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Non ci saranno sedute, appuntamenti o percorsi di terapia psicologica a Sulmona. L’ambulatorio ovidiano, con una sola dottoressa a sobbarcarsi l’intero carico di lavoro, rimarrà chiuso fino a data da destinarsi per via della fine della stipula del contratto, con la specialista costretta ad andare in ferie in attesa di avere novità sul fronte del rinnovo contrattuale. Una chiusura a doppia mandata che lascia a piedi decine di pazienti, nel bel mezzo dei percorsi psicoterapeutici, che già due anni fa dovettero fare i conti con il cambio della guardia per via del pensionamento della dottoressa.
“Stamattina la mia psicologa mi avvisa che l’appuntamento di questa settimana è stato cancellato – spiega Valentina Venti, paziente oncologica che sta seguendo un percorso di psicoterapia – perché l’ambulatorio per il momento chiude. Avete idea di cosa significhi, di quale impatto abbia una notizia del genere per chi ha bisogno di aiuto a gestire uno stato ansioso-depressivo da stress post-traumatico, il tutto condito da insonnia grave? E se l’ambulatorio non riaprirà? E se cambierà medico? Stavo portando avanti bene il percorso. Adesso sono di nuovo bloccata perché non so se e quando potrò continuare o se dovrò ricominciare tutto da capo”.
Valentina, da cinque anni in cura, spiega che ha già dovuto pagare lo scotto del cambio dello psicologo, quando due anni fa ci fu un lento avvicendamento tra il precedente professionista e l’attuale. “Inoltre – spiega – il disagio fu doppio. oltre a dover iniziare una terapia con una nuova persona, io e molti altri pazienti rimanemmo per un lungo periodo senza uno specialista a cui rivolgerci per la chiusura temporanea dell’ambulatorio”.
Ma è solo la punta dell’iceberg della malasanità e dei tempi biblici che gravano sulle spalle degli abitanti del comprensorio peligno. L’Aquila, Avezzano, Castel di Sangro, Pescina, Preturo, Trasacco, Tagliacozzo: potrebbe sembrare l’itinerario per la scoperta della provincia dell’Aquila, invece sono i presidi sanitari nei quali Valentina si è dovuta recare nel corso degli anni per le lunghe liste di attesa al nosocomio di Sulmona, dove per curarsi più che i soldi serve il tempo. “E’ problematica che già conosciamo bene – spiega – più di una volta se ne è parlato delle lungaggini dell’ospedale. Sono una paziente che deve seguire percorso di controllo e prevenzione. Io come altri faccio i conti con la realtà delle tempistiche. Qui, per un’ecografia devo aspettare agosto; a Castel di Sangro la farei per fine febbraio. Lo scorso anno ho dovuto fare dei raggi, ma qui a Sulmona i tempi erano immensi. Sono andata due volte a Pescina. Persino il tecnico radiologo ha chiesto come mai tanti di Sulmona vanno lì. Al cup prima data disponibile è sempre fuori Sulmona. Se devo svolgere un controllo di routine magari decido di farlo nel territorio. Nel mio caso, però, sono costretta quasi sempre a dovere andare fuori, perché se il mio medico mi chiede un esame all’addome tra se mesi io non posso attendere il doppio. So bene che faccio un danno ad andare fuori, perché poi i servizi si perdono per via del disuso, ma devo anche pensare alla mia salute”.
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