Altre due scatole di telefoni cellulari ed una di nylon sono state ritrovate ieri nelle campagne nei pressi del carcere di via Lamaccio a Sulmona: un ritrovamento che fa salire a cinque i telefoni potenzialmente introdotti dietro le sbarre dai due napoletani, un sessantenne e un venticinquenne, entrambi pregiudicati, beccati con un drone dai carabinieri di Sulmona mercoledì scorso grazie ad una segnalazione di due cittadini.
Che i due stessero effettuando un’attività di consegna illecita è ormai certo: gli inquirenti, che continuano ad indagare sulla vicenda dopo aver denunciato a piede libero i due, vogliono però ora capire se la loro fosse un’attività occasionale o sistematica. In altre parole se stessero effettuando una consegna ad una persona specifica o se lo facessero come “lavoro”, pagati cioè per le consegne effettuate agli oltre quattrocento detenuti della Casa di reclusione sulmonese.
I primi controlli fatti nel penitenziario di massima sicurezza, al momento non hanno dato riscontri: non sono stati trovati infatti device nella disposizione di detenuti, ma il dubbio che la consegna sia andata a buon fine è concreto.
I carabinieri, d’altronde, hanno ritrovato le scatole dei telefoni vuote e i due sono stati fermati quando di fatto stavano smobilitando “la torre di controllo”, ovvero stavano recuperando il drone e il materiale utilizzato per la consegna “a domicilio”.
Un fenomeno che resta comunque difficilmente controllabile se non verranno presi provvedimenti più drastici: tra questi c’è il progetto di schermare lo spazio aereo del carcere in modo da inibire e rendere impossibile il controllo dei droni e, allo stesso tempo, rendere inutili le consegne: con la schermatura, infatti, anche avere i telefoni non consentirebbe di effettuare chiamate verso l’esterno. Una soluzione solo apparentemente semplice, in verità, perché la schermatura, di contro, avrebbe il disagio di inibire anche le comunicazioni interne degli agenti di polizia e della direzione del carcere, comprese le telecamere che sono gestite con sistema wi-fi.
Alla Tre Valli,(atti giudiziari) Il latte che arriva dalla Germania è buono,il latte nazionale lo consegnano acido e si deve trattare con la soda caustica. Però in Germania, due addetti alla macelleria che hanno cambiato di una settimana le etichette della carne in un supermercato, sono stati presi giudicati per direttissima e condannati a tre anni di carcere che si sono fatti dal giorno successivo al fatto e che hanno scontato per tre completi anni di calendario. Qui invece chi introduce oggetti vietati in un carcere e viene preso, subisce soltanto una denuncia in stato di libertà con un processo che si concluderà tra dodici anni per il massimo e più speculativo guadagno degli addetti alla giustizia che si spolpano il bilancio ministeriale, prepotentemente indifferenti che la giustizia esiste per davvero ed appartiene ai diritti dei cittadini.. LA MAGISTRATURA CI AVVELENERÀ TUTTI.
Vannacci ha totalmente ragione. Se così continua il prossimo anno in Italia avremo il generale Vannacci a presidente del Consiglio, o meglio, presidente della Repubblica. Anzi per coprire i posti di Vannacci ce ne vorrebbero due.
Mi sembra un problema di norme e codici, non di applicazione da parte della Magistratura.
Quello che ci avvelenerà é la stupidità delle analisi e un’ignoranza becera.
La CEI (Conferenza Episcopale Italiana) cioè la Chiesa, su Vannacci:
“Ritorno a tempi bui”
Ma Salvini non era quello del rosario nei comizi?