Luciano D’Alfonso non è particolarmente amato a Sulmona, eppure l’oratore di Lettomanoppello, presidente della Regione Abruzzo in carica lo ricordavamo in campagna elettorale a piazza del Plebiscito che sorridente e sornione commentava: “Sulmona è una città bellissima il mio sogno è diventarne un giorno il sindaco”. Ecco, “no grazie!” risponderebbero probabilmente oggi molti abitanti peligni, non fosse altro che D’Alfonso più che sindaco di Sulmona, in questi quattro anni ne è stato il demolitore.
L’idillio con la città di Ovidio toccò il punto più alto nelle elezioni regionali del 2014, quando 6807 sulmonesi scelsero “Big Luciano” come presidente di Regione consegnandogli ben il 58.05% dei voti. Poco dopo però ha inizio la parabola discendente. Innanzitutto con la mancata nomina di Andrea Gerosolimo come assessore – questa arrivò solo mesi dopo in seguito ad una efficace forzatura politica da parte dell’Andrea nostrano.
Seguì la pesante grana della chiusura di quattro punti nascita abruzzesi fra cui quello di Sulmona, vertenza che è stata la vera spina nel fianco per il neoeletto governatore nel nostro territorio. D’Alfonso, costretto in quanto commissario alla sanità a rientrare nei parametri di spesa imposti dal decreto Lorenzin, si limitò da burocrate ad eseguire le disposizioni governative accettando di chiudere il nostro punto nascite scatenando l’ira dei sulmonesi. L’11 aprile 2015 infatti, un anno dopo le elezioni regionali D’Alfonso cercò di spiegare in una gremita sala del consiglio comunale la necessità di quei tagli, rischiando però il linciaggio dalla folla al quale si sottrasse per un soffio.
Qualcosa si ruppe irrimediabilmente quel giorno fra la città e il governatore, ma le cose non finirono lì. Ad ottobre la palla si spostò dall’ospedale alla centrale Snam. D’Alfonso sposò il progetto Snam della centrale elettrica cercando di convincere gli amministratori del territorio. Quello però sembrava più un “cavallo di Troia” che la società energetica avrebbe usato per insediarsi a Case Pente che un vero tentativo di rivedere il progetto: infatti della centrale elettrica non si ebbe mai più che una pagina di un power point redatto dalla Snam e non si vide mai nemmeno l’ombra di un progetto.
Uno schema ben collaudato questo, che D’Alfonso ha sperimentato spesso in seguito davanti alle questioni rilevanti: tirare fuori dal cilindro un “coniglio” affascinante quanto illusorio.
Passa giusto qualche mese ed arriva l’ennesimo colpo, questa volta non riguarda solo Sulmona ma l’intero territorio peligno. L’imprenditore Toto, concessionario delle Strada dei Parchi – A24 e A25 – propose un piano di messa in sicurezza del tratto autostradale per un investimento pari a 5.7 miliardi di euro, il fatto è che di questi, solo 1.3 miliardi erano per la messa in sicurezza e l’adeguamento, i restanti 4.4 miliardi servivano alla costruzione di alcune nuove varianti – la più importante era quella che avrebbe collegato Bussi a Cerchio escludendo di fatto il casello di Pratola/Sulmona e quindi tutta la Valle Peligna.
Il territorio reagì vivacemente, un ampio fronte di istituzioni e cittadini si oppose all’opera, nel frattempo però D’Alfonso aveva già mandato una lettera al ministero delle Infrastrutture a cui chiedeva di prendere seriamente in considerazione il progetto. D’Alfonso però fece un passo falso – forse per amore del suo amico di lunga data Toto – perché in realtà il carteggio fra Strada dei Parchi e ministero andava avanti dal 2013 e i palazzi romani avevano sempre bocciato le varianti intimando di procedere alla messa in sicurezza.
Ecco l’ennesimo coniglio d’alfonsiano. Dal 2009 in Abruzzo non avveniva la manutenzione straordinaria dei piloni autostradali né D’Alfonso aveva mai fatto pressione ufficiali sulla società di Toto per attivarla, però decise di sponsorizzare, spendendosi in prima persona, il progetto delle nuove varianti. Fumo negli occhi di chi osservava per distrarlo dal problema principale.
