La cultura rende liberi. Mai la citazione socratica è stata così azzeccata. Ne sa qualcosa Leonardo Ciaccio, fino a qualche anno fa uomo di fiducia di Matteo Messina Denaro ed ora bibliotecario del museo di Santa Chiara in Sulmona. E’ la misura alternativa alla detenzione disposta dal Tribunale della Libertà dell’Aquila, che spedisce Ciaccio lontano dalle sbarre, nonostante una sentenza irrevocabile all’ergastolo della Corte di Assise di Palermo per associazione a delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona, omicidio volontario e soppressione di cadavere. Un curriculum agghiacciante e macchiato di sangue.
E invece, colui che aveva nella propria rubrica telefonica il numero del boss di Castelvetrano, finisce nel polo museale di Sulmona. Un provvedimento contro cui si è opposta la procura generale della Corte d’Appello dell’Aquila. Alla Cassazione è stato chiesto di annullare l’ordinanza emessa dal Tribunale della Libertà del capoluogo abruzzese. Nel proprio ricorso, la procura generale mette in risalto come il detenuto, in passato, non sia mai riuscito ad ottenere un permesso premio. Ora, invece, a Ciaccio sarà concessa la semilibertà. A supporto della tesi che Ciaccio non può uscire dal carcere, ci sono le annotazioni della Dna, dove non si esclude l’attuale collegamento tra l’ergastolano con la criminalità organizzata. A “premiarlo”, nonostante la sua statura criminale, è la buona condotta in carcere.
Le indagini e le note della Direzione Nazionale Antimafia restituiscono un quadro chiaro della storia criminale di Ciaccio. Appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, inserita nell’omonimo mandamento, Ciaccio ne è l’esponente di spicco. Lui che per anni è stato il responsabile della custodia e della gestione delle armi del clan. Un compito affidato da Matteo Messina Denaro, che in Ciaccio riponeva una fiducia che raramente ha regalato a chi gli stava attorno, lo proteggeva e lo nascondeva. Tant’è che Ciaccio ricopriva il ruolo di intermediario tra Messina Denaro e gli altri uomini d’onore, conservando il numero del boss nella propria rubrica telefonica. Un vero mafioso, che mai ha mostrato risentimento né ha negato il suo passato con un pentimento, o con atti di collaborazione con la giustizia.
Ora, invece, si spalancano le porte del centro storico sulmonese. Un’attività di volontariato del detenuto che, come evidenzia la procura, sarebbe come rifugiarsi in una situazione di comodo, che gli consentirà di uscire dal carcere.
Il polo museale sulmonese si trova in prossimità di diversi esercizi commerciali, alcuni frequentati abitualmente da soggetti che hanno avuto, o hanno a che fare, con la legge. Diversi sono stati pizzicati in possesso di droga e armi da fuoco. Insomma, un terreno fertile che basterebbe “concimare” per dare il là ad una escalation di attività illegali all’interno della comunità ovidiana.
La Cassazione è stata invitata a valutare la mafiosità dei crimini e il calibro criminale del detenuto.
“D’altronde è qui dove comprano le attività i mafiosi quando escono dal carcere – scrive indignata su Facebook la consigliera comunale di minoranza, Teresa Nannarone -. Il tutto mentre il protocollo contro le infiltrazioni della criminalità giace nei cassetti del sindaco di Sulmona”. Il riferimento è rivolto ad un bar nel centro storico di Sulmona, acquistato da un siciliano arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Nannarone, in un comunicato stampa, domanda se sia fondata la notizia della disponibilità data dal Comune di Sulmona nel permettere a Ciaccio di svolgere l’attività presso il polo museale diocesano.
“Data la gravità dei fatti esposti – conclude -, considerato che lo stesso Procuratore Generale di L’Aquila ha impugnato il provvedimento che ha consentito a Ciaccio di ottenere la misura alternativa grazie alla possibilità di “lavorare” presso il Museo di Santa Chiara, ritengo che una risposta immediata del Sindaco a tutta la cittadinanza su come ciò sia potuto accadere e con il consenso espresso da chi, sia urgente e doverosa”.
Il protocollo contro le infiltrazioni criminali giace nei cassetti del sindaco…ma che davvero?? Cioè un sindaco cosa potrebbe fare se neanche la giustizia ordinaria o la DDA riesce a contrastare?? Ma per piacere…
Evidentemente non conosce il contenuto del protocollo, si informi meglio prima di dare giudizi. Il protocollo è uno strumento di contrasto alle infiltrazioni della criminalità, uno strumento per la trasparenza e il controllo.
Se nemmeno la giustizia e la dda riescono a contrastare…. la conseguenza logica di questa frase è caliamoci tutti le barche e dichiariamo lo Stato sconfitto, non è accettabile, ognuno deve fare la sua parte comprese le pubbliche amministrazioni e non si può e non si deve alzare bandiera bianca contro la criminalità.
