Elezioni svuota carceri: un candidato ogni due abitanti, i paradossi del voto in divisa

Dovranno fare gli straordinari i 156 agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Sulmona, almeno fino al prossimo 10 giugno. Venti dei loro colleghi hanno fatto le valigie, e almeno per i prossimi trenta giorni svestiranno la divisa per indossare i panni del candidato, o forse il lenzuolo del fantasma. Tutti in “corsa” per la carica di consigliere comunale o addirittura di sindaco nei Comuni interessati dalle elezioni del prossimo 8 e 9 giugno. Candidature che, grazie alla legge 121/1981, regalano ai candidati delle forze armate un mese di aspettativa speciale per evitare qualsivoglia ingerenza tra candidato in divisa ed elettorato attivo.

Una norma legislativa di cui spesso si abusa, specie in Abruzzo dove la candidatura seriale è agevolata dall’alto numero di Comuni con meno di 1.000 abitanti. Piccoli centri nei quali nessuna sottoscrizione è richiesta per la dichiarazione di presentazione delle liste. Sono gli stessi candidati che assumono, di fatto, la veste di presentatori delle singole liste attraverso l’accettazione della propria candidatura, e non è necessario che i candidati sottoscrivano anche la dichiarazione di presentazione della lista. I casi acclarati negli ultimi anni sono diversi. A partire dalla “lista in divisa” di Cocullo, che nel 2021 non si degnò neanche di stilare un programma elettorale, tanto da copiare quello presentato a Collarmele. E poi i candidati seriali in divisa, che invece di fare campagna elettorale, durante i trenta giorni di permesso sono volati a Ibiza. Per non parlare del “danno” economico delle elezioni comunali dello scorso anno, con un boom di liste ectoplasma costato allo Stato, solo per le candidature in Abruzzo, 170.000 euro.

Sinfonia che di certo non cambia quest’anno, a partire dai piccoli Comuni della Provincia dell’Aquila, chiamati ad eleggere un nuovo sindaco e un nuovo consiglio comunale. Due su tutti: Santo Stefano di Sessanio e San Pio delle Camere. Nel paese delle lenticchie sono quattro le liste in corsa, con quarantasei candidati consiglieri (di cui diversi che militano nelle Forze Armate) su centoquattordici residenti, ossia un candidato consigliere ogni due abitanti e mezzo. Ma il vero boom arriva da San Pio delle Camere con ben otto liste presentate lo scorso sabato all’ufficio elettorale. Lista Alfa, Beta e Gamma e se si potesse si arriverebbe anche all’Omega. Anche qui candidati seriali, come Mike De Collibus, ex rappresentante della Polizia Penitenziaria per UIL PA, che gli scorsi anni ha tentato di acciuffare la fascia tricolore nei Comuni di Barete e Anversa degli Abruzzi. E poi un mare di agenti provenienti candidati con provenienza dai luoghi più disparati: da Napoli a Palermo, passando per Como, Ariano Irpino, Ronciglione, Massa di Somma, Irsina e località sparse lungo tutta la penisola italica. Tutti vogliosi di dare il proprio contributo per San Pio delle Camere, nonostante alcuni programmi elettorali vaghi e indefiniti. Ad occhio e croce, tra le otto liste in corsa nel Comune aquilano solo un paio sembrerebbero realmente interessate alle sorti dal paese.

In quaranta agenti di polizia penitenziaria, in servizio presso il carcere dell’Aquila, hanno presentato la propria candidatura. Circa cinquanta, invece, le divise che mancheranno a vigilare davanti alle sbarre nel carcere di Teramo. A Sulmona la media più bassa, ma con numeri relativamente alti considerando i Comuni chiamati al voto. Lo scorso anno, nella casa di reclusione peligna, in 40 si assentarono per motivi elettorali. Due anni fa furono 50 gli agenti candidati. Il picco nel 2010, con 80 poliziotti “impegnati” in campagna elettorale.

Più che un vero slancio democratico, rimane un utilizzo scellerato di una norma antica, vecchia di quasi cinquant’anni, ma sempre di moda.

10 Commenti su "Elezioni svuota carceri: un candidato ogni due abitanti, i paradossi del voto in divisa"

  1. Che scandalo. Ma la legge è legge.

  2. … «tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge»…
    Cos’è… la Legge ( Costituzione art. 51 primo comma) è uguale e vale per tutti, o qualcuno è meno uguale degli altri?