A maggio del 2017, come un fulmine a ciel sereno, la Regione con un atto d’imperio decise di chiudere l’Agenzia di promozione culturale – per tutti la biblioteca, di piazza Venezuela – a causa della tenuta sismica della struttura, ma non predispone nessuna soluzione alternativa per il suo spostamento. Un sonoro “arrangiatevi” cade sui lavoratori e gli utenti della struttura. Solo in seguito alla protesta dei cittadini che costrinsero pubblicamente la sindaca Casini a rimboccarsi le maniche e trovare una sede “provvisoria” venne tamponata l’emergenza grazie all’individuazione di alcuni locali nel palazzo dell’Inps di via Gennaro Sardi.
Una nota della Regione in quei giorni recitava così: “Un trasferimento che dovrebbe durare il tempo necessario per consentire l’esecuzione dei lavori di consolidamento dell’edificio”, peccato che a quasi un anno dalla chiusura di palazzo Portoghesi non solo non se ne è più sentito parlare, ma non si è riusciti ad ottenre, nonostante un formale accesso agli atti, neanche il perchè l’edificio sia stato chiuso e con quali prospettive di recupero.
“Non temete peligni – sembra dire D’Alfonso – per venire a fare il sindaco di Sulmona prenderò il treno”. Poi però è arrivato il Masterplan, 1.5 miliardi di euro in infrastrutture con il quale governo finanzia la Regione, nel quale ad esempio vengono destinati 12 milioni di euro all’Abbazia Celestiniana, che nei piani diventerà un importante centro conferenziale abruzzese ma stanzia anche 11 milioni di euro per la costruzione di una bretella ferroviaria che collegherebbe in maniera diretta L’Aquila a Pescara escludendo di fatto la stazione di Sulmona – a quel punto appare chiaro che se l’avessero mai eletto sindaco di Sulmona D’Alfonso sarebbe venuto a svolgere le sue funzioni probabilmente in bicicletta.
Ma c’è un coniglio da tirare fuori anche per la bretella, una stazione leggera sull’arco di curvatura, ennesima trovata del governatore con la quale tenta di mettere una pezza al problema dell’esclusione di Sulmona. Ad oggi non esiste uno stralcio di progetto dell’annunciata stazione, pare quindi che la pezza usata da D’Alfonso sia fatta dello stesso tessuto del vestito del Re Nudo.
La scure delle trovate d’alfonsiane non si placa nemmeno durante il caldo estivo a causa dell’incendio del Morrone del 20 agosto. Il giorno successivo arriva in Valle il governatore, sono attimi drammatici per la popolazione, le fiamme lambiscono alcune abitazioni nella frazione delle Marane, il sole nel cielo è una innocua palla arancione schermata dalla coltre di fumo grigiastra e marrone che s’insinua nel naso e nella gola e non lascia respirare. D’Alfonso davanti alle telecamere dichiara: “La situazione è sotto controllo, chiederò l’intervento dell’esercito”, è il 21 agosto e l’incendio durerà per altri venti giorni e più. Ancora qualche giorno dopo rilascia un’intervista alla stampa: “Nel volgere di qualche giorno potremo finalmente avere la meglio su un rogo di enormi dimensioni”. E un presidente in difficoltà, che annaspa mentre le fiamme divorano ettari ed ettari di montagna, diviene evidente l’incapacità della macchina istituzionale di gestire le fiamme e il presidente prova a “raffreddare” gli animi assicurando il rimboschimento del patrimonio boschivo andato perduto e il 23 agosto convoca in Regione per il 13 settembre i sindaci dei comuni interessati.
L’incendio è un’ottima occasione, milioni di euro che il governo potrebbe sborsare alla Regione che poi li utilizzerebbe per mettere in sicurezza, bonificare e ripiantare alberi. Così dopo qualche giorno D’Alfonso dichiara lo stato di emergenza al governo sostenendo di avere bisogno di 320 milioni di euro per coprire le spese. Le montagne bruciano – non solo il Morrone – e la Regione ha firmato una convenzione antincendio “discutibile” – 4 vigili del fuoco in più per ogni provincia ed un elicottero . La morsa degli incendi attanaglia il Centro-Sud Italia tenendo impegnati uomini e mezzi statali e la Regione fa una pessima figura a tutti i livelli.
