“Illogioca e totalmente non condivisibile” queste le parole con cui i Comitati cittadini per l’ambiente definisce la sentenza del TAR Lazio che ha respinto il ricorso del Comune di Sulmona contro il metanodotto Suloma-Foligno. Illogica soprattutto alla luce della precedente sentenza (n. 3937/2020) con cui il Consiglio di Stato aveva sancito la durata di cinque anni di efficacia per i provvedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) con il conseguente obbligo di procedere ad una nuova VIA se entro tale periodo di tempo l’opera non sia stata realizzata.
“Argomentazioni di una chiarezza cristallina” per i comitati quelle del Consiglio di Stato che incontrano il comune buon senso condividendone la necessità di considerare il contesto nel quale si pensa di realizzare un’infrastruttura importante come un metanodotto. Un contesto ambientale che, a distanza di anni, inevitabilmente muta rendendo necessarie nuove valutazioni, come nel caso della zona “Case Pente” a Sulmona dove tanti sono i cambiamenti accaduti dal lontano 2011. Questo il periodo cui risale la VIA per il metanodotto Snam, una valutazione che non poteva considerare “il cambiamento climatico che oggo ci impone di abbandonare rapidamente l’uso dei combustibili fossili” nè la presenza dell’orso bruno marsicano all’epoca non ancora accertata dal Parco Nazionale della Maiella; senza dimenticare il rischio legato ai terremoti e alle alluvioni pure frequenti nei territori dell’Appennino attraversati dal gasdotto.
Con buona pace di quel “principio di massima precauzione” che ha guidato la decisione del Consiglio di Stato e di cui invece il TAR Lazio non sembra aver tenuto conto. Eppure proprio in consideazione di questo fondamentale principio appare contraddittorio che provvedimenti adottati dopo l’entrata in vigore del decreto del 2008 che ne sancisce la durata quinquennale abbiano una efficacia limitata mentre quelli antecedenti a tale data, come quello relativo alla Snam, siano efficaci sine die.
A sorprendere i comitati cittadini per l’ambiente anche l’atteggiamento “insistente” della Snam per “un’opera anacronistica e del tutto inutile” dal momento che in Italia il consumo di metano da anni fa registrare una irreversibile discesa, come dimostra il passaggio dagli 86,3 miliardi di mc del 2005 ai 60/62 miliardi dei nostri giorni.
Con l’espressa richiesta al Comune di Sulmona di non fermarsi e di impugnare la sentenza del TAR innanzi al Consiglio di Stato, i comitati cittadini continuano a coltivare la speranza che i 2 miliardi e 500 milioni di euro previsti “per un’opera dannosa e che non serve assolutamente a nulla” possano essere impiegati per altre, ben più urgenti priorità come sanità, istruzione e messa in sicurezza del territorio.
soldi pubblici ‘buttati’ per un inutile ricorso!
eppure al ns sindaco un ns Ministro gli aveva detto in diretta TV: le politiche energetiche spettano al governo.
poi contestare (per questi comitati ignoranti delle leggi e delle pratiche autorizzative ambientali ed energetiche) un’autorizzazione del ns Stato, Governo, Ministeri ed Enti ausiliari di essi, in maniera così ‘stancante’ rileva solo la scarsa conoscenza delle norme di settore ed evidenzia solo la voglia di fare presenza nei piccolissimi media di paese ed ovvio nei bar paesani.
di questi pessimi soggetti se ne sono visti anche troppi dal dopo guerra in poi: non volevano nessun gasdotto,nessuna ferrovia e nemmeno le autostrade.
SI AL GAS METANO la giusta strada per una decabonizzazione
SI ALL HUB GAS METANO che riporterà il Ns Paese in vetta in Europa e sopratutto contestata la nw dipendenza dal gas americano (dicasi rigassificatori)
La presenza oggi dell’orso bruno marsicano che all’epoca dell’autorizzazione non veniva accertata, può essere un valido motivo per bloccare l’opera!
Ma per favore, pensatene una più credibile
Sarà anche illogica e non condivisibile ma è una sentenza di un tribunale competente e come tale va rispettata
Quindi se ne facciano una ragione e il comune inizi a spendere meglio i soldi dei cittadini visto che il tar definisce totalmente infondato il ricorso (o almeno così pare)
Signor Si hub, lei accende il computer e da sempre, come un disco stonato, ripete: “Si al gas metano”, “si all’hub del gas”, “si al gas metano”, “si all'”hub del gas”…. Provi piuttosto, una volta tanto, ad accendere il cervello e a ragionare. Il Tar del Lazio ha emesso una sentenza che è in aperto contrasto con una sentenza del Consiglio di Stato (organo superiore al Tar) il quale, sullo stesso argomento, ha sostenuto una tesi esattamente opposta. Le infrastrutture italiane di trasporto e di distribuzione del gas 19 anni fa (2005) sono state in grado di erogare ben 86,3 miliardi di metri cubi. Ora i consumi di metano sono scesi a poco più di 60 miliardi di mc. A cosa serve costruire nuovi impianti (gasdotti, centrali e stoccaggi)? I soldi buttati non sono quelli per i ricorsi del Comune di Sulmona ma i 2 miliardi e 500 milioni che verranno spesi per realizzare impianti che non servono assolutamente a nulla. Anzi no, ad una cosa servono: a far ingrassare la Snam sulle spalle dei cittadini. Infatti, saremo noi a pagare queste opere inutili, attraverso la bolletta del gas.
Signor Ridicolo, si guardi allo specchio perché’ il “ridicolo” è lei. L’Orso bruno marsicano è una specie ad altissimo rischio di estinzione e vi sono normative europee e nazionali che sanciscono una tutela molto rigorosa di questa specie. L’area di Case Pente, come attestato dal Parco Nazionale della Maiella, dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e dalla Riserva Regionale Monte Genzana e Alto Gizio, è un corridoio faunistico molto importante per la sopravvivenza dell’Orso. Secondo lei è prioritario salvaguardare una specie unica al mondo (che peraltro è il simbolo dell’Abruzzo) o costruire un’opera della quale non c’è alcuna necessita?
Certo che le sentenze vanno rispettate ma, signor “cittadino”, il sistema giudiziario italiano prevede più gradi di giudizio e quindi va anche rispettato il diritto di impugnare la sentenza del Tar Lazio davanti al secondo grado di giudizio, che è il Consiglio di Stato. Quindi, la parola “fine” sulla vicenda non è stata ancora detta.
Assolutamente intanto però vale l’attuale sentenza. Nulla vieta al comune di fare ricorso ma forse e dico forse dovrebbe valutare meglio le ragioni del ricorso se il tar le rigetta come infondate. Perché dire ai cittadini che non si hanno risorse per tutta una serie di cose e servizi e poi spendere 14mila euro per cose informate onestamente non ha senso
Il ricorso del Comune era fondato perchè basato su una sentenza del Consiglio di Stato ( che, come noto è superiore al Tar) il quale sullo stesso argomento nel 202O si e’ pronunciato in modo totalmente opposto a quanto deciso ieri dal Tar Lazio. Perciò fare ricorso al Consiglio di Stato è più che opportuno.
Mario ma i terreni poi presi da snam i proprietari chi erano ?