    • Leone da tastiera | 14 Maggio 2024 at 10:28 | Rispondi

      Se si cita il principio di eguaglianza come fa lei poi dovrebbe spiegare perché quel principio non è rispettato proprio nel caso in cui lo,si invoca visto che tocca ricordarle che solo i dipendenti pubblici hanno questi permessi nel privato invece non esistono.
      Premesso questo si discute sulla opportunità e sull’abuso della norma per non dire l’uso furbo della stessa. Non è questione legale, nel senso di violazione di legge, ma di morale o voi sempre pronti a parlare di morale la applicate solo ad alcuni e non ad altri? Sempre a proposito di eguaglianza

  3. sub lege libertas | 14 Maggio 2024 at 07:57 | Rispondi

    Dopo questo articolo sarcastico, che sicuramente mette in evidenza una “norma antica, ma sempre di moda”, chi fa del giornalismo, dovrebbe anche chiedersi il perchè questi uomini in divisa, utilizzano in modo lecito queste norme.
    Dalla lettura, se fossimo in un’aula di Tribunale, verrebbe da applicare il “massimo della pena”, però come tutti sappiamo esistono anche le attenuanti generiche e specifiche.
    Sarebbe interessante portare a conoscenza di tutti i lettori, in che condizioni operano queste persone, a quali turni di lavoro sono sottoposti, quali umiliazioni subiscono e quali rischi corrono.
    Solo dopo queste considerazioni, potremmo decidere se moralmente “condannarli” o “assolverli” oppure come si espresse Pilato: “visto che non otteneva nulla e che, anzi, stava sorgendo un tumulto, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla dicendo: “Sono innocente del sangue di questo giusto: voi ne risponderete”.
    Io sono sempre convinto che “In medio stat virtus”, dimostratemi il contrario.
    Buona giornata a tutti.

  4. La prepotenza arriva dalla complice indifferenza di Roma. Questi presepi minuscoli, di poche centinaia di abitanti dovrebbero essere tutti chiusi e riorganizzati in amministrazioni logiche per i tempi con almeno
    centomila abitanti. In Grecia hanno, da tanti anni, applicato il “Piano Kallikratis” che doveva essere immediatamente introdotto anche qui. Invece la prepotenza di Stato impone la stessa perenne
    corruzione delle solite famiglie di basso ceto che per arraffare denaro si presentano di generazione in generazione nelle stesse amministrazioni pubbliche con il risultato che le delibere
    di spesa sono tutte irregolari con ogni cosa pagata tre volte il costo reale (ad esempio un fax che al tempo in vetrina al negozio costava 450.000 lire, lo stesso negozio lo vendeva al comune per
    1.500.000 lire con delibera. Mentre ora è per i computers che se valgono 1.000 euri di listino, il comune con gli stessi personaggi od i figli o nipoti li paga 3.000 euro) Gli appalti poi
    sono il più possibile ad affidamento diretto a cugini e compari con stessi prezzi super maggiorati. MENTRE ALLO STATO ATTUALE ROMA CI FA SUBIRE QUESTA TIRANNIA TRATTANDOCI COME ESSERI
    INFERIORI CHE DEBBONO PAGARE LE TASSE CHE POI LORO SI RUBANO, E CON LA AGGRAVANTE CHE LE FORZE DI POLIZIA ENTRANO NEI COMUNI NON PER ARRESTARE TUTTI MA PER PRESENTARSI ANCHE LORO ALLE ELEZIONI, CON STESSO INTRALLAZZO

  5. Persone che esercitano per lo Stato devono avere valori idealisti. In questo caso i valori sono materialisti con le consevuenze del caso e come sappiamo non solo. Quindi andrebbero licenziati in tronco.

  6. Scusate tutti,si tutti perché ognuno ha detto le sue incontrovertibili verità; ma se uno ruba 20.000 euro e poi ne risarcisce 10.000,è sicuramente più redditizio del gioco delle tre carte e tu stato mi indichi la strada maestra per continuare a delinquere e io che delinquente lo sono delinquente!

  7. I comuni sotto i diecimila abitanti andrebbero aboliti.

  8. Poi i commenti dicono tutto! Di quali divise ci dovremmo fidare?

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