Commissariamento Pd, i dimasciani si barricano in sezione. “Non accettiamo lezioni da un rinviato a giudizio”

Non che sia un castello prezioso da difendere fino all’ultimo sangue, anzi: la sede del Pd di Sulmona, a dire il vero, cade letteralmente a pezzi. Fisicamente e figurativamente. Da una parte le infiltrazioni che hanno fatto crollare una parte del solaio, dall’altra la scissione interna che ieri ha portato al commissariamento del circolo.
Il clima non è proprio dei più sereni, perché Di Masci e i dimasciani, di essere stati commissariati, lo hanno appreso dal Germe. “Quando ho chiamato il segretario regionale per chiedere spiegazioni – racconta Bruno Di Masci – mi ha confermato che il provvedimento è arrivato su pressione del segretario provinciale Francesco Piacente e dei pratolani”. Ci aggiunge una risata Di Masci, prima di sputare tutto il veleno che ha in corpo: “Non accettiamo lezioni etiche e morali da chi, soprattutto, come il segretario Piacente, è stato rinviato a giudizio appena una settimana fa per turbativa d’asta, falso e abuso d’ufficio, per la vicenda dello stadio di Capistrello. Dovrebbe autosospendersi il segretario, non farsi nominare commissario. Faremo ricorso al collegio di garanzia e abbiamo già chiesto un incontro con il segretario regionale. Una cosa è certa: a noi del commissariamento non ce ne frega niente, la sede è intestata al nostro tesoriere e le bollette le paghiamo noi. Quindi qui continueremo a fare la nostra attività politica”.
Barricati in casa, insomma, pronti, Di Masci e i dimasciani, a sfidare sul campo i compagni di partito: “Alle europee vedremo se la nostra linea sta pagando in termini di consensi – aggiunge Di Masci – se supereremo i 784 voti presi alle regionali vorrà dire che stiamo facendo bene”. Anche se le due competizioni non sono decisamente confrontabili, perché il Pd, come si sa, si è spacchettato nel “modello Legnini”, in otto liste con al loro interno anche quei “pratolani” (il riferimento è all’ex sindaco di Pratola Antonio De Crescentiis) che ieri avrebbero premuto per il commissariamento.
I consiglieri Pd ricostruiscono poi il motivo della scissione: “Ingiustificata e basata su presupposti falsi”. Secondo loro, infatti, l’appoggio all’amministrazione Casini era stata votata all’unanimità da tutto il direttivo, compresi quelli che poi si sono dimessi. “Se c’era qualche dubbio si potevano alzare e farlo presente – aggiunge Ranalli – invece tutti hanno votato e approvato il percorso fatto”.
Alla base c’è probabilmente un difetto di comunicazione, perché il verbale che mostrano parla di “giunta di salute pubblica (tecnica)” dove, per salute pubblica, i dimissionari intendevano allargata anche ad altre forze dell’opposizione e non un accordo bilaterale tra Casini (Gerosolimo) e Di Masci. Ci si gioca un po’ su, ma la sostanza politica non si affronta e cioè che quell’accordo non è piaciuto ad una parte degli iscritti.
Lo scontro si inasprisce e chissà se i tre consiglieri del Pd, stante la durezza dell’attacco portato al commissario, saranno ancora autorizzati a sventolare la bandiera del partito in consiglio comunale.

5 Commenti su "Commissariamento Pd, i dimasciani si barricano in sezione. “Non accettiamo lezioni da un rinviato a giudizio”"

  1. Absit iniuria verbi
    (In sulmontino autentico, per capirci e far capire, essendo signori ed eleganti)…la vuleta feni…
    Di ché stiamo a parlare? A questo punto non di una vicenda di interesse generale ma di una faccenda che riguarda pochissimi.
    Il PD è altra cosa.

  2. Bella questa, il portavoce dei defenestrati afferma che “Non accettiamo lezioni etiche e morali” quando con la loro di “etica, morale (tutta e POLITICA in particolar modo”) hanno infangato e distrutto una città da decenni e facendone uno personale protettorato; come anche il “del commissariamento non ce ne frega niente” a mò di una ben più celebre affermazione del passato secolo, affermandone il pieno possesso della sezione per “giusta causa” (affitto e bollette) facendone di fatto un unico caso nazionale nei circoli PD nazionali, ma che danno diritto a “continuare la nostra attività politica”… deve essere scritto nello statuto… capitolo affitti e bollette.. non c’è dubbio alcuno… non ci se la farà nemmeno con uno sfratto esecutivo 😉 !!!
    Tutto ciò la dice lunga sulla qualità (etica, morale e politica) di chi di fatto governa il PD sulmonese e ancor peggio il disastrato Comune di Sulmona.

  3. Commissariamento o no, ma veramente a Sulmona c’è gente che vota ancora PD?

  4. Di Masci è inqualificabile: gli interessa solo che il partito sia un suo un suo feudo. Che perisca pure, ma che sia lui a decidere il suo destino. Così come faceva Padron ‘Toni nei Malavoglia con i suoi polli, li uccise per portali con sé nella morte.

  5. Carlo Blasetti | 2 Dicembre 2019 at 16:53 | Rispondi

    Di Masci ha uno spirito diabolico. Non gli interessa un partito che lavori per la città.
    Gli interessa solo che sia a suo servizio. Lui e le sue truppe cammellate che compaiono in occasione dei congressi. Tutto il resto è nulla. Il diabolico gioca a scacchi con il morto. Gli piace così. Le truppe cammellate intervengono nelle grandi occasioni. E la città morta sta a guardare.
    Arridateci il PCI e la democrazia cristiana: c’era allora passione e dialewttica, ora una morta gora

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