Quindi il suddetto protocollo avrebbe evitato al giudice di indicare questa misura alternativa per il signor Ciaccio o addirittura avrebbe evitato che ci fosse una misura alternativa?
Credo proprio di no. Quindi conoscere o meno questo protocollo non avrebbe cambiato nulla. Perché di questo si parla e a questo fa riferimento il commento scritto da “un sindaco”. Giustamente il commentatore rileva la totale stonatura della chiosa dell’articolo che sembra attribuire a questo protocollo poteri che non ha soprattutto nel caso di specie. E la sua risposta al suddetto commento è ridicola perché sembra voler ribadire poteri del protocollo che nel caso di specie non può avere. Quindi rispondere “evidentemente non conosce il protocollo” è un incipit ridicolo.
La chiosa dell’articolo poi è mera propaganda per la consigliera. Sul suo commento “d’altronde è qui che comprano le attività i mafiosi quando escono dal carcere” ho poco da dire. Vorrei capire a chi si riferisce. E onestamente non risultano tutte queste attività acquistate anche perché non credo basti un protocollo a vietare una libera attività tra privati che si può fare tranquillamente in barba alle leggi esistenti, e non ai protocolli, usando vari prestanome. In città avevamo un illustre giurista, e non un normale avvocato, prestato alla politica che ha la soluzione a un problema storico italiano, infiltrazioni mafiose, che manco Borsellino e Falcone sono riusciti a risolvere in pieno. Vabbè che siamo la città di Capograssi, che era filosofo del diritto, ma qui si esagera
LEI HA FRAINTESO: IL GIUDICE CONCEDE LA MISURA SE UN ENTE, STRUTTURA, O ALTRO LO ACCOLGONO. E COSì PARE SIA ACCADUTO, IL COMUNE DI SULMONA PARE ABBIA DATO LA DISPONIBILITà. IL PROTOCOLLO SERVIVA ANCHE A QUESTO, A EVITARE CHE LA CITTà, INCONSAPEVOLE, SI RIEMPISSE PIù DI QUANTO NON LO SIA GIà, DI PERSONE VICINE O ADDIRITTURA ANCORA FACENTI PARTE DELLA CRIMINALITà ORGANIZZATA.PER QUESTO IL PROTOCOLLO EBBE LE FIRME DI TUTTO IL CONSIGLIO COMUNALE, PERCHE’ ERA UN PRIMO PASSAGGIO PER CAPIRE COSA PUò ACCADERE QUANDO I MECCANISMI SONO LONTANI DAI CITTADINI MA AL CONTEMPO PERICOLOSI. SPERO SIA PIU’ CHIARO ORA
Caro Eretico….Si bravo tu argomenti ….di destreggi, quasi riesci a convincere qualcuno ma alla fine ? alla fine parlano i fatti.
Abbiamo un serio rischio di stanziamento di figure poco rassicuranti sulla nostra zona su questo ha ragione la Nannarone ed il tuo ” Voglio capire a chi si riferisce ? ” non mi è piaciuto per niente …di una sottigliezza che puzza .
Comunque ormai il dado è tratto ….ed i tempi di Capograssi ce li sognamo non lo nominare per niente per favore che è quasi ridicolo farlo .
A me che non è piaciuto frega il giusto se poi ci vedi del marcio temo che la sottigliezza che puzza sia sotto il tuo naso. Quindi caro Ikaro modera i termini e rivolgiti con educazione se la conosci e ne sei capace altrimenti alla larga.
Ringrazio la Nannarone per avermi spiegato e quindi mi scuso per l’ ignoranza.Una domanda. Ma se il comune può scegliere, quindi accettare o meno, quale beneficio pensano di ricevere accettando di prenderlo? Perché non penso siano così stupidi da pensare che ne traggono un vantaggio e non penso siano collusi. Però le consiglio di renderlo pubblico questo protocollo. Così la gente ha le informazioni necessarie.
“La cultura rende liberi” citazione socratica!? C’è un po di confusione…
Ormai Sulmona è diventata la discarica nazionale, mamma me!! Come stemm miss. Povera Sulmona !!!
Povera Sulmona…
una DISCARICA in tutti i sensi.
questa notizia fa cascare le palle ….il supercarcere ci ha riempito di turismo di elite .
Senza parole.
E poi si fanno tavole rotonde aul perché giovani qualificati vanno via da questa valle perché senza lavoro
Ricordo a tutti che Giovanni Brusca il quale ha ucciso Giovanni Falcone e non era la prima volta visto che aveva già adoperato l’autobomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ha commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti è libero dal 2021. Detto questo, detto tutto……….
