Documentazione oltre la scadenza, il punto nascita resta sospeso

Una richiesta di deroga che è arrivata con troppo ritardo e che lascia sospesa la decisione del ministero sul destino del punto nascita di Sulmona. E’ quanto si apprende dalla pubblicazione del verbale del Tavolo di monitoraggio tenutosi il 30 luglio scorso e nel quale, secondo il ministero, la documentazione relativa alla richiesta di deroga, dopo troppa titubanza e le scaramucce politiche, è stata inviata solo il 26 luglio “oltre la data di scadenza”, rendendo di fatto impossibile la valutazione della stessa domanda. Se ne parlerà, insomma, forse, al prossimo Tavolo di monitoraggio che si terrà probabilmente a novembre, sempre che nel frattempo sia conclusa la lunga e complessa procedura prevista.

Attualmente, infatti, la richiesta avanzata dalla Regione è nella cosiddetta “fase 2”, ovvero al vaglio del Comitato percorso nascita nazionale (quello che aveva dato parere negativo alla conservazione di ostetricia a Sulmona) che dovrà valutare entro 90 giorni dalla richiesta, cioè entro la fine di ottobre, gli standard operativi, tecnologici e di sicurezza del punto nascita in deroga (anche con sopralluoghi fisici sul campo), l’efficienza della rete Stam e Sten, il bacino di utenza in relazione alla mobilità attiva e passiva delle partorienti, la definizione di un responsabile che faccia anche formazione e l’analisi dei costi.

Una verifica che non sarà semplicissimo adempiere e parametri non facili da rispettare: la Regione Abruzzo, infatti, è stata giudicata “adempiente con prescrizione” proprio, tra le altre cose, sulla rete dei punti nascita. “In particolare, dovrà completare la compilazione delle tabelle sui requisiti e gli standard, specificare dettagliatamente le criticità segnalate in tutti i punti nascita sia di I Livello che di II Livello – si legge nel verbale -. La generica dizione ‘qualche criticità’, appaiono in contrasto e non permettono di rilevare la tipologia e l’entità delle criticità presenti in ciascun punto nascita, nonché le eventuali azioni messe in campo dalla Regione per dare risoluzione a tali disallineamenti”.

E poi c’è la terza fase, quella cioè del monitoraggio regionale e nazionale, nel quale a cadenza semestrale (e per due anni) si dovrà verificare il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi specificati nella richiesta di deroga, ovvero l’efficacia del punto nascita. Se cioè diventerà attrattivo per il bacino di utenza e, come specificato dal decreto Lorenzin per le deroghe, la sua capacità di “promuovere la riduzione del taglio cesareo”. Argomento che resta una nota dolente per il punto nascita di Sulmona che, nel 2018, è stato quello a registrare la più alta percentuale di tagli cesarei primari nella regione, con il 34,3% dei 235 parti fatti, solo 130 dei quali naturali. Dai numeri un mezzo gaudio per un male comune, quello della riduzione delle nascite: in Abruzzo, infatti, si attestano sopra la soglia dei mille parti solo Pescara (2.207) e Chieti (1.572), mentre scendono a tre cifre tutti i restanti ospedali, compresi Avezzano che in passato aveva vantato numeri straordinari (e nel 2018 fermo a 955 parti) e L’Aquila (904).

C’è infine la questione politica, quella legata cioè alle intenzioni del nuovo ministro Roberto Speranza, subentrato a Giulia Grillo. Se cioè l’esponente di Leu conserverà la linea, almeno nelle intenzioni, del suo predecessore grillino di allentare la rigidità sui numeri nelle questioni di sanità.

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