Dipendenti fannulloni, condanne per quattro furbetti del cartellino

Dopo otto anni dall’inizio dell’inchiesta, arriva la sentenza per i sei imputati finiti a processo per l’inchiesta “Furbetti del cartellino” nel Comune di Sulmona. Un anno e 6 mesi di reclusione, e una multa da 1.000 euro a Stefano Pezzella; un anno solamente per Felicia Vanacore, Venanzio Piccoli e Mirella Santilli, che dovranno pagare anche una multa di 400 euro a testa. Assolti per incapacità Marco Chiavari e Giovanni Del Signore. Dovrebbe essere questo il punto finale, messo oggi da Tribunale di Sulmona, su una vicenda che ha sfondato i confini locali, finendo in prima pagina (e in prima serata sui tg) ben oltre la Valle Peligna, con dipendenti comunali assenteisti, pizzicati in orari di lavoro al bar durante colazioni lunghe 20 minuti o al mercato, durante la spesa da portare a casa.

Un fatto di rilevanza nazionale, raccontato dalle cronache di tutta Italia nel 2016. L’occhio delle videocamere di sorveglianza della Guardia di Finanza dell’Aquila è vigile mentre badge dei dipendenti di palazzo San Francesco vengono timbrati falsamente. Quarantotto persone finiscono sul registro degli indagati. Sono 24 gli avvisi di garanzia inviati, per un cerchio che si è man mano ristretto, con un processo richiesto per nove persone, con “solo” sei imputati finiti alla sbarra.

Tra loro figura anche Stefano Pezzella, oltre 161 ore di assenza, per un importo, illecitamente percepito, di quasi 2.400 euro. Entrava, timbrava o si faceva timbrare il badge e poi spariva, fino a 6 ore e 42 minuti su 8 ore di lavoro che avrebbe dovuto fare. Licenziato (l’unico a pagare un prezzo così alto in via Mazara) e poi risarcito per il provvedimento preso dal Comune. Un provvedimento tardivo, adottato oltre 40 giorni dall’acquisizione della notizia di infedeltà. E’ il 18 maggio 2017, quando l’allora responsabile dell’Ufficio procedimenti disciplinari, Sylvia Kranz, procede alla formale richiesta di acquisizione del fascicolo dell’inchiesta, aperto dalla procura della Repubblica di Sulmona. Le carte, però, sono rimaste nella stanza del procuratore Iafolla fino al novembre del 2018, ovvero fino a quando proprio un nostro articolo denunciò come le carte dei furbetti nessuno le aveva ritirate da palazzo Capograssi.

Per questo motivo, l’azione disciplinare attivata dalla segretaria Nunzia Buccilli, il 28 dicembre 2018, è stata dichiarata tardiva. Licenziamento annullato, risarcimento del danno e Comune costretto anche a pagare 4.500 euro di spese legali.

9 Commenti su "Dipendenti fannulloni, condanne per quattro furbetti del cartellino"

  1. Questa è da spiegare | 7 Marzo 2024 at 17:04 | Rispondi

    “assolti per incapacità” ‘nche senso?

  2. Presunzione di innocenza | 7 Marzo 2024 at 17:06 | Rispondi

    Fino al terzo grado di giudizio vige la presunzione di innocenza.

  3. Ecco perché Kim Jong-un avrebbe fatto comodo in queste circostanze….

  4. Ecco a cosa è. Ridotte la giustizia | 7 Marzo 2024 at 21:07 | Rispondi

    Attendo a breve la prescrizione ,tutto calcolato….nn vi preoccupate ,indecente che per svolgere il primo grado 8 anni ??????? Ma per favore….e il secondo ? La Cassazione ? Una vera pagliacciata giudiziaria.

  5. Sentiti ringraziamenti | 7 Marzo 2024 at 22:36 | Rispondi

    Ringraziamo
    1. Il Tribunale di Sulmona che “solo” dopo 8 anni ha concluso un processo di primo grado che verrà appellato con conseguente prescrizione della pena comminata;
    2. L’Amministrazione Casini che affidò alla titolatissima Sylvia Kranz, dirigente dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, l’incarico di gestire i procedimenti disciplinari pagando qualche migliaio di euro per non aver concluso un bel niente;
    3. L’allora Segretario Generale Nunzia Buccilli che, nonostante il “suggerimento “ da parte di tutti gli avvocati difensori circa la tardività dei procedimenti disciplinari, ha testardamente licenziato un dipendente costringendo il Comune, e quindi noi cittadini, a risarcirlo:
    4. La Guardia di Finanza per la lacunosa operazione che ha portato il Comune di Sulmona (che non commissionò l’indagine) a risarcire le spese legali sostenute (ammontanti a diverse decine di migliaia di euro) ali dipendenti assolti;

    …povera la nostra Italia….facciamo l’amore e non la guerra perché a Vladimir, di questo passo, per sconfiggerci bastano le scope altro che armi

  6. Qualcuno potrebbe spiegare il tecnicismo per dimostrare “l’incapacità” nel beggiare senza una disposizione di servizio ad hoc?

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