“Per i vostri rifiuti trovate un’altra discarica”. Un invito garbato, seppur duro nei contenuti, ma quantomeno detto in modo esplicito, alla luce del sole. A rivolgerlo sono i due assessori sulmonesi, Catia Di Nisio e Katia Di Marzio. L’invito è indirizzato ai sindaci di quei Comuni soci di Cogesa, che nell’assemblea del 20 ottobre hanno ritenuto, a maggioranza, di eliminare il ristoro ambientale per i comuni di Sulmona e Pacentro.
Un ristoro dovuto per i disagi ambientali patiti dai territori in conseguenza della presenza di un impianto, ovvero quella discarica di Noce Mattei che da anni affligge con miasmi e non solo gli abitanti di Sulmona e Pacentro. La facoltà di decidere se riconoscere o meno questo ristoro è stata data a tutti i sindaci, anche quelli dei Comuni dove non insiste l’impianto.
E ad accoltellare sulmonesi e pacentrani non è stata L’Aquila capoluogo, con la sua politica “divide et impera”. Asm, infatti, si è astenuta dalla votazione (così come Barrea e Villetta Barrea) che ha comportato anche l’approvazione del bilancio della partecipata. A dire di “no” al ristoro ambientale sono stati gli stessi sindaci dei Comuni soci della Valle Peligna, quei primi cittadini che passeggiano lungo Corso Ovidio, o che rappresentano questo territorio in Regione. A voler abolire il ristoro sono stati i sindaci di Anversa degli Abruzzi, Bugnara, Campo di Giove, Cocullo, Corfinio, Goriano Sicoli, Introdacqua, Prezza, Raiano, Rocca Pia, Roccacasale, Scanno e Villalago. Insomma, l’abolizione del ristoro è passata con il 52% delle preferenze (contate in base alle quote detenute dai singoli soci). Ad opporsi, oltre Sulmona e Pacentro, sono stati i Comuni di Pratola Peligna, Pettorano sul Gizio, Acciano, Cansano, Castelvecchio Subequo, Gagliano Aterno, e Opi.
Una cancellazione del ristoro ambientale che arriva in un momento di grande crisi economica e gestionale del Cogesa, ed è quindi un modo per fare “cassa”, per cercare, rastrellando un po’ dovunque, di coprire il grande buco economico creato nella gestione della società. Insomma, a pagare gli sperperi di altri alla fine sono i cittadini, a volte non solo aprendo i portafoglio ma rimettendoci anche sulla propria pelle. Ecco perché per Cogesa l’abolizione del ristoro è una manna dal cielo per far quadrare i conti. Il tutto non tenendo in considerazione che l’area abitata nei pressi di Noce Mattei è sotto controllo di Arta dal 2022 per la qualità dell’aria.
“Magari sarebbe stato più giusto ed efficace, anche in termini di politica sulla produzione dei rifiuti, proporre delle tariffe di conferimento molto più pesanti per quei comuni che hanno ancora valori di percentuali di raccolta differenziata bassi”, fanno notare Di Nisio e Di Marzio. Insomma, meglio togliere qualcosa a chi vive a due passi da una discarica, piuttosto che intaccare le casse di chi non è neanche capace di differenziare plastica e carta. Sia mai.
“Ora – concludono Di Nisio e Di Marzio -, evidentemente, i Sindaci che hanno votato a favore dell’eliminazione del ristoro, ritengono che l’impianto, comprensivo della discarica, non rappresenti un elemento particolarmente impattante sul territorio e sulla popolazione. Ci auguriamo pertanto, e sotto questo aspetto vogliamo essere fiduciosa, che in un futuro (molto prossimo) questi Sindaci offrano la loro massima disponibilità ad individuare, sui territori di loro competenza, un sito per una nuova discarica, in cui conferire il sovvallo dei rifiuti di tutti e 64 i comuni soci, tenuto conto che l’impianto di Sulmona è ormai in esaurimento”.
