A Roccacasale c’è il sole, non più la nebbia che avvolge il silenzio di mercoledì scorso, quando in fondo a via del Mulino i carabinieri hanno trovato i cadaveri di Angela e Salvatore, anziani e sposi di 84 e 86 anni, morti – ormai da giorni – nella solitudine e in modo atroce. Lui per un malore, lei, perché allettata, di stenti: impossibilitata a chiedere aiuto, per due giorni sopravvissuta in una lenta agonia con il cadavere del marito ai piedi del letto.
Nella piazza del paese il bar questa volta è aperto e di tanto in tanto passa un’auto che si arrampica lungo le strette strade del centro storico. Nella piazzetta in cima, oltre la quale non si può andare con le auto, ci sono una ventina di persone intorno alle bare dei due anziani: solo un cuscinetto di rose rosse per lui e rosa per lei. Insieme, a spalla, portati dagli addetti delle pompe funebri fino alla chiesa di San Michele Arcangelo, dove il parroco Don Vincenzo li sta aspettando.
Nessuno ha voglia di parlare, di ricordare e raccontare: neanche l’omelia del prete spende una riflessione su come la coppia di anziani se ne sia andata. Non c’è il sindaco e neanche tutti quei pochi parenti rimasti: solo una nipote con il marito, tornata da Milano, che si è fatta carico dei funerali e della sepoltura. Pietà e bontà sua.
La messa è breve, prima di andare in pace: con le bare che ridiscendono i vicoli, tra portoni chiusi dove si accumulano le foglie dell’autunno e altri serrati, che probabilmente non riapriranno più. Case diroccate e neanche un camino acceso.
Lo spopolamento, qui, nel Borgo delle Fate, non è solo un dato Istat, ma una ferita che si avverte profonda. Il piccolo centro acquisti e la farmacia aperti lungo la statale, a valle, hanno finito con il desertificare il centro storico che si ripopola un po’ in estate con gli emigrati di ritorno. A parte il bar, che apre saltuariamente, non c’è null’altro: soprattutto non ci sono più giovani, nonostante scendendo verso valle si intravedano su uno spiazzo recintato, sotto al cimitero, enormi cumuli di ghiaia destinati probabilmente a rifare il campo sportivo. Che qualche squadra della vallata, forse, utilizzerà per gli allenamenti. Perché a Roccacasale di giovani a giocare non ce ne sono: quasi il 35% della popolazione ha più di 65 anni e il saldo naturale, ovvero la differenza tra nascite e decessi, è costantemente negativo da oltre venti anni. Tant’è che nel 2021 il paese è sceso sotto la soglia dei seicento residenti, compresi quelli che, nei fatti, a Roccacasale non vivono più.
Angela e Salvatore vivevano a piano terra, ormai, della loro casa a due piani in fondo alla strada, in via del Mulino, tra ruderi di edifici che non si sa neanche come facciano a stare ancora in piedi. Niente figli e niente parenti. Chi morto, chi andato via. Nei vasi solo piante grasse che sopravvivono senza cure, una cassetta delle poste vecchia con un avviso di lettura del contatore dentro e un conoscente che una volta la settimana portava loro un po’ di spesa. Fatta giù al centro acquisti sulla statale, dove c’è ancora un po’ di vita.
Tagliati fuori dal mondo e dalla vita sociale, come fantasmi tra quella nebbia che li ha avvolti mercoledì scorso, nessuno per una settimana si è accorto della loro assenza: morti e dimenticati in via del Mulino.
Triste che sia avvenuto in Abruzzo tutto ciò. Più che la solitudine , pare il dramma dell’indifferenza. Dal racconto, il fatto che siano mancate persino le istituzioni al loro funerale , rende tutto ancora più drammatico. Indifferenti e senza alcuna umana pietas.
Soli fino alla fine, nell’indifferenza più assoluta, che tristezza, per non parlare della mancata presenza del primo cittadino, una vergogna.
Temo, ahimè, che situazioni come queste saranno sempre più frequenti nei prossimi anni.
I piccoli borghi, non solo in Abruzzo ma lungo tutta quanta la dorsale appenninica, al centro-sud particolarmente, sono sempre più desolati ed abbandonati.
Sono segni di un modello di vita e di un mondo agreste e sociale che oramai non c’è più da diversi decenni.
Nel tempo sono sparite le persone, magari emigrate nei grossi centri urbani o sulla costa (se non in altre regioni o addirittura all’estero); poi più o meno sono venuti meno tutti i servizi: niente più poste, banche, collegamenti. Anche i negozi e le piccole attività sono sparite con le persone.
Cala la lunga notte su quei borghi e chi rimane è gia uno zombie prim’ancora di trapassare a miglior vita.
Ogni tanto leggi di illusori progetti di rivitalizzazione (come, ad esempio, i progetti “casa ad un euro” promossi da alcuni comuni) ma in realtà servirebbe (e non è detto che realmente funzionerebbe) una politica nazionale (p.es. di fortissimi sgravi fiscali) decisa e di lungo respiro per rivitalizzare un corpo morente su cui forse c’è già il “diagramma piatto”.
È’ una valle tossica, l’indifferenza , l’invidia e il non rispetto per gli altri la faranno implodere. Ormai vuota e disabitata . Scappate da qui prima che potete.
Essere ultra_80enni è tanto, Dio ha voluto così o forse è stata una loro scelta, non lo sappiamo. Rincuoriamoci nel sapere che hanno vissuto una vita insieme e le loro anime son tornate in cielo insieme.
Cari fratelli dell’altra sponda
Cantammo in coro giù sulla terra
Amammo in cento l’identica donna
Partimmo in mille per la stessa guerra
Questo ricordo non vi consoli
Quando si muore si muore soli
Questo ricordo non vi consoli
Quando si muore si muore soli.
Grazie per questo articolo, spietatamente poetico