Secondo il calendario astronomico siamo ancora in autunno, ma in realtà l’inverno è arrivato, in barba al solstizio, con il freddo e la pioggia che ci terranno compagnia per almeno quattro mesi.
Nonostante provi ogni anno a concentrarmi sugli aspetti positivi che contraddistinguono questa stagione, non riesco a farmela piacere: gli agrumi succosi, la cioccolata calda, il fuoco nel camino e la polenta con le salsicce non riescono ad attenuare il mio battere di denti.
Fa freddo, accidenti. Fa troppo freddo.
Provo a cullarmi pensando al tiepido abbraccio di un maglioncino di cashmere o alla fine dell’invasione di cimici, mosche e zanzare, ma vengo riportata bruscamente alla realtà da tossi squassanti, nasi colanti, file in farmacia e strati di vestiti che non bastano mai.
In inverno la città è più triste: in certi pomeriggi le strade sono deserte, a causa di un coprifuoco spontaneo e necessario per evitare l’ibernazione della popolazione.
Le lucine natalizie già brillano allegre nelle vetrine dei negozi, ma è un luccichio che illumina tanto e non scalda affatto.
Gli sciatori accolgono con entusiasmo il primo fiocco di neve dell’anno, io invece sospiro tristemente, pensando ai disagi della viabilità e a quelli della bolletta del gas.
Vorrei essere fra le persone che si vantano di avere il “sole dentro” tutto l’anno e riescono ad essere felici anche sotto lo zero, ma la verità è che io il sole lo vorrei fuori, caldo, splendente e alto nel cielo ad asciugare il bucato steso al balcone, senza che prenda l’odore del fumo dei camini.
D’altra parte non sono stata certo io a inventare il termine “brutta stagione”: evidentemente qualcun altro, in passato, la pensava come me.
Rimpiango la calda estate e il cinguettio degli uccellini che proveniva, festoso, dalle finestre aperte. Ora, rintanata in casa, sento solo il ticchettio dell’orologio in cucina, che mi ninna lievemente, segnando un tempo più lento, al limite del letargo. I tonfi della caldaia, incitata dal termostato a compiere il proprio dovere, mi destano da tanto torpore, ma solo per ricordarmi che fa freddo.
Talmente freddo che sarebbe bello tuffarsi nel tè bollente, al posto del savoiardo, come il tizio della barzelletta che entra in un caffè: SPLASH!.
L’inverno è necessario come ogni stagione, deve esserci per far riposare la terra, che in primavera potrà così tornare a germogliare e a meravigliarci con la sua esplosione feconda.
Quindi: Benvenuto Inverno!
Lo scrivo sui vetri appannati di casa, creando fessure fra la condensa, per spiare il brutto tempo che fa fuori.
Mi rassegno alla canotta di lana e lo accolgo con tutto l’entusiasmo di cui dispongo.
Mi aspetto di ricevere, in cambio, la calda carezza di qualche giornata mite, che spezzi la monotonia di tutto questo freddo; l’abbraccio di un vento di Scirocco o la sorpresa romantica di un bocciolo di rosa nato fuori stagione, in uno dei giorni di questi quattro mesi, che io vivrò come fossero dodici, perché fa freddo. Fa troppo freddo!
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
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