Dopo venti giorni di vacatio e vacanze, il sindaco Annamaria Casini annuncia di voler contattare a partire “da oggi stesso tutti i gruppi consiliari per realizzare con loro incontri – scrive – e confrontarmi sulla possibilità di trovare le convergenze con cui dare vita al percorso proposto, chiedendo loro riflessioni critiche e proposte concrete sulle quali eventualmente condividere impegni e responsabilità nei confronti di tutta la cittadinanza”. Cosa sia cambiato rispetto a giovedì scorso non è chiaro, se non il ripetuto e ribadito mea culpa, lì dove “non è possibile ignorare quanto profonda sia la percezione di distanza raggiunta tra le esigenze dei cittadini e le risposte attese. Infatti, la scelta di dare e poi ritirare, dopo una seria e profonda autocritica – aggiunge la Casini -, le dimissioni non ha avuto altro significato che quello di richiamare ciascuno, e me in primis, alle proprie grandi responsabilità nei confronti della città e del futuro di noi tutti”.
Insomma da oggi si ricomincia a mettere insieme, o cercare di farlo, i cocci di una coalizione disgregata e che, seppur fallita per stessa ammissione del sindaco, deve ritrovare lo spirito civico senza bollino politico, perché “Sulmona torni ad essere il Comune capofila e il traino dell’intero territorio, non la zavorra insostenibile per ogni ipotesi di sviluppo che si è rivelata da almeno tre lustri a questa parte”.
Il sindaco annuncia di voler celebrare per questo un consiglio comunale chiarificatore entro la fine del mese, ma le opposizioni non hanno alcuna intenzione di concedere ancora ossigeno alle trattative. Tanto più che quell’apertura fatta dal sindaco nelle ultime comunicazioni a senso unico, hanno tutto il sapore di essere uno spot più che una proposta sincera: in politica, persino una digiuna in materia come la Casini, certe aperture e richieste di convergenza vanno infatti studiate e costruite a tavolino.
Con una lettera protocollata oggi, così, i sette consiglieri di minoranza hanno richiesto la convocazione “urgente” di un consiglio comunale straordinario, giocando non senza ironia sul concetto di “imprevedibilità” che vocabolario Zingarelli alla mano, la ermeneuta Roberta Salvati, ha sviscerato nell’ultima riunione della capigruppo.
L’obiettivo dell’opposizione è quella di celebrare un consiglio a breve, brevissimo, “anche venerdì prossimo – spiega il vice presidente del consiglio Fabio Ranalli – stando ai tempi utilizzati per l’ultima convocazione”.
Intanto fuori dai banchi del consiglio le forze politiche si scaldano e Alberto Di Giandomenico di Italica lancia i suoi strali: “Vogliono sedere sullo scranno a condizione di non assumersi responsabilità. Pochi di loro hanno lavorato e pochissimi conoscono il sacrificio di chi deve amministrare, una famiglia e un’azienda, con quel poco che ha e quel tanto che tolgono. L’obiettivo di queste creaturine – scrive Di Giandomenico – non risponde mica alle necessità della comunità che rappresentano, ma ai capricci e ai, sempre in voga, interessi di bottega. C’è chi si fa votare per rimanere a Sulmona altrimenti lo trasferiscono a lavorare fuori città. C’è chi vuole intraprendere la carriera politica ma si ferma dopo 2 anni e c’è chi ha velleità. Se ai consiglieri non sta bene questo stato di cose staccassero la spina a questa amministrazione magari spiegandone le ragioni”.
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