… se è per questo sono quasi tutti liberi, e alcuni da molto tempo, anche tutti gli assassini delle varie brigate rosse e anche nere, che si sono macchiati di efferati delitti di poliziotti, magistrati, sindacalisti, giornalisti e politici… i famosi “ compagni che sbagliano “, sedicenti Brigate rosse, che il 16 marzo 1978 trucidarono la scorta e rapirono Aldo Moro, dopo una prigionia di 55 giorni lo ammazzarono a sangue freddo da vili vigliacchi quali erano…
In qualità di bibliotecaria e archivista consiglio “l’eretico” di leggere attentamente gli scritti del nostro grande giurista Giuseppe Capograssi; rimarrebbe sbalordito dall’ attualità del suo pensiero: Capograssi elaborò un modello di Stato ricco di contenuto etico, giuridico e morale concepito come difesa del male e teso a rendere protagonisti i soggetti sociali attraverso un forte decentramento dei poteri. Per quanto riguarda invece Socrate :” Il sapere rende liberi, è l’ignoranza che rende prigionieri”. Ai tempi di Socrate solo gli uomini liberi avevano accesso alla cultura! ( sicuramente il sig. Leonardo Ciaccio non sarebbe stato preso in considerazione). Ps. Il vero potere risiede nella conoscenza. Riappropriamocene!
Qualcuno ha dimenticato che la Costituzione Italiana, tanto osannata, giustamente, contempla che la pena tende alla rieducazione del condannato. Non fa riferimento la Costituzione alla tipologia di crimine, se una persona si emenda e secondo la giustizia lo merita, è giusto e sacrosanto che venga reinserita, magari anche gradualmente , nella società.
Quello che sta accadendo a Sulmona non è nulla di strano o scandaloso.
Quello che è scandaloso sono certe opinioni esternate, che manifestano mancanza di cultura giuridica e aridezza d’animo.
Anche Gesù sulla croce ha perdonato una dei ladroni pentiti
Sono assolutamente d’accordo.ma aggiungo anche che gorge l’articolo e’ quantomeno inopportuno. Chi non conosceva i trascorsi della persona che e’ finita in carcere quale pena e rieducazione/riabilitazione, in un centro come il nostro ormai e’ prat7camente “spittanato” vogliate perdonare il termine usato…. avrei evitato di scrivere questo articolo ricordando che se una persona sbaglia e paga per ciò che ha fatto ha il diritto di essere considerato e trattato al pari degli altri. Per inciso al fine di evitare o soliti sciocchi, non sono di sinistra tutt’altro!
Caro Avvocato empio è colui che non accoglie lo straniero significa anche che è empio colui che non accoglie chi ha sbagliato e si è pentito.
Rispondo a Ererico e a Poppeo: non credo che chi ha inteso accogliere Ciaccio ne guadagli , credo non si sia reso conto del rischio a cui espone il nostro territorio. Rischio che da Falcone e Borsellino in poi, fino ad arrivare a Di Matteo, hanno evidenziano. E’ una scelta “politica “ , che richiede consapevolezze e coraggio dire che il nostro territorio non è organizzato per affrontare un tale rischio, e che quindi non lo si può correre. Ho pubblicato il’ordine del giorno sul mio profilo fb, lo può leggere lì. A Poppeo rispondo che Ciaccio non si è né pentito né dissociato , altrimenti sarebbe in un programma di protezione oppure morto. E questo fa la differenza come ci insegna Don Ciotti e i tanti che contrastano le mafie distinguendo coloro che si sono pentiti e dissociati da coloro che non lo sono. Forse Ovidio direbbe oggi, che empio è colui che non si pente dei gravi reati commessi
concordo al 100% con queste parole di Nannarone che bisogna ammettere è l’unica a battersi per temi importanti come la legalità i .
e aggiungo Empio è anche chi fa finta di non vedere e non sapere .
Concordo anche io con le parole della Nannarone e bisogna riconoscerle, in questo senso, un ammirevole impegno.
Del resto in politica ognuno ha i propri modelli di riferimento.
Basti pensare a quanto fosse invece pio un uomo politico italiano che ospitava in casa sua un mafioso pluriomicida, che ha effettuato elargizioni ventennali di denaro ai clan mafiosi palermitani e che aveva un’amicizia fraterna con un altro politico condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
… e ci assale l’ansia… sempre più forte… anche se cerchiamo di focalizzare la nostra mente su pensieri positivi… e non ci rimane che gridare:
Sentinella, a che punto è la notte?
… Verrà il mattino e anche la notte…
È inutile tornare ad interrogare… il mattino sarà sempre brevissimo per Sulmona ( e i Peligni) e la notte sempre troppo lunga… lunghissima.