Un danno all’immagine della pubblica amministrazione e in particolare della Asl e dell’ospedale di Sulmona, che “risulta maggiormente afflittiva perché incidente sull’attività di tutela della salute e per le funzioni dirigenziali (primariali) svolte dall’interessato”. L’ex primario di Anatomia Patologica del Santissima Annunziata, Vincenzo Maccallini, dovrà ora pagare anche economicamente, dopo la condanna passata in giudicato ricevuta in sede penale, per quanto fatto nelle sue funzioni.
Soppressione di atti veri, accesso abusivo ad un sistema informatico, truffa pluriaggravata e falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale in atto pubblico, i reati per i quali l’ex primario era stato condannato sia dal gup del tribunale di Sulmona con rito abbreviato (due anni e sette mesi di reclusione), sia in Corte d’Appello all’Aquila (che aveva solo parzialmente riformato la sentenza).
Maccallini, hanno stabilito i giudici, era stato l’ideatore e l’esecutore del meccanismo con il quale gli utenti provenienti da studi privati, ottenevano una corsia preferenziale negli esami e nelle cure oncologiche; intervenendo non solo nella fissazione degli appuntamenti, ma anche con la modifica di alcuni documenti. Una prassi che in sostanza penalizzava chi si rivolgeva al servizio pubblico senza passare per le costose visite degli studi privati e da cui Maccallini avrebbe ottenuto indebiti vantaggi economici.
Un’indagine avviata dalla guardia di finanza nel 2009 e che aveva portato al sequestro in ospedale di numerosi documenti e del computer del primario. Con i diversi gradi di giudizio conclusisi nel 2014 e a seguito dei quali, nel 2017, venne aperta la procedura da parte della Corte dei Conti.
La scorsa settimana è arrivata così la sentenza anche dei giudici contabili che hanno condannato l’ex primario a pagare un risarcimento alla Asl di 10mila euro.
“Non è chi non veda come la vicenda in giudizio (comunque ripresa anche sui mezzi di informazione, secondo quanto incontestato) – scrive la Corte dei Conti – abbia causato un sicuro disdoro per l’amministrazione di appartenenza, eccedendo senz’altro la soglia dell’offensività, anche se la diffusione mediatica è stata tutto sommato limitata all’ambito locale”.
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