Ammonta ad oltre 80 milioni di euro la mobilità passiva in Abruzzo, ovvero il disavanzo tra quanto si incassa a curare gli utenti in regione e quanto gli abruzzesi spendono per farsi curare altrove: un dato che certifica in qualche modo la scarsa fiducia e comunque l’insufficienza delle cure prestate dalla nostra regione. Dato fornito dalla Corte dei Conti e che si aggiunge ad una serie di criticità riscontrate come l’eccessiva lunghezza delle liste di attesa, la carenza nella prevenzione, ma anche le casse che, denuncia il Pd, registrano un passivo esponenziale.
“La sezione regionale della Corte dei Conti nella sua relazione allegata al rendiconto della Regione Abruzzo afferma che il passivo del risultato di esercizio è lievitato dai 72.145.213 euro del 2021, ai 169.590.509 euro del 2022. Inoltre, certifica il costo della mobilità passiva che porta e porterà sempre più donne e uomini residenti in Abruzzo a curarsi fuori regione: a fronte dei 79.769.762 euro incassati dalle Asl per pazienti che vengono a curarsi in Abruzzo, le prestazioni invece offerte ai pazienti abruzzesi che sono andati a curarsi fuori regione sono più del doppio, pari a 165.454.069 di euro – commenta il segretario regionale del Pd, Daniele Marinelli -. La propaganda della destra è smentita dai fatti e dai numeri. Ora bisogna invertire totalmente marcia, con programmazione investimenti, capitale umano, digitalizzazione, con una sanità di cura e di prossimità per i cittadini”.
Oltre la propaganda battente, che le cose non andassero bene nella sanità pubblica abruzzese, i cittadini già lo avevano capito. Sulla loro pelle e sul loro diritto alla privacy. Perlomeno in questo territorio, terzo mondo d’Abruzzo.