Hanno atteso la fine della seduta consiliare in silenzio, ma poi, dopo l’ennesimo esercizio di retorica, le chiacchiere vuote della politica, hanno deciso di occupare l’Aula consiliare.
I lavoratori delle cooperative sociali non reggono più quella che ormai sembra essere diventata una farsa. Loro non ridono, però, ma piangono, disperati, urlando ai pochi consiglieri di maggioranza rimasti in Aula tutta la loro rabbia: “Non è questo che ci avevate promesso quando ci siete venuti a chiedere il voto” (guarda il video nella sezione “de visu”).
In consiglio comunale si discuteva oggi, tra le altre cose, della paradossale situazione venutasi a creare a palazzo San Francesco: gli uffici chiusi e i lavoratori a casa, il tutto perché non si fanno gare, né proroghe.
A sollevare la questione sono stati i consiglieri Maurizio Balassone (Sbic) ed a Elisabetta Bianchi (FI) con quella che tecnicamente si chiama domanda di attualità (sottoscritta poi dal resto dell’opposizione), ma che nei fatti è una vecchia cancrena che si trascina da tempo. Al capezzale ci sono ora i lavoratori delle cooperative, della Satic e della Coop 2001 in particolare, con indosso una maglia decorata a mano: “Ci state togliendo la dignità” c’è scritto. Parte di loro non lavora da mesi, altri sono prossimi al licenziamento.
Argomento vecchio, quello delle coop, delle gare e delle proroghe, al quale, però, il sindaco Annamaria Casini si fa trovare impreparata: balbetta la cronistoria di una morte annunciata e i rimedi che non sono mai stati presi. Annuncia assunzioni di quattro geometri e due addetti all’ufficio sisma per superare la criticità degli uffici di fatto chiusi, ma sul futuro dei lavoratori vaga e divaga.
Le gare, quella in particolare del front e back office che occupa più della metà della Satic, si faranno quando e se l’Anac risponderà ai quesiti posti dalla segretaria Francesca De Camillis, la quale rimane in silenzio, nonostante invitata dal consiglio a spiegare. Visto che la politica si trincera dietro “i percorsi burocratici complessi”, sconosciuti evidentemente negli ultimi dodici anni.
La tensione sale dopo il consiglio, nell’Aula ormai occupata: il sindaco fa la sua comparsa poco dopo le 20,00: “Vi sono vicina, credetemi stiamo cercando di risolvere la cosa in tutti i modi – dice ai lavoratori asserragliati a Palazzo – ma ci sono cose che noi non possiamo risolvere, procedure di legge da verificare”.
Eppure, come da lei stessa ammesso nella risposta pubblica, che le gare e le proroghe erano in scadenza l’amministrazione in carica lo sapeva bene sin dal suo insediamento. E’ passato quasi un anno da allora e la macchina amministrativa è stata definitivamente disgregata.
E’ buio a Palazzo. Più della notte che si affaccia alle finestre. I lavoratori non dormono, restano svegli a presidiare la loro dignità.
il giorno successivo(12 maggio) come da accordi presi la sera prima , i lavoratori si sono recati dal sindaco per il colloquio previsto. Fuori c’erano due carabinieri in borghese che hanno preso le generalità e i numeri di telefono degli ammessi, giustificando come “prassi” tale procedura e soffermandosi sulla porta a controllare. Unitamente al fatto che il sindaco non ha voluto parlare con consiglieri comunali sindacalisti ed ex amministratori una volta rientrata in aula consiliare ieri sera dopo il Consiglio, viene da pensare che forse sta cambiando il concetto di DEMOCRAZIA.