A due giorni dalla riapertura delle scuole, Sulmona e la Valle Peligna camminano sul filo di lana, tra il timore di focolai di Covid ancora accesi e il bisogno di tornare ad una vita che abbia sembianze di normalità. Sfiancati i nonni-baby sitter, il dubbio specie delle famiglie con figli più piccoli, quelli cioè che non sono in età di scuola dell’obbligo, è quello se continuare le vacanze forzate – per chi può permetterselo – o buttarsi nella mischia del rischio.
I contagi in Centro Abruzzo, seppur ancora numerosi (192: 180 in Valle Peligna, 8 a Scanno e 4 in Alto Sangro), sembrano avviarsi ad una stabilizzazione. Ieri un solo nuovo caso registrato a Scanno, un venticinquenne la cui origine del contagio è ancora da verificare: non si sa, infatti, se il giovane si sia contagiato nell’ambito dei rapporti con le famiglie del paese (dove ora si contano 7 casi, più 1 riferito all’anziano turista ormai trasferito nella sua città d’origine) o in quello dell’ambiente di lavoro. Il giovane, infatti, lavora nell’azienda alimentare di Sulmona chiusa per un paio di giorni ad inizio mese: al primo tampone era risultato negativo, al secondo di controllo, invece, è risultato positivo. A parte il fronte di Scanno, resta da indagare a fondo anche quello di Sulmona legato alla quarantasettenne ricoverata all’ospedale San Salvatore dell’Aquila. A lei sono legati due casi di ventenni (suoi familiari) che è facile immaginare abbiano intessuto in queste settimane molti rapporti sociali ora sotto tracciamento. Non è più la situazione di due settimane fa, insomma, ma non si può dire che l’emergenza sia rientrata.
In questo contesto, così, molte famiglie con bambini piccoli stanno optando per una strategia attendista: all’asilo nido comunale, ad esempio, su sessanta posti disponibili, ne sono stati occupati finora solo quaranta. Basti pensare che lo scorso anno, di questi tempi, c’era già una lista d’attesa con decine di bimbi pronti ad entrare. Alle materne pubbliche, dove l’iscrizione è stata già fatta (e dove non si paga), il livello di affluenza si vedrà solo nei prossimi giorni, quando cioè si apriranno le porte delle scuole. Sulle chat delle mamme impazza però la discussione e in molti probabilmente non vivranno il tradizionale primo giorno di scuola, ma aspetteranno di capire qual è l’andazzo per poi decidere. Non ne va, d’altronde, solo della salute dei bambini e delle famiglie, ma anche dell’economia: basta un caso a scuola per mettere in quarantena decine e decine di bambini e le loro famiglie. E non tutti sono dipendenti coperti dall’Inail.
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