Mia cugina Peppina, l’orsa, è tornata a scorrazzare nei pollai di Pettorano sul Gizio e, d’altronde, come darle torto con tutta l’abbondanza di polli che c’è da quelle parti. Tutti ordinati in batteria a preoccuparsi solo che ci sia mangime per il proprio becco. Cugina Peppina ha lo sguardo lungo e l’olfatto attento e, qualche settimana fa, si è accorta che una vasta zona da oltre 54mila metri quadrati in località Pietre Regie con destinazione urbanistica agricola, sta diventando improvvisamente, con un colpo di giunta e due firme su una delibera, una zona a destinazione socio-sanitaria. Peppina è preoccupata e perplessa, perché quando su quei terreni, come da progetto, nascerà una palazzina da quattordici metri di altezza e centoventi posti letto per anziani (assistiti e non), per lei forse non ci sarà più un utile corridoio nel quale scorrazzare; ma ancora più è preoccupata e perplessa, mia cugina Peppina, perché l’operazione socio-sanitaria dai curiosi risvolti urbanistico-speculativi, le dimostra quello che si ostina, essendo lei una “confidente”, a non voler credere: che dell’uomo non c’è da fidarsi. Perché, si è informata Peppina, di quei 54mila metri quadrati, quasi 50mila sono di proprietà della moglie del sindaco, il capo di quell’amministrazione e di quella giunta cioè che hanno individuato proprio quei terreni e non altri, e guarda caso solo dopo aver approvato il piano regolatore, come location per l’investimento milionario che dovrà fare una grande società del nord. E’ come se insomma lei, Peppina, decidesse che d’ora in poi tutti i polli da spennare di Pettorano fossero i suoi e che chi ne vuole, uomini compresi, dovessero a lei pagare dazio. Una mela, un voto, un posto in prima fila nel recinto non elettrificato. Peppina, mia cugina, mi dice poi di aver letto sul Germe che il sindaco, Pasquale Franciosa, il capo della giunta, in questo “non trova nulla di strano”, tanto più che la sua società, la Progresso, di cui è amministratore e di cui la moglie è socia, andrà a gestire una parte del business. E d’altronde i terreni sono i suoi, come l’idea e come il paese che amministra. Peppina, mia cugina, l’orsa, è perplessa, perché solo lei sembra essersi accorta che qualcosa non va: dall’opposizione, quella che dovrebbe controllare, neanche un fiato. Ma è anche preoccupata, perché dice che così si torna all’età della pietra, e poi vattele a pesca le “scorribande confidenti”, con il pericolo che qualcuno ti abbatta con una clava o con una fucilata. E’ già accaduto, dice Peppina, mia cugina.
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