Da cittadina di questa città condivido e faccio mio l’invito degli assessori Di Nisio e Di Marzio a quei sindaci. Con il loro voto hanno dimostrato che avere una discarica nei propri territori non comporta alcun tipo di problematica o necessità di compensazione, visto che ritengono inutile un eventuale ristoro economico. Quindi da sulmonese, anche io li invito ad attivarsi immediatamente per realizzarne una sul proprio territorio. Eventualmente potranno ospitare nella propria, alle tariffe che riterranno adeguate, i rifiuti di qualsivoglia città ritengano voler gentilmente sostenere nello smaltimento dei propri rifiuti.
Da cittadino pacentrano mi auguro che questa sciagurata decisione venga impugnata dal Comune, come sicuramente farà il comune di Sulmona, in tutte le sedi opportune.
C’è qualcosa che non va nella distribuzione delle quote in fase di votazione. Una volta che Sulmona e Pratola sono d’accordo come possono gli altri comuni con 150 abitanti avere stessa voce in capitolo? Il peso del voto si dovrebbe calcolare in base al numero di cittadini che uno rappresenta credo…..
Già, ma così la matrigna avrebbe sempre ragione…
La matrigna non ha mai ragione a prescindere.
Alla decisione dei sindaci soci doveva essere il sindaco a tuonare contro questa decisione e non i due assessori che devono avvalorare la permanenza in giunta.
Il problema della nuova discarica non esiste da oggi a seguito di questa decisione con una risposta che ha la parvenza di una ripicca, è anche tardi per discutere della nuova discarica che non può più essere pensato nel territorio comunale che ha già dato e che va individuata in uno degli oltre 60 comuni soci.
Questo è quello che succede quando non si persegue una politica di città territorio capace di coinvolgere un intero comprensorio in scelte condivise di sviluppo e crescita complessive. Sul COGESA, poi, ne abbiamo viste di cotte e di crude.
Si ponga fine a questa che è ormai diventata una farsa se non fosse una vera e propria tragedia. Si mantenga pubblico l’impianto di smaltimento a garanzia di un corretto uso, e si privatizzino i servizi di raccolta e pulizia,come ormai si fa nelle città all’avanguardia in materia.
Basta copiare.
Bravissime
Avanti così
C’è un passaggio nell’articolo che proprio non riesco a comprendere, ossia il punto in cui si afferma: “ad accoltellare sulmonesi e pacentrani non è stata L’Aquila capoluogo, con la sua politica “divide et impera”…”.
Che informazione ha voluto darci “Il germe”?
Mingaver, non ha proprio capito?
Lascia stare…. informazione faziosa e sempre pronta ad alimentare squallide posizioni di campanile.
E gli conveniva l’astensione… hanno agito come Ponzio Pilato, perché i “ ristori “ ai due Comuni fino ad adesso lo hanno pagato i cittadini virtuosi che differenziavano di più … LORO, gli aquilani, invece hanno beneficiato di una tariffa agevolata e di favore per una monnezza conferita poco o per nulla differenziata, d’altro canto a che pro dovevano differenziare quanto i rifiuti li scaricavano a 115 € a tonnellata?
Per differenziarli gli sarebbe costato molto di più, per i molti passaggi del ritiro, per gli operatori, i mezzi impiegati e per lo stoccaggio… gli ALLOCCHI siamo stati NOI, mica loro.
Poi ci sarebbe da aprire un’indagine seria e approfondita su come sono stati impiegati e dove sono finiti i soldi del ristoro.
Ecco, magari il “ Comitato “ Sulmona-Morrone- Valle Peligna potrebbe approfondire per fare chiarezza.
Ma… CHIUDETELA e finiamola qui… ne va della tutela della nostra salute e del territorio.
Stia sereno…. riusciamo a farci male da soli senza che l’aquila faccia nulla…. e questa e’ l’ennesima prova.