Segnali di miglioramento per il mercato del lavoro regionale. Questo quanto registrato dal CRESA , il Centro Studi dell’Agenzia per lo sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia, nell’analisi redatta a partire dai dati pubblicati dall’ISTAT nella nota del 13 marzo.
Numeri che se a livello nazionale registrano mezzo milione di posti di lavoro in più nel corso del 2023, pari ad una crescita annua di occupati superiore al 2%, a livello regionale per l’Abruzzo segnalano 19 mila lavoratori in più rispetto al 2022. Principalmente lavoratori a tempo indeterminato, quelli denominati “lavori di qualità” per una variazione percentuale che in Abruzzo è maggiore di quella nazionale, +11% contro un +3%. Ad essere interessate più donne che uomini e tutte le fasce di età con particolare intensità quelle tra i 15 e i 24 anni e quelle tra 50 e 64 anni. Dati che si traducono in una diminuzione di persone in cerca di occupazione, 6 mila in meno rispetto allo scorso anno pari a un – 12%.
Una tendenza alla crescita occupazionale iniziata a metà anno 2020 le cui cause vengono individuate dal CRESA in due fattori principali. In assenza di politiche del lavoro innovative nel periodo considerato, l’analisi indica come primo fattore determinante la bassa crescita dei salari in Italia come dimostrato dai dati che nel biennio 2021 – 2023 registrano una crescita complessiva dei prezzi di quasi il 15% a fronte di un aumento del 6% dei salari nominali. Per una riduzione dei salari reali e del costo del lavoro di quasi il 9% , condizione che ha spinto le imprese ad aumentare la domanda di lavoro.
Al secondo posto tra i fattori che hanno determinato la crescita occupazionale nel periodo considerato, il CRESA indica la composizione della forza lavoro occupata. Una composizione variata nel corso del tempo, aspetto maggiormente evidente se si allarga l’orizzonte temporale di riferimento confrontando il mercato del lavoro odierno con quello degli inizi degli anni 2000. Dal 2004 al 2020 infatti si nota che per un aumento di 11 mila unità occupate le fasce di età comprese tra 15 e 34 anni risultano contrarsi di un 34% mentre il numero di occupati con più di 55 anni cresce del 108%.
Dati che, grazie alle informazioni provenienti dall’archivio dell’ISTAT, denotano un aumento dei lavoratori con più di 50 anni a partire dal 2022 al contrario dei lavoratori di età compresa tra 35 e 49 anni che da qualche anno “hanno imboccato un sentiero in discesa” come riporta lo studio CRESA. Stessa cosa per i lavoratori appartenenti alle fasce di età più giovani, quelli tra i 25 e i 34 anni, passati dagli 89 mila del 2018 agli 85 mila del 2023. Una forza lavoro occupata che invecchia dunque quella abruzzese, rispecchiando l’invecchiamento dell’intera popolazione della nostra regione, fenomeno dovuto “alle scelte riproduttive delle famiglie abruzzesi e al progressivo passaggio delle generazioni dei baby boomers alla classe di età che comprende gli individui con più di 50 anni”.
Un tendenza destinata a fermarsi dal momento che coloro che oggi rappresentano i lavoratori più anziani stanno transitando verso la pensione e le generazioni che dovrebbero sostituirli sono sempre meno numerose. Un invecchiamento per il CRESA che diventa tema da porre criticamente all’ordine del giorno perché una forza lavoro che invecchia “difficilmente possiede le competenze necessarie per affrontare i cambiamenti tecnologici nei modi di produzione”. Uno studio che invita alla riflessione su quanto è stato fatto e resta da fare per migliorare le politiche per la formazione delle generazioni che sono già in età di lavoro e soprattutto per quelle che vi entreranno nei prossimi anni.
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