In Abruzzo, nel mese di agosto, i prezzi dell’energia sono cresciuti più che altrove. La nostra regione, infatti, è la terza italiana dove la percentuale di incremento dell’energia è stata più alta. Lo rileva il Centro studi di Confartigianato che lancia l’allarme, chiedendo di utilizzare i fondi europei per calmierare i prezzi.
L’incremento in Abruzzo è stato infatti dell’85,1% rispetto alla media italiana che è stata del 76,4%. Peggio dell’Abruzzo si trovano solo Trentino Alto Adige (115,7%) e Umbria (86,5%). Quanto basta, spiega Confartigianato, per mettere a rischio 20mila aziende, ovvero una su cinque.
In Abruzzo sono 21.032 – pari al 21,5% del totale delle imprese – le Micro e Piccole imprese operanti nei 43 settori a rischio per il caro energia, per un totale di 71.525 addetti, cioè il 23% del totale degli addetti delle imprese del territorio regionale. In testa c’è la provincia di Chieti: 5.958 imprese a rischio, per un totale di 22.320 addetti. Seguono le province di Teramo (5.385, 19.692), Pescara (5.046, 17.285) e L’Aquila (4.642, 12.229).
“Ci troviamo davanti ad un’emergenza senza precedenti. Rischiamo una vera e propria catastrofe economica – afferma il direttore di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila, Daniele Giangiulli – Il Governo deve intervenire subito. Le imprese non possono attendere l’insediamento del nuovo Esecutivo che, se tutto va bene, avverrà tra un mese e mezzo. Nel frattempo migliaia di attività chiuderanno. Se lo Stato non ha le risorse – conclude Giangiulli – è indispensabile utilizzare i fondi europei per calmierare subito il costo delle bollette”.
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