Cybersecurity e Intelligenza Artificiale. Al Caniglia il convegno sulla sicurezza nel web

Ad introdurre il tema del convegno è stato Publio Ovidio Nasone, apparso su uno schermo per salutare il pubblico del teatro comunale Maria Caniglia di Sulmona, dove questa mattina si è parlato di Cibersecurity e Intelligenza Artificiale. Innovazioni e sfide per la PA.

Un’immagine a dir poco realistica del poeta delle Meramorfosi “riportato in vita” da quell’intelligenza artificiale oggi diventata “argomento di stringente attualità”. Come hanno ricordato gli illustri relatori in apertura di un convegno nel quale tanti sono stati gli aspetti legati alla cibersicurezza nei diversi ambiti. A partire da quello normativo dove, in linea con le ultime direttive europee, si cerca di regolamentare un fenomeno in continua evoluzione mantenendo un approccio di tipo “antropocentrico”. A sottolinearlo la segretaria generale del Comune di Sulmona nonché dirigente del Servizio innovazione tecnologica a transizione al digitale Giovanna Di Cristofano che ha ricordato come l’uso della tecnologia sia solo “di supporto” al lavoro umano e che il principio di autodeterminazione non faccia venir meno la responsabilità di chi utilizza la tecnologia digitale nello svolgimento del proprio lavoro.

Dall’esigenza di tutelare la dignità umana messa in pericolo dai moderni sistemi di sorveglianza biometrica alla necessità di istituire un’autorità nazionale indipendente fino al disallineamento tra la normativa italiana e quella europea dal punto di vista imprenditoriale, tanti sono stati i temi trattati dai relatori tra i quali il vice capo servizio gabinetto dell’ACN Agenzia per la Cybersecurity Nazionale Marcello Albergoni che sulla consapevolezza e la collaborazione ha puntato il suo intervento. “Tutti apparteniamo alla comunità nazionale perché ognuno di noi è un anello della catena di sicurezza del Paese” ha spiegato Albergoni sottolineando come un’adeguata protezione digitale deve partire dai sistemi e dalle reti che trattano i nostri dati perché “oggi incidere su questi dati significa incidere sul godimento dei diritti fondamentali dei cittadini e sulla sicurezza nazionale”. Motivo per cui “occorre garantire l’integrità dei dati e proteggere la loro confidenzialità impedendone la conoscibilità da parte di chi non sia legittimato”. Ma anche assicurare la capacità di “resilienza delle reti e dei sistemi” per riuscire a resistere agli attacchi informatici che quotidianamente accadono. “O quanto meno a mitigarne i danni” aggiunge Albergoni che, a conclusione del suo intervento, ha ricordato come “la sicurezza assoluta non esiste ma possiamo e dobbiamo porre in essere tutte le misure in nostro possesso per gestire il rischio, ridurre i danni e far ripartire il sistema”.

Organizzato dal Comune di Sulmona grazie ai fondi del PNRR dedicati alla transizione digitale, il convegno moderato dal giornalista e direttore della testata Il Germe Patrizio Iavarone, ha visto la partecipazione di un variegato pubblico composto non solo da dipendenti della pubblica amministrazione e liberi professionisti ma anche da molti studenti del liceo scientifico “Fermi” e dell’ITIS. Ragazze e ragazzi che attraverso i mezzi di comunicazione social condividono molte informazioni sensibili, spesso ignorandone i risvolti in termini di sicurezza. Come dimostrano le tante vicende di giovani vittime di crimini informatici, dal cyberbullismo alla truffa on line, insidie del web che il delegato AGID Agenzia per l’Italia digitale Gianni Amato ha cercato di “smascherare” spiegando in termini tecnici come riconoscere i pericoli nascosti nella rete. Pericoli dai quali a volte per difendersi basta poco come ha ricordato il vice dirigente del centro operativo della sicurezza cibernetica d’Abruzzo della polizia postale Gianluca De Donato sottolineando come anche per i crimini informatici l’arma di difesa migliore resta il fattore umano. Per non cadere nelle trappole degli hacker che, ha affermato l’avvocato Gianluca Pomante esperto in protezione dei dati, “non sono più ragazzi incappucciati esperti di computer che si vedono nei film ma realtà molto più strutturate, vere e proprie aziende criminali la cui attività consiste nell’acquisire dati per produrre guadagni”. E non è un caso che dalla sicurezza informatica si sia passati a parlare di sicurezza cibernetica, dal greco kybernetes che significa “timoniere” se, come ha concluso Pomante, “oggi per difendersi occorrono non solo strumenti tecnologici ma anche di tipo organizzativo e mentale”. Ovvero diventare “timonieri” seguendo la giusta rotta per non affondare nel mare sempre più pericoloso di internet.

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