Crisi idrica, anche le imprese restano a secco. Confertigianato: “Reti colabrodo”

Non è solamente la Valle Peligna a rimanere a secco in Abruzzo. Nell’intera regione, sono 1.312 le imprese artigiane che operano nei comparti manifatturieri con la maggiore intensità di utilizzo dell’acqua, a rischio emergenza a causa della situazione attuale; danno lavoro a 4.045 addetti. Il rilevamento è stato effettuato dalla Confartigianato Chieti-L’Aquila.

Del totale, 411 imprese sono nel Chietino (1.270 addetti), 251 nell’Aquilano (614 addetti), 356 nel Teramano (1.274 addetti) e 294 nel Pescarese (887 addetti). Non volendosi soffermare solo sull’artigianato, in Abruzzo nel complesso sono 2.467 le imprese operanti nei settori con la maggiore intensità di utilizzo dell’acqua, per un totale di 28.814 addetti: 819 imprese sono nel Chietino (11.236 addetti), 413 nell’Aquilano (2.122 addetti), 737 nel Teramano (8.329 addetti) e 498 nel Pescarese (5.128 addetti).

Quando si parla di acqua, una delle criticità principali è quella della dispersione. In tal senso – emerge dai dati Istat 2022, gli ultimi disponibili – tre comuni capoluogo su quattro, in Abruzzo, registrano valori allarmanti: oltre a Chieti e L’Aquila, che sono tra i tre comuni maglia nera d’Italia, spicca anche Pescara, in 21esima posizione, con perdite pari al 54,8%. Si salva solo Teramo, con un dato pari al 27,9%. Nel complesso, in Abruzzo, nel 2022, sono stati immessi in rete 253,4 milioni di metri cubi di acqua, pari a 545 litri pro capite al giorno (la media italiana è di 371), ma sono stati erogati solo 95,1 milioni, cioè 205 litri pro capite (214 in Italia).

Sul tema dell’emergenza idrica si è svolto stamani un confronto con l’Aca e l’Ersi al Comune di Pescara. Per Confartigianato Chieti L’Aquila era presente il presidente della categoria Commercio, Niki Sprecacenere. “Sappiamo che c’è un’emergenza idrica che prescinde dal sistema di gestione, anche se dopo anni di allarmi e proclami non abbiamo visto interventi significativi – afferma – Ciò per cui siamo profondamente amareggiati è che settimanalmente viene pubblicato un calendario delle chiusure o delle riduzioni di erogazione, ma puntualmente questo calendario non viene rispettato. Ci sono famiglie che rimangono senz’acqua anche per 24 ore. Il mancato rispetto del calendario a nostro avviso rischia addirittura di generare un consumo maggiore di acqua nei pochi momenti in cui l’erogazione è regolare. I disservizi sono gravissimi e le persone sono disperate”.

“Lo diciamo ormai da tempo, ma nulla cambia – commentano il presidente di Confartigianato Chieti L’Aquila, Camillo Saraullo, e il direttore generale, Daniele Giangiulli – I numeri parlano chiaro: ci troviamo di fronte a reti colabrodo e ci attendono settimane difficilissime di emergenza idrica, che rischiano di mettere in ginocchio le imprese e di generare gravi disagi per le famiglie. I dati fotografano l’inadeguatezza del sistema idrico abruzzese, che di efficiente ha ben poco, nonostante i costi alti sostenuti da utenti e imprese. Se è vero che la risorsa idrica sarà sempre meno disponibile, è inaccettabile che in Abruzzo le perdite riguardino più della metà dell’acqua immessa in rete. E’ indispensabile trovare una volta per tutte una soluzione. Agli utenti viene chiesto di ridurre, laddove possibile, i consumi. Siamo disposti a collaborare per sensibilizzare in tal senso, ma i cittadini, gli artigiani e il mondo produttivo abruzzese – concludono Saraullo e Giangiulli – meritano un sistema idrico efficiente e moderno”.

2 Commenti su "Crisi idrica, anche le imprese restano a secco. Confertigianato: “Reti colabrodo”"

  1. Rifacimento immediato degli impianti idrici | 22 Luglio 2024 at 09:57 | Rispondi

    E’ una fotografia veramente impietosa e scandalosa. Ogni anno, noi utenti-cittadini (anzi sudditi) subiamo grandi disagi e sacrifici, per un (dis)servizio pagato in cambio di nulla da parte di chi dovrebbe affrontare una volta per tutte il problema del rifacimento di tutti gli impianti idrici della Regione Abruzzo. Molto sommessamente suggerirei di usare i “famosi” fondi PNRR per questo annoso problema che alla luce dei grandi sconvolgimenti climatici è diventato ormai veramente un crimine “buttare” metà della nostra buona acqua nel sottosuolo. Una domanda sorge spontanea direbbe qualcuno…tutta l’acqua che si disperde nel sottosuolo cittadino farà bene alle fondamenta delle nostre costruzioni?

  2. Marco Sciarra | 23 Luglio 2024 at 08:53 | Rispondi

    … Reti Colabrodo ?… certamente, poiché con l’acqua ci si “ mangia “ … le assunzioni e i gettoni aumentano con l’aumento delle tariffe, mentre le “ Reti acquedottistiche “ restano ancora quelle fatte dalla Cassa del Mezzogiorno…

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