Dieci chilometri di gallerie, dal diametro di 6 metri, nel cuore delle montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo per la realizzazione di un sistema di pompaggio con una nuova stazione elettrica tra i laghi di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo. E’ il progetto che Enel Green Power ha presentato al Ministero dell’Ambiente. Un’opera da oltre 500 milioni di euro che per vedere la luce dovrà prima avere il semaforo verde sulle valutazioni di impatto e incidenza ambientale, i cui termini per le osservazioni scadono domani, 6 settembre.
Gli stravolgimenti verso i quali andrebbe incontro il territorio sono di quelli massicci. Nuove strade, grandi aree cantiere, nuovo elettrodotto, deforestazione a raso per ettari, deposito di centinaia di migliaia di metricubi di detriti nelle montagne delle Mainarde tra Alfedena, Pizzone, Montenero Val Cocchiara e Castel San Vincenzo al confine tra Abruzzo e Molise interessando in pieno sia il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo sia le aree limitrofe della Zona di Protezione Esterna.
Gli stessi elaborati progettuali prevedono la produzione di oltre 900.000 mc di rocce da scavo, una parte consistente delle quali dovrebbe essere scaricata per sempre in alcune aree limitrofe, una addirittura all’interno del Parco. Oltre 11 ettari di bosco sarebbero tagliati a raso per ospitare le aree di cantiere della durata di ben 5 anni. Lo stesso paese di Pizzone si vedrebbe realizzare enormi sbancamenti sul versante della valle limitrofo al paese per realizzare le strutture esterne della centrale.
Insomma, un progetto che non sembra tener conto di un’area tutelata per la presenza di specie a rischio come, ad esempio, l’orso bruno marsicano. Per questo motivo la Stazione Ornitologica Abruzzese ed il Forum H2O chiedono a gran voce di bloccare sul nasce un’opera che stresserebbe il territorio e la fauna che lo abita.
“È del tutto inconcepibile che una delle aree più belle del Parco d’Abruzzo, fondamentale per l’orso bruno per stessa ammissione del proponente come si legge nelle carte del progetto, sia letteralmente stravolta per anni da cantieri immensi, con tutto ciò che consegue dal punto di vista dell’impatto, sia temporaneo che persistente – dichiara Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese e naturalista -. Sconcerta che un progetto di tale portata, che interessa direttamente un parco nazionale storico, due regioni, diversi comuni, molti siti protetti a livello comunitario, proceda alla chetichella in piena estate, depositato il 6 agosto con 30 giorni per esaminare e commentare 119 elaborati progettuali di migliaia di pagine che vanno dalla realizzazione di gallerie alla costruzione di un nuovo elettrodotto, dalla deforestazione di intere aree nella meravigliosa valle Fiorita di Pizzone alla realizzazione di nuove strade sul versante. Altro che tutela dell’Orso bruno marsicano”.
“Tra poche ore scadono i termini e depositeremo diverse osservazioni contrarie a un progetto che a nostro avviso non solo è fortemente impattante – spiega Augusto De Sanctis per il Forum H2O -ma è anche carente, visto che negli elaborati si fa un continuo rimando a nuovi studi da fare in sede esecutiva su specie e falde acquifere che rischiano di essere intercettate, cosa peraltro vietata dalla legge istitutiva del Parco. Invece tutti gli approfondimenti devono essere fatti proprio ora altrimenti come si fa a quantificare e valutare esattamente gli impatti? In ogni caso sarebbero di fatto pleonastici visto che appare evidente come un territorio così delicato, protetto a tutti i livelli, non possa essere trasformato in un enorme cantiere con tanto di aree di scarico permanente. Ovviamente chiediamo all’Ente Parco nazionale d’Abruzzo di rilasciare parere negativo sulla Valutazione di Incidenza, e a Enel Green Power di recedere da un progetto così invasivo. Al Ministero e alle regioni Abruzzo e Molise non resta altro che dimostrare con i fatti che la tutela dell’orso non è solo uno slogan da utilizzare nelle tragedie”.
Per favore fermate questo scellerato scempio ambientale e sperpero di denari pubblici.
Con 500 milioni di euro si possono realizzare 35.000 tetti solari da 4.8 kw con relativo accumulo di 10 kw, per una produzione annua di 200 milioni di chilowattora, pari al consumo medio annuo di 55 mila nuclei familiari.
Praticamente tutti gli abitanti ricompresi nel territorio da Isernia fino a Sulmona… e senza tagliare un solo albero, movimentare alcun metro cubo di terreno e deturpare per decenni un territorio ad altissima valenza ambientale.