I soldi che arriverebbero a valanga sono l’ennesima trovata per distrarre i cittadini, ma questa volta lo spettacolo drammatico delle fiamme e di ciò che si lasciano alle spalle è estremamente terrificante per lasciarsi ammaestrare e il risentimento si diffonde. Lo stato di emergenza non verrà mai discusso a Roma e di quei soldi rimane solo il ricordo sbiadito nella memoria dei più fiduciosi.
La richiesta di stato di emergenza viene affiancata qualche settimana dopo, in occasione della visita di D’Alfonso al capo dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli, dalla proposta di istituire il “calamity manager”, una sorta di manager delle “sfighe”, sempre pronto ad intervenire nei disastri ambientali che nella terra di Flaiano e Silone si susseguono senza sosta nel mandato di Big Luciano. Chissà se qualcuno del dipartimento della Protezione Civile abbia fatto notare al governatore nostrano che, vista la situazione dove negli ultimi anni ad ogni pioggia, nevicata o caldo più intenso del dovuto accadono eventi drammatici, forse l’Abruzzo ha bisogno più di un “pre-calamity manager”. È superfluo aggiungere che anche questa proposta sia presto finita nell’affollatissimo dimenticatoio delle trovate d’alfonsiane.
A settembre il presidente ha trovato il tempo di dichiarare, dopo un incontro con il direttore generale dell’Inps Gabriella Di Michele: “Abbiamo evitato che due sedi Inps storiche e importanti per il territorio – Penne e Sulmona – potessero essere declassate nel nome della spending review”, salvo poi essere smentito dalla Di Michele stessa che seccata commenta: “Mai nel corso dell’incontro sono entrata nel merito delle scelte organizzative dell’Istituto, scelte che vengono effettuate tenendo conto dell’ottimizzzione delle risorse e delle esigenze della cittadinanza, né tanto meno si è parlato della sede di Sulmona”.
Ad ottobre in merito alla conferenza dei servizi sul gasdotto Rete-Adriatica il governatore si era lasciato andare a quella che tecnicamente gli “Amici miei” di Mario Monicelli avrebbero definito una “supercazzola” in merito alla strategia che intendeva seguire la Regione: “Abbiamo definito in giunta proprio l’altro giorno la decisione di affidare al professore Cerulli Irelli – esperto di diritto amministrativo – un incarico finalizzato alla destrutturazione dell’intesa. Stiamo studiando l’istituto che ci consentirà di andare oltre la negazione dell’intesa”. In cosa si sostanziava la destrutturazione che l’illustre amministrativista Cerulli Irelli avrebbe dovuto porre in essere ancora nessuno è riuscito a capirlo, certo è che rischia di essere l’ennesimo coniglio per affabulare l’elettorato peligno in tempi di elezioni. Anche perchè, nel frattempo, l’intesa destrutturata si è ristrutturata in una centrale di spinta, fresca fresca autorizzata dalla Presidenza del consiglio di quella maggioranza che lo stesso governatore vuole ora raggiungere a Roma.
Da dove, dulcis in fundo, il governatore, dopo aver riempito della sabbia di dragaggio del porto di Pescara la buca di Noce Mattei, ha portato in dote anche un’autorizzazione di 9mila tonnellate di monnezza da trattare.
Insomma è probabile che quei 6807 voti da Sulmona, il governatore aspirante senatore, non li avrà questa volta con la stessa facilità. Neanche dovesse candidarsi a sindaco.
Savino Monterisi
Complimenti per l’articolo. Mi chiedo solo se sia corretto credere che questa volta il governatore non troverà “supporto” in valle. Purtroppo qui in tempo di elezioni si riesce sempre a dimenticare la storia “colletiva” anche recente e si spera sempre in un futuro “personale” ricco.
Sarebbe interessante chiedere ad esempio ai soggetti intenti (in foto) allo “struscio” col governatore quali saranno le loro intenzioni.
Metterei nel conto anche la declassificazione del trasporto pubblico, che di fatto con queste scelte, isola Sulmona ulteriormente da un flusso turistico sostenibile. Le così dette linee commerciali del trasporto pubblicho, quelle che fanno utile, soldoni per intenderci sono state date alle società private, mentre le linee locali sono sempre più malandate e con quesra steategia ci vedremo cancellare questi servizi, specialmente se mancheranno del supporto economico delle linee che facevano utile. Alla mancata genialata del tracciato autostradale alternativo, il paggio lucianone e la sua giunta, non si è perso d’animo per portare acqua al suo mentore Toto. Infatti Toto è stato congelato dal suo ruolo di gestore delle autostrade A24/25 ed ha ricevuto in appalto (mi chiedo come sia possibile che proprio a lui) 100 mln per sistemare i piloni delle autostrade, spalmando questa spesa sulle spalle di tutti noi (pubblico e quinfi se non ce utile o spesa è di tutti, se ci sono utili tutto a Toto!!!). Senza dimenticare di rincarare il pedaggio af inizio 2018. Tale regalo ci rende l’onore di avere l’autostrada dei parchi la più cara d’Italia.Per non parlare delle corse dei treni. Comode da Roma a Pescara e viceversa, ma dei viaggi della speranza se si necessita arrivare da pescara a sulmona e sulmona Roma. Queste scelte di fatto azzerano sempre più SULMONA e l’Abruzzo interno e tutto questo tutto in estrema letizia!
Ora che si è entrati prepotenetemente in campagna elettorale, certamente seguiranno altri servizi sui politici “amanti e non” del territorio per dar loro la bella pagellina di voti pro gradimento elettorale.
Sarà un bel ridere all’affissione dei quadri, vedere se qualcuno abbia raggiunto una rosicata sufficienza e dove.
Mi piace l’idea delle pagelle ai politici (cosa non nuova per la verità) e non sarebbe male vederle pubblicate e analizzarle.
Le pagelle del quadrimestre scolastico si avvicinano e perchè non stilare anche quelle di TUTTI I POLITICI LOCALI?
Tanto per vederne più che l’indice di gradimento il loro profitto raggiunto?
Si ma di quale profitto parliamo? 🙂
Come al come al solito i sulmonesi non hanno capito che a livello regionale non hanno nessun peso politico, in quanto hanno sempre votato personaggi che non sono di Sulmona e che vengono soltanto esclusivamente a prendere voti Ma quando c’è bisogno del loro peso politico se ne lavano le mani.
La colpa essenzialmente è della città di Sulmona la quale non riesce ad esprimere un consigliere regionale della città che potrebbe in qualche modo salvaguardare gli interessi di Sulmona e non scordiamo che nel 2020 ci sarà la cancellazione del tribunale di Sulmona e circa 50 persone Dovranno andare a lavorare a L’Aquila E questo dovrebbe far riflettere tutti sulmonesi su chi devono votare. Inoltre l’unico politico di Sulmona non si sente e non si vede.
SUlmona e i sulmonesi dovrebbe rendersi conto che bisogna votare soggetti che difendono a spada tratta la città di Sulmona e non essere presuntuosi e ceci e cominciare a capire che se non si danno una mossa, rimarranno ad abitare in un paese. Viva i politici degli anni sessanta che hanno fatto crescere la città.
BRUNO DI MASCI SANTO SUBITO..
Santo subito?
ma non è vivo?
🙂
Al massimo senatore
Io ho conservato la locandina contenente le promesse del governatore. Ha per titolo “L’Abruzzo Vale”,10 impegni per realizzare in Abruzzo una regione facile.Tra le tante proposte passate in cavalleria,quella che mi ha colpito di più, perché quella più disattesa è:”…valorizzazione di tutti i presìdi sanitari che avranno specializzazioni peculiari…etc.( andate a rileggerlo se lo conservate). Basta vedere come sono ridotti gli ospedali di Popoli e Sulmona…Se questa è valorizzazione ! Ed ora eccolo di nuovo a svuotare la sua enorme vescica di chiacchiere. Vota Antonio,vota Antonio La Trippa.
Gran bell’articolo.