In casa aveva quasi due etti di cocaina: 175 grammi di droga che gli uomini della guardia di finanza di Sulmona le hanno trovato in parte addosso, in parte nascosti nella sua abitazione di via della Cona dove, ormai da tempo, i residenti avevano lamentato un continuo andirivieni di gente sospetta.
Le fiamme gialle hanno fatto irruzione in casa verso le otto dell’altra sera: hanno atteso che qualcuno uscisse di casa e poi con i cani antidroga al seguito hanno perquisito i locali, trovando un pacchetto di cocaina la cui qualità ora dovrà essere analizzata dalla scientifica.
In manette, con l’accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, è finita così ieri Patrizia Ciccone, quarantacinque anni, madre di sei figli e centralinista saltuaria in un call center.
Il sostituto procuratore della Repubblica, Aura Scarsella, ha disposto la sua traduzione nel carcere femminile di Chieti, dove la donna, difesa dall’avvocato Alessandro Tucci, resterà almeno fino a domani, quando cioè dovrà presentarsi davanti al giudice per le indagini preliminari Daniele Sodani per la convalida dell’arresto.
Il blitz delle fiamme gialle è giunto a conclusione di una lunga indagine, fatta di informative presso confidenti, ma anche da appostamenti.
Già nell’aprile scorso, d’altronde, l’abitazione della donna era stata perquisita dai carabinieri del Nor che trovarono in casa undici grammi di cocaina e trentacinque grammi di marijuana. A finire in manette fu allora però uno dei figli della donna, Francesco Anzellotti, di venti anni. Il ragazzo, difeso dall’avvocato Stefano Michelangelo, venne però rimesso in libertà dopo l’interrogatorio di convalida, perché il giudice Marco Billi fece cadere i gravi indizi di colpevolezza sul fatto che quella droga fosse tutta di sua proprietà. L’arresto eseguito ieri, probabilmente, ha confermato che la droga in quell’abitazione di via della Cona non girava solo per l’attività del ragazzo, ma era, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti ora, anche gestito in gran parte dalla madre.
Mi dispiace…si possono condividere o non condividere Ma nella vita a volte anche se ci si impegna il verso del trovare lavoro ti porta sempre davanti lì con te che bisogna pagare il chiedo a tutte ma se non avessimo avuto un briciolo una lira se i figli nessun merito una mamma malata che non si alza dal letto e dei figli dal più piccolo al più grande con delle esigenze e anche nella nostra gioventù siamo stati sfortunati Beh allora sì tutto questo io non la condanna Non biasimo neanche perché io per i miei figli anche la prostituta Andrea fare per salvargli la vita Tutto farei di tutto per loro Certo non è una scusa Questa è una scusa ma bisogna trovarci in queste situazioni
Cercare di mettere un po’i panni di un arbitro Purtroppo la vita è piena di queste cose quelle cose non me le danno loro le danno gli altri Quindi se c’è la persona che ha più scrupolo penso e che cerchi di limitare i danni cercando soltanto di portare il pane a casa io non mi sento di criticarla di condannarla non lo posso non accettare o o accettare ma non mi sento di condannarla Ricordiamoci anche a dei figli Una mamma malata a casa.
Sarebbero molto bello se questo commento di Lady sì applicasse anche a tutte le altre donne che si sacrificano per i figli…e affrontano un viaggio in barca che le potrebbe portare alla morte. Ma purtroppo l’italiana si giustifica anche se volta con le mani nel sacco, gli stranieri si accusano prima ancora che scendono dalla barca.
Fare la prostituta per campate i figli, quando nn si ha altra scelta, può anche essere comprensibile.
Spacciare droga per campare i propri figli, ROVINANDO la vita di altri figli, la vita di altre mamme che si vedranno nella migliore delle ipotesi, morire quei figli, si migliore perché nella peggiore li vedranno derubarle e picchiare per avere i soldi da portare a quella signora che deve campare i suoi figli, non ha scusanti, una mamma? Che schifo!