Rulli di tamburi, bandiere al vento. Le note delle chiarine dai ritmi rinascimentali si mescolano con gli accordi di “We are the champions” dei Queen. Non servono molti indizi per capire cosa stia accadendo. Qui è la roccaforte del Sestiere di Porta Filiamabili, dove è appena entrato trionfante il palio della XXVIII edizione della Giostra Cavalleresca di Sulmona. Uno striscione recita anche le coordinate di largo Mazara: “Per il palio, qui”. La prudenza non è mai troppa, specie quando un drappo è sfilato tra le mani per un centesimo di secondo. E, soprattutto, quando lo attendi da dodici anni. Ne sanno qualcosa tra via Trozzi e vico Chiaro, dove ora hanno il dolce problema di trovare un angolo per regalare una degna dimora al vessillo. Ad avercene di questi dilemmi.
Filiamabili vince in finale contro il Borgo di Santa Maria della Tomba, con l’ex fantino Mattia Zannori a cui sul piu bello trema la lancia. Due volte, tra eliminatorie e finale, il cavaliere gialloverde ha dovuto alzare bandiera bianca contro Marco Diafaldi. E se nel primo atto la sconfitta è stata praticamente indolore, nel secondo la disfatta è di quelle che bruciano. Soprattutto dopo aver chiuso la prima giornata di gare davanti a tutti. Nell’ultima chiamata alla lizza da parte del Mastrogiurato, Diafaldi non perdona. Tre botte su tre. Otto punti e un tempo di 29”25. Zannori cicca un anello, il secondo da due punti. Chiude con due botte e sei punti, e 29”72. Anche il cronometro non gli avrebbe dato ragione. Le lancette dell’orologio segnano le 20:34. Il Sestiere di Porta Filiamabili è di nuovo campione, dopo dodici anni. Il maestro di campo gialloblù è in lacrime. Di gioia, ovviamente. Qualche figurante si porta a casa le piantine che delimitano la pista. Sugli spalti si festeggia, mentre il presidente della Fondazione Carispaq, Mimmo Taglieri, consegna il drappo.
Palio numero otto per i gialloblù. Pareggiato (di nuovo) il conto con il Sestiere di Porta Manaresca, dopo appena un anno. Corso Ovidio, nel tratto compreso tra piazza XX settembre e la Fontana del Vecchio, ritrova vecchie simmetrie. Ad accomunare i due rioni, oltre ad uno dei colori sociali di entrambi e il numero di titoli, è anche Marco Diafaldi. Rivale per una vita. Oggi eroe per una notte. Lui che con quello di ieri di pali ne ha vinti sei sulla lemniscata di piazza Garibaldi. Cinque sventolati nel cuore di largo Palizze. L’altro alzato in una tavolozza di colori dove il gialloblù si mischia con il verde del rione difeso dal faentino nel palio del Niballo. Vinto anche quest’ultimo nel 2024, portando a 23 i titoli personali in bacheca. Ma il verde porta bene a Filiamabili: “Green commander” è il nome del cavallo che ha riportato il palio in largo Mazara. “Mela verde”, invece, ricorda sogni al miele, con quelle vittorie da cannibale con in sella Massimo Conficconi.
Per FIliamabili è il palio dell’attesa. Quella di una generazione di musici e sbandieratori costretti a vedere gli altri festeggiare. E’ l’attesa cantata da Giorgio Gaber. Quella con l’aria stranamente tesa. Quel bisogno di silenzio che è calato sull’otto di piazza Maggiore durante l’ultimo atto. Una quiete surreale, nonostante i settemila spettatori sugli spalti e altrettante bocche cucite. Ma è l’attesa, soprattutto, di Alessandro Giampietro. Al suo primo palio da capitano, con il terzo mandato che scadrà a gennaio. Ha già annunciato che non si candiderà per un quarto. Lascia da vincitore, tra le lacrime sue e di tutti i tesserati che si sono lanciati nella corsa sotto il trono della regina Adriana Volpe, nei panni di Giovanna d’Aragona. Un gruppo cementato negli anni, prima grazie all’esperienza come responsabile del gruppo tecnico, poi come vertice del sestiere. In bocca al lupo a chi riceverà il testimone di un’eredità, umana e professionale, così coinvolgente.
E’ anche il palio nel ricordo di Mario De Simone. Armigero storico dei colori gialloblù, scomparso alcuni mesi prima della Giostra. “Non è, ma se è…”, recitava lo striscione in suo ricordo, steso durante la due giorni di gare nel settore dei gialloblù.
Il resto è cronaca di una corsa all’anello di un livello talmente alto da non lasciare posto tra i seggiolini alle polemiche, politiche e non, dei giorni scorsi. Di una Giostra capace di chiudersi e rinchiudersi nella cornice che la incastona nell’acquedotto svevo. Capace di far parlare, pianger e gioire per ciò che essa è nella sua essenza: l’attesa. Di una vittoria. Di una sconfitta. Di una chiamata alla lizza dove tutti restano in silenzio.
Valerio Di Fonso
Commenta per primo! "Filiamabili, è qui la festa: palio in largo Mazara dopo dodici anni. Sesto titolo per Marco Diafaldi"