“Quella della modifica dei parametri di dimensionamento scolastico è una riforma sbagliata che rischia di penalizzare ulteriormente le aree interne e i territori soggetti a spopolamento, come quelli abruzzesi”. Lo dice a chiare lettere il segretario generale FLC Abruzzo – Molise, Pino La Fratta, annunciando ulteriori azioni di mobilitazione contro un provvedimento, il DM 127, inaccettabile.
Undici istituzioni scolastiche in meno per l’anno 2024/2025 di cui 4 in provincia di Chieti, 3 in provincia di L’Aquila, 2 in quella di Teramo e 2 in quella di Pescara: questo il piano dell’Ufficio scolastico regionale Abruzzo che la Regione ha fatto proprio ma che, nell’ultimo tavolo regionale dello scorso 20 novembre, ha registrato la quasi unanime contrarietà di tutti gli enti locali.
Invitate dalla Regione a presentare le delibere di approvazione dei piani scolastici provinciali, solo la Provincia di L’Aquila ha accolto la proposta del dimensionamento, sia pure con la contrarietà di tutte le OO.SS e di varie componenti del territorio.
La proroga di soli 30 giorni concessa dalla Regione non basta, continua il comunicato, perché “non si tratta di una proroga salvifica, come qualcuno vuol far passare” sembrando più un tentativo della Regione di scaricare sulle Provincie “la patata bollente” dei tagli. Non ci sta la FLC Abruzzo e Molise ad accettare passivamente un provvedimento ritenuto ingiusto e sbagliato che vuole riformare la scuola a suon di tagli. Una manovra in palese contrasto con una realtà che vede aumentare di anno in anno i compiti attribuiti alle scuole, compiti che non potranno essere svolti efficacemente per l’aumento del numero complessivo degli alunni che la stessa riforma comporterà.
Ancora una volta il governo mostra tutta la sua contraddizione con un provvedimento che di fatto danneggerebbe ancora di più quei territori che a parole la politica dichiara di voler preservare. E allora “perché la Regione Abruzzo non ha impugnato, come le altre regioni, la legge innanzi alla Corte Costituzionale?” si chiede la sigla sindacale.
Poco convince il tentativo di far passare tale dimensionamento come un vantaggio per il territorio che vedrebbe eliminato il fenomeno delle “reggenze” dei dirigenti scolastici; la verità è che si preferisce tagliare dove non si vuole investire. E così, dopo lo sciopero del 17 novembre, altre azioni saranno messe in campo per dire ancora “no” a un taglio frutto di “una visione meramente burocratica della scuola”.
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