola via come un cortometraggio d’avventura. Commedia dolceamara. Favolaccia che non conosce lieto fine. Con il gusto, la semplicità e la leggerezza di chi ha saputo cogliere i respiri più nascosti di un’anima irrequieta. Invaghita del caos contro l’ordine costituito. Un latin lover dell’anarchia. Della disobbedienza all’ingiustizia.
Non sapeva star fermo. Aveva nelle vene Il Germe dell’azione: mise su il più grande sciopero mai visto prima negli States, come la rivoluzione in scena al Madison Square Garden. Per i grigi agenti della Federal bureau of investigation era uno schedato da tener d’occhio. Un consiglio, faro, una luce nel buio di inizio secolo per intellettuali e sindacalisti d’oltreoceano. Per i fasci avversario tosto, un rinnegato per il partito comunista degli anni Trenta. Per i contras dell’anarchismo spia infame. Gioia e goduria dei suoi amici, affabulatore fascinoso per le donne. Poco più che un contratto per il killer vigliacco che gli ha sparato alla schiena. Era l’impossibile, tutto e il contrario di ogni cosa. Ora, si spera, anche L’uomo più buono del mondo.
Dylan Tardioli
Trama di fili preziosi dalle perfette geometrie che ci riconsegna un’immagine bellissima storica e umana