“L’economia provinciale si muove in uno scenario caratterizzato da luci e ombre. In generale raccogliamo dal sistema delle imprese industriali un cauto ottimismo per i prossimi mesi”. E’ quanto rileva il direttore di Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno, Francesco De Bartolomeis, il quale afferma che nel territorio aquilano l’industria abbia registrato una lieve flessione nell’ultimo trimestre del 2022, (-0,3%; -1,8% a settembre e -1,1% a ottobre), ma senza dar segnali preoccupanti.
Secondo De Bartolomeis la nostra manifattura, particolarmente legata alla grande impresa, regge botta nonostante un aumento dell’appena 0,1%.
Scende il prezzo del gas e dell’energia elettrica, che ha aperto il 2023 in netta flessione e si attesta, oggi, ai livelli più bassi da oltre un anno. “Da dicembre 2022 ad oggi il costo per il gas e l’energia elettrica – spiega De Bartolomeis – è sceso di circa il 40% per le imprese. Ma resta un quadro macro-economico molto incerto, che non incentiva e stimola gli investimenti”.
La provincia dell’Aquila è soggetta, come tutta l’Italia, agli effetti delle dinamiche internazionali, la crisi russo ucraina che dura da un anno e le scelte di politica economica europea. “In netta diminuzione la cassa integrazione emergenziale causa- Covid – afferma il direttore di Confindustria – in calo anche il prezzo delle commodity non energetiche, ma registriamo ancora problemi per le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, con conseguenti strozzature nella catena globale di fornitura. Sulle aziende influisce, in negativo, il forte rialzo dei tassi di interesse, che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall’inflazione”. Il costo del credito per le imprese è continuato a salire raggiungendo quota 3%: il terzo aumento consecutivo.
“Quanto all’utilizzo dello smart working i risultati di una recente indagine indicano che, prima della pandemia, il lavoro agile era già presente in più di una impresa su dieci (11,2%), con un incremento nel settore dei servizi (14,4%) a fronte di quello dell’industria (9,4%) – evidenzia De Bartolomeis, – nel primo trimestre 2022 utilizzava lo smart working ancora oltre un terzo delle imprese (37,6%), come somma del 27,7% che faceva ricorso al regime semplificato, introdotto nel 2020, e del 9,9% che lo aveva già adottato in via strutturale. In prospettiva, nel post-pandemia, si stima che la diffusione rimarrà doppia rispetto alla fase prepandemica (al 20,3%). Anche in questo caso, è il settore dei servizi a presentare un dato più alto rispetto al settore industriale (rispettivamente il 26,3% contro il 16,8%)”.
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