Sarebbe un gesto sconsiderato, qualora venisse confermato, quello messo in atto da un privato cittadino, che lo scorso dicembre avrebbe cibato i due orsi orfani della mamma Amarena, uccisa lo scorso anno a San Benedetto dei Marsi. A darne notizia è il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che ora si appresta a verificare quanto accaduto durante l’inverno. Un’azione già bollata dall’ente di una “gravità estrema”, qualora fosse accertato il nutrimento da parte di un umano ai due plantigradi. Una storia emersa sui social pochi giorni fa, a seguito della pubblicazione del video dei due orsi attivi dopo il periodo del letargo.
“Si tratta di azioni clandestine che poco hanno a che fare con il rispetto della legge – scrive il PNALM -, perché l’orso marsicano è una specie particolarmente protetta, e nel cui merito abbiamo chiesto alle autorità competenti di fare chiarezza e di cui daremo conto non appena avremo notizie certe”.
L’Ente Parco si dice certo del fatto che gli orsi avrebbero superato i mesi invernali anche senza cibo supplementare, anche perché non è dato ancora sapere le quantità di questo cibo utilizzato, né quanto in realtà gli orsi abbiamo usato queste e altre risorse. A meno che gli orsi non siano stati “pedinati”, andando ben oltre il semplice gesto dimostrativo e contribuendo in modo significativo alla fase di abituazione all’uomo, con tutte le conseguenze che questo comporterà.
“Come Ente pubblico – precisa il Parco – siamo tenuti a operare in modo trasparente e rendere conto ai cittadini di tutto ciò che facciamo, a maggior ragione quando si opera su una specie come l’orso marsicano di interesse mondiale perché minacciata di estinzione. Proprio per questo, chiunque altro, privato cittadino o associazione, decida di intervenire sulla medesima specie, deve comportarsi allo stesso modo: rendendo pubblico, non ciò che ha fatto ma ciò che vuole fare. Si è tenuti a comunicare in modo chiaro come si ha intenzione di procedere, quali alimenti si utilizzeranno, in quali località, quali contesti, se e quali altri animali potrebbero frequentato gli stessi siti, come si opererà di conseguenza, e ogni altro elemento utile a rendere conto alla collettività degli interventi a carico di una specie particolarmente protetta. In tal senso, almeno il raccordo con le Autorità competenti, Regione Abruzzo, Ministero e ISPRA, fuori dal Parco, è indispensabile e legalmente necessario, non facoltativo. Così non è stato”.
Un altro elemento preoccupante in questa storia è la tempistica. I due orsi sarebbero stati alimentati artificialmente a dicembre 2023, ma si racconta il tutto solo alcuni mesi dopo, il tempo necessario per verificare che i due orsi stavano bene. “Il dubbio che di questa storia non si sarebbe saputo nulla se ai due giovani orsi fosse successo qualcosa è più che lecito – commenta il Parco -, perché un’operazione corretta avrebbe dovuto avere una comunicazione preventiva. Ovvio pensare che nel caso di eventuali problemi agli orsi ci sarebbe sempre stato il Parco su cui scaricare ogni e qualunque responsabilità”.
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Il Tar del Veneto ha infatti proibito la vendita di grano e altro cibo volto a nutrire i piccioni