Diego Grilli, il “professore”.
La nostra amicizia nacque durante un mio viaggio in Tunisia, attratto da una notizia tutta da raccontare per la terza pagina del mio giornale. L’Istituto italiano di Cultura a Tunisi, che intorno alla alla fine degli anni ’80 era diretto proprio da Diego Grilli, aveva organizzato una singolare mostra di disegni e fumetti, caricature satiriche e schizzi d’autore che metteva insieme autori italiani e autori magrebini. Ma non era tanto questa la notizia, quanto piuttosto la circostanza mai sperimentata prima che artisti di cultura araba e musulmana si cimentavano in una occasione pubblica internazionale nell’esporre opere raffiguranti immagini antropomorfe o zoomorfe, sebbene reinterpretate e stilizzate secondo la sensibilità di ciascuno, ma che tuttavia la religione islamica vieta in modo tassativo.
“E come ti è venuto in mente di sfidare l’Islam?”, chiesi ironicamente (ma anche un filo preoccupato) al professore, mentre mi illustrava il significato dirompente di quella manifestazione. I suoi occhi furbetti diventarono due fessure ingrandite a dismisura dalle lenti spesse: “Il segreto è mettere il mondo di fronte al fatto compiuto: se quel ‘fatto’ produce uno scalpore positivo e di successo, allora non c’è anatema che tenga e anche l’Islam chiuderà un occhio”…
Ecco il professor Grilli, ex insegnante di lingua e letteratura inglese ed ora divulgatore delle arti e delle lettere italiane in giro per il mondo (Algeria, Tunisia, Marocco, Turchia, Argentina…) era fatto così: dietro il suo aplomb elegante e compassato, dai modi gentili e formali di gentiluomo d’altri tempi, si celava uno spirito libero e anticonvenzionale, capace di sfidare tradizioni, credenze, preconcetti ma anche la stupidità sociale, pur di non rinunciare alle “verità” nascoste nell’arte, nella bellezza, nella cultura, nella gioia di vivere.
Era, Diego Grilli, un “conformista-ribelle” come quando in un’estate tra le più torride della mia vita lo seguii in macchina (finestrini chiusissimi e aria condizionata spenta!!), in compagnia del suo “capo”, ma amico e sodale, Claudio Moreno – ambasciatore d’Italia a Tunisi, intellettuale raffinatissimo e spiritoso e intelligente protagonista politico nei rapporti Occidente-Oriente – lo seguii fino ad El Jem, quasi in pieno deserto…
“Ecco, questo è il Colosseo d’Arabia” esclamò trionfante alla fine del tremendo viaggio… E in effetti dietro a una duna, comparve all’improvviso, manco fosse un miraggio, un vero e proprio anfiteatro di pietra in mezzo al nulla, abbastanza più piccolo dell’originale ma ugualmente straordinario nella sua imponente estraneità con quel contesto. “Questa è opera del proconsole Gordiano I, edificato intorno al 230 dC, e qui combatterono gladiatori e leoni proprio come a Roma…”. Sottolineò, finalmente soddisfatto, Diego Grilli.
Anche perché lui, al posto di belve feroci e gladiatori schiavizzati, ci portò La Traviata di Giuseppe Verdi in un allestimento, un po’ approssimativo (date le circostanze e un’orchestra locale) ma ugualmente e straordinariamente ineguagliabile, di Franca Valeri: la mitica, inimitabile, indimenticabile Sora Cecioni che fu scrittrice, attrice, poetessa, regista, musicologa e molto altro…
Franca Valeri e il suo inseparabile Aroldo, detto Roro, un magnifico Cavalier King Spanish, che aveva 16 anni e funzioni renali a dir poco disastrate (faceva pipì ovunque e comunque), era molto amica di Diego e spesso deliziava i programmi del professore con i suoi allestimenti lirici. La Valeri fu protagonista di un’altra serata memorabile, questa volta a Rabat capitale del Marocco, allorquando nel bel mezzo di un’aria della Manon Lescaut la principessa Lalla Salma, secondogenita di Hassan II re del Marocco assisa nel palco reale, si alzò in piedi e cominciò, da sola, ad applaudire la soprano che ancora cantava. Gelo in sala, tutti si voltarono a fissare smarriti il palco reale indecisi sul che fare, allorché il professor Grilli, che era in platea accanto a noi, stretta in uno smoking anni ’40 che sembrava Humprey Bogart, si alzò in piedi e prima rivolto verso la principessa e poi verso i cantanti, alzò in alto le mani e cominciò ad applaudire anche lui imitato in un istante da una prontissima signora Valeri fino a quando l’intero teatro precipitò in una fragorosa ovazione. Poi l’opera riprese il suo cammino, e fu un trionfo.
La principessa Salma alla fine dello spettacolo venne a salutare il direttore Grilli e gli bisbigliò in un orecchio il suo più sentito, impagabile “merci beaucoup, monsieur le directeur!” per averla salvata da una bruttissima figura…
Potrei continuare all’infinito nel raccontarvi un Diego Grilli forse inedito, forse sorprendente ma non più di tanto. Perché chi lo ha conosciuto veramente forse lo ritrova in queste “macchiette” della sua vita professionale: effervescente, sempre “avanti”, mai banale, immaginifica, anticonformista appunto.
Anche nel suo privato Diego era un anticonformista. Ma era geloso del suo “privato”, lo proteggeva con schermi e paratie impenetrabili. Non per “nascondere”, ma piuttosto per selezionare a buon diritto chi meritava davvero di poterlo conoscere e quindi amare.
Era una persona speciale, neppure tanto facile, per niente accomodante, a volte insopportabile. Ma era Diego, uno di cui non ci si dimentica facilmente.
Gianni Giovannetti
Che personalità AVEVA Sulmona…
Grazie per la testimonianza!
Ringrazio Giovannetti per queste sue riflessioni e aneddoti sul prof. Grilli, che conoscevo solo di vista. Ho scoperto in lui una persona speciale. Una risorsa che è venuta meno alla città di Sulmona.
Grazie Diego, per chi ha avuto la fortuna di conoscerti è stato un arricchimento giorno dopo giorno.
Doveroso tributo alla memoria di uno dei nostri concittadini più illustri. Dispiace solo che, quando, dopo una vita in giro per il mondo, si è ritirato a Sulmona, la sua professionalità non sia stata minimamente valorizzata. Per esempio, avrebbe potuto fare l’assessore alla cultura con competenze infinitamente maggiori della maggior parte di coloro che si sono avvicendati in tale carica…
Sulmona aveva personalità di spicco e di cultura, ahimè sempre riconosciute post mortem, oggi invece prevale la mediocrità la volgarità la maleducazione. La nostra città si è impoverita non solo economicamente ma soprattutto culturalmente e questo non solo per colpa della politica, a cui troppo spesso si attribuiscono meriti e demeriti che spesso non ha, ma per colpa dei nostri concittadini che quotidianamente ci ricordano l’abisso tra un mondo passato di pregio e uno attuale misero nel suo essere ricco di inciviltà ignoranza e volgarità
Eppure…anche se fosse sceso in politica…più di qualcuno avrebbe profferito il fatidico:
CADAFATO??!
“Nemo profeta in patria”. Diego partecipò anche una puntata del Musichiere, programma condotto da Mario Riva e fu battuto solo alla finale da un grandissimo campione, D’Itri. Sulmona purtroppo è precipitata in un circolo vizioso dove l’impoverimento economico provoca l’impoverimento culturale e politico e i tre elementi si rincorrono senza